ALLARME ELEZIONI ROMA E NAPOLI: NELLE CITTA’ AL VOTO ANNO ZERO PER RENZI
SONDAGGI NEGATIVI, CANDIDATURE DEBOLI O ASSENTI…E LOTTI INCASSA SOLO RIFIUTI
Imbarazzo, allarme, difficoltà , preoccupazione. A Palazzo Chigi hanno già esaminato i dossier delle comunali di Roma e Napoli per concludere che siamo all’anno zero.
O meglio: nella Capitale, secondo i sondaggi, si parte dal terzo posto dopo il Movimento 5stelle e il centrodestra (ma pesa il trauma delle cacciata di Marino), sul Golfo addirittura dal quarto.
Sia De Magistris, sia i grillini, sia il centrodestra sono avanti al Pd che in queste condizioni fatica tantissimo a trovare un candidato da contrapporre ad Antonio Bassolino, malvisto dal quartier generale democratico.
La pratica è stata affidata, in questa fase preliminare, a Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi e capace di condurre in porto il successo di Vincenzo De Luca in Campania, superando le onde avverse.
Lotti ha le mani nei capelli spettinati e riporta al premier il rischio concreto, al momento, di perdere tutt’e due le città . Soprattutto Napoli.
Lotti infatti è partito dal capoluogo campano. Lo ha fatto cercando di azzerare le primarie alle quali si è già candidato l’ex sindaco Bassolino. Aveva anche trovato il nome giusto. Quello di Gaetano Manfredi, rettore della Federico II e presidente della conferenza dei rettori italiani. 53 anni, una passionaccia per la politica sebbene sia un ingegnere molto apprezzato, Manfredi, però, ha risposto cortesemente di no.
Lotti e il rettore si sono incontrati, hanno convenuto sul fatto che Manfredi, fratello maggiore del deputato Pd, Massimiliano, in ascesa dopo aver guidato la campagna vincente di De Luca, avrebbe delle chance di vittoria e metterebbe in crisi la candidatura di Bassolino alle primarie.
Perchè il rapporto tra i due è buono e l’ex sindaco avrebbe persino potuto fare un passo indietro. Ma è rettore da appena un anno e capo dei rettori italiani da soli tre mesi. «Non posso tradire i colleghi», ha risposto Manfredi.
Si ricomincia daccapo. Con altri nomi esterni alla politica, visto che il Pd napoletano è ridotto ai minimi termini: Celeste Condorelli, Dario Scalella, il capo dell’Ice Riccardo Monti, l’avvocato Claudio Botti e da qualche giorno l’ingegnere Mauro Pollio, già amministrato di Capodichino e artefice della sua privatizzazione.
Su questi possibili candidati esistono tuttavia almeno due certezze: tutti chiedo- no l’investitura diretta del premier come è avvenuto per Beppe Sala a Milano, ma nessuno di loro, a differenza di Sala che viene dalla vetrina di Expo, ha la forza di avvicinare i consensi di Bassolino.
Ecco perchè qualcuno a Largo del Nazareno suggerisce di compiere un’acrobazia. Trovare un nome condiviso dal Pd, candidarlo senza primarie e aspettarsi la contromossa dell’ex sindaco sotto forma di una candidatura con una lista civica. Con il pericolo di ripetere il caso Liguria.
A Roma il nome scelto da Renzi e Lotti è quello di Roberto Giachetti.
A prescindere dalle qualità di combattente, il vicepresidente della Camera può mettere assieme le anime del Pd e non avere ostacoli interni.
Ma si parte con l’handicap, come ammette anche il commissario romano Matteo Orfini.
E Renzi si affiderà dopo l’11 gennaio a un sondaggio sui candidati con dieci identikit in lizza. Il garbuglio della situazione romana è stato ben sintetizzato da un articolo dell’Unità , quotidiano iper-renziano.
Il giornale ha fatto un bilancio dei primi due mesi del prefetto Francesco Paolo Tronca e ha concluso amaramente: «Non si sta peggio che con Marino». Nemmeno meglio, quindi. Un sostanziale pareggio che spinge a domandarsi: fu saggio licenziare il chirurgo?
Renzi si concentra ancora sui risultati del governo.
«Quest’anno – scrive nella sua enews – abbiamo messo mano a tantissimi dossier che erano impantanati da anni. Questo non significa che abbiamo fatto tutto bene o che non c’è altro da fare. Ma la verità è che l’Italia non è più incagliata nelle secche, che la svolta in questo 2015 c’è stata».
L’esito delle amministrative però non è legato all’azione dell’esecutivo, o non soltanto a quello.
Dimostra semmai la tenuta del partito, la sua capacità di parlare ai cittadini. I casi di Roma e Napoli dimostrano la crisi dei partiti, «non più in contatto con la comunità » ha detto Luciano Violante a un convegno della Fondazione Lelio e Leslie Basso qualche giorno fa.
Dei partiti e a maggior ragione del primo partito.
Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica”)
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