L’INFLAZIONE FA STRINGERE LA CINGHIA ALLE FAMIGLIE MA I GRANDI GRUPPI, COME “L’OREAL” E “UNILEVER”, CHIUDONO IL 2022 CON UNA CRESCITA DEL BILANCIO DA RECORD (RISPETTIVAMENTE +24,9% E +24,1%)
L’ALLARME DELL’UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI: “GLI ITALIANI SONO AFFAMATI”
Le pile di colombe pasquali scontate fino al 60% che desolate si
guardano con i bancali di uova al cioccolato sotto costo, spiegano meglio di qualunque numero quanto l’inflazione stia erodendo il potere d’acquisto delle famiglie. E come, a cascata, stiano cambiando le abitudini di spesa. Anche a ridosso delle feste.
Un fenomeno alimentato dal caro energia e dalla guerra in Ucraina, ma che secondo i banchieri centrali è soprattutto dovuto alla speculazione dei produttori. Non si spiegherebbe altrimenti come le multinazionali, da Unilever a L’Oréal, abbiano chiuso il 2022 con una crescita record di margini e profitti (+24,9% la prima, +24,1% la seconda), mentre la grande distribuzione a fronte di un aumento di ricavi – spinti dall’inflazione – abbia registrato una contrazione degli utili.
Secondo l’ultima rilevazione Istat, a febbraio, le vendite al dettaglio sono aumentate, rispetto allo stesso periodo del 2022, del 5,8% in valore e sono calate del 3,5% in volume, con gli alimentari che accentuano il divario: +7,9% in valore e -4,9% in volume.
E mentre continuano a soffrire i negozi di piccole dimensioni, prosegue la corsa dei discount che a colpi di offerte e vendite sotto costo hanno visto crescere le vendite del 9,9% consolidando un trend avviato lo scorso anno.
Con il risultato che la «tenuta della spesa per consumi finali (+3% in termini nominali)» è stata finanziata dai risparmi delle famiglie che sono calati di due punti nel quarto trimestre dell’anno scorso e del 5,1% nell’intero 2022 rispetto al 2021.
Il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, rilancia: «Gli italiani sono affamati dal carovita, non hanno mai stretto così tanto la cinghia. Rispetto a gennaio scendono dello 0,3% persino le vendite alimentari, che in volume precipitano dell’1,8%». A farne le spese, accusa Coldiretti, sono soprattutto frutta e verdura, i cui acquisti sono calati dell’8% rispetto al 2022.
(da La Stampa)
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