ALLARME DELLA BANCA D’INGHILTERRA: “CON LA BREXIT RISCHIAMO LA PEGGIORE CRISI DAL 1945”
UN MONITO AI CAZZARI SOVRANISTI CHE VOGLIONO DIFENDERE I CONFINI DELLA LORO PSICHE MALATA
“Potrebbe aspettarci la peggiore crisi dopo la Seconda Guerra mondiale”.
Lo psicodramma della Brexit oggi ha raggiunto un’altra, paurosa vetta in Regno Unito e ha segnato un’umiliazione con pochi precedenti per tutti i predicatori dell’uscita dall’Europa.
La Banca d’Inghilterra ha infatti pubblicato le stime sulle conseguenze della Brexit in caso di “no deal”, cioè “nessun accordo”, caso che potrebbe verificarsi qualora il Parlamento britannico bocciasse il piano che May ha raggiunto faticosamente con l’Europa per trascinare Londra fuori dall’Ue.
Le cifre sono apocalittiche.
In caso di “no deal”, nella peggiore delle ipotesi, l’economia britannica si contrarrà dell’8 per cento soltanto nel 2018, secondo la Banca d’Inghilterra, e Londra perderà 10,5 punti di Pil in meno in cinque anni.
Una voragine enorme, se pensiamo che durante la devastante crisi del 2008 il Pil britannico scese “soltanto” di 6,25 punti.
Non solo: la sterlina potrebbe crollare del 25 per cento (sbriciolando il suo valore già oggi ai minimi), il prezzo delle case capitolerebbe di un altro 30 per cento, mentre la disoccupazione raddoppierà .
Roba che neanche la crisi di Suez. Per tornare a una catastrofe simile, ha fatto notare il governatore della Banca d’Inghilterra Carney, bisogna appunto tornare al 1945, dopo la guerra contro Hitler.
La premier May ha incassato il durissimo colpo e in serata ha ammesso: qualsiasi piano di uscita, incluso il suo, renderà il Regno Unito più povero, rispetto a ora come membro dell’Ue.
È una presa di coscienza drammatica, che fa capire lo stato attuale del Paese. L’accordo di May, sempre secondo la Banca d’Inghilterra e sempre qualora passi in Parlamento, comunque eroderà il 3,9 per cento di Pil britannico nei prossimi 15 anni.
Non solo. Gli economisti dello stesso governo May oggi hanno svelato altre scomode verità : la capacità di stringere accordi commerciali con altri blocchi mondiali (una delle terre promesse dei brexiters) non porterà alcun vantaggio rispetto al mercato unico Ue; le finanze di Londra avrebbero molto più denaro in Europa; e, ultimo sonoro schiaffo ai messia dell’uscita dall’Ue, l’economia britannica sarà meno prospera senza i migranti dell’Unione Europea.
Il momento è così tragico che persino Jeremy Corbyn e il suo vice John McDonnell, i leader del Labour ultrasocialista, stamattina avevano cambiato improvvisamente idea. Forse perchè erano già a conoscenza delle conclusioni dalla Banca d’Inghilterra.
In un’intervista alla Bbc, McDonnell ha accantonato ufficialmente l’obiettivo laburista di andare al voto qualora May cadesse in Parlamento: “Un secondo referendum sarebbe inevitabile”.
Un cambio radicale di strategia, perchè fino a qualche giorno fa una nuova consultazione popolare era l’ultima soluzione.
Segno che anche Corbyn ha capito di aver scherzato troppo con il fuoco.
(da agenzie)
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