AMMORTIZZATORI SOCIALI: GOVERNO E REGIONI ANCORA IN ALTO MARE
IN PIEMONTE LA CASSA INTEGRAZIONE SEGNA UN + 500% RISPETTO ALL’ANNO SCORSO, AL NORD COMPLESSIVAMENTE UN + 41%… SI DISCUTE DA SETTIMANE SUGLI 8 MILIARDI DI EURO IN DUE ANNI DI AMMORTIZZATORI SOCIALI CHE VERREBBERO PRELEVATI DAL FONDO SOCIALE EUROPEO… MA L’EUROPA E’ D’ACCORDO? E NON ERANO DESTINATI AI PIANI FORMATIVI?
Sul fronte del lavoro di belle notizie non ne arrivano mai. Gli ultimi dati, quelli di gennaio, sono tragici: parlano di un aumento in Piemonte delle ore di cassa integrazione ordinaria del 500% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Da 650.000 ore a 3.930.000 in soli 12 mesi e con la cassa straordinaria che segna un + 96,5%.
Ed è solo la punta di un iceberg, perchè la media dell’Italia settentrionale segna un + 41% e quella nazionale indica un + 8,5%, tanto che il Piemonte assorbe da solo il 20% dell’integrazione salariale. Lo dice il Consiglio regionale del territorio dove, più che altrove, pesa il collasso dell’auto e del suo indotto.
Dall’altra, sembra ancora in alto mare il tavolo tra governo e Regioni per trovare un accordo sulle risorse da stanziare per gli ammortizzatori sociali.
Si susseguono riunioni, ma i nodi da sciogliere sono ancora tutti sul tavolo e c’è poco da stare sereni.
Oggetto del contendere gli otto miliardi di euro in due anni che dovrebbero arrivare dal Fondo sociale europeo (Fse), gestito dagli stessi governatori, e dal Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas). Questa è la cifra che il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ritiene necessaria per arginare l’emergenza occupazione che nei prossimi due anni dovrebbe toccare il nostro Paese.
Siamo ancora alla vecchia proposta dell’esecutivo, ovvero 5,35 miliardi a carico dello Stato e 2,65 miliardi sulle spalle delle Regioni, come da documento governativo.
Ma i dubbi degli Enti locali restano lo scoglio da superare.
L’esecutivo proponeva, infatti, di definire un accordo quadro con gli stessi Enti locali e le parti sociali, per procedere poi alla sottoscrizione di protocolli d’intesa con ogni singola Regione.
Ma le Regioni più che sulle cifre chiedono chiarimenti sul modus operandi.
In primo luogo un reale via libera della Commissione Europea: inutile parlare di soldi se non siamo sicuri di poterli utilizzare ai nostri fini.
Per l’Europa, infatti, le risorse per gli ammortizzatori sociali non possono essere prelevati dagli stessi fondi europei.
Poi resta il discorso dell’utilizzo delle risorse del Fondo sociale che non può prescindere da un inquadramento di specifici piani formativi.
Infine i fondi per le aree sottoutilizzate. Le regioni chiedono di evitare “partite di giro”, ma che sia assicurata la massima trasparenza e chiarezza sulle fonti dalle quali attingere.
Le Regioni chiedono che si stabilisca che l’85% delle risorse vada al Mezzogiorno e il 15% al Nord. Vista la drammatica situazione dei conti pubblici e le richieste di nuova spesa che arrivano da tutti i settori produttivi del Paese ( auto e costruzioni in testa), diventa difficile pensare che una cifra così importante possa arrivare dalle tasche dello Stato.
E giustamente dalle Regioni si chiedono: da dove arriveranno? Perchè qui si rischia di parlare di 8 miliardi da investire in ammortizzatori sociali, utilizzando dei fondi europei che tecnicamente le norme vigenti vieterebbero di essere usati in tal senso.
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