APPALTI OSPEDALE CASERTA IN MANO AL CLAN ZAGARIA: AI DOMICILIARI ANCHE L’EX AN POLVERINO, 24 ARRESTI
COPERTURE POLITICHE DI ESPONENTI UDEUR E PDL … NEGLI ATTI I NOMI DI COSENTINO E MASTELLA
Era il “sistema Zagaria“: un perverso intreccio di camorra, politica e imprenditoria che si era impadronito degli appalti dell’ospedale di Caserta.
La struttura sanitaria era così diventata una sorta di succursale della fazione del clan dei Casalesi che prende il nome dell’ex primula rossa Michele Zagaria.
Ecco il “sistema” sgominato con i 24 arresti eseguiti dalla Dia di Napoli diretta da Giuseppe Linares.
Ai domiciliari, tra gli altri, l’ex consigliere regionale Pdl Angelo Polverino e l’ex manager dell’Asl di Caserta Francesco Bottino.
I due erano stati già arrestati in una precedente indagine sulle ramificazioni del clan Belforte nella sanità casertana.
Bottino, secondo gli atti a corredo dell’ordinanza di custodia cautelare notificata stamane, sarebbe stato indicato ai vertici dell’azienda sanitaria dall’ex sottosegretario Pdl Nicola Cosentino.
“Sistema Zagaria” si adoperava a nominare dirigenti amici in cambio del sostegno elettorale
Tra le persone arrestate c’è Elvira Zagaria, la sorella di Michele Zagaria. Per gli inquirenti, dopo la cattura del fratello era lei a gestire i proventi del “patto” in grado di controllare e gestire, in regime di assoluto monopolio, gli appalti e gli affidamenti diretti di lavori all’interno dell’ospedale “Sant’Anna e Sebastiano” di Caserta.
Le indagini avrebbero accertato che il “sistema Zagaria” era un sistema collaudato e appoggiato dalla politica, che si adoperava a nominare dirigenti sanitari compiacenti e che garantiva, a sua volta, un pieno sostegno elettorale al partito che lo sosteneva. Negli atti compaiono i nomi di Nicola Cosentino e Clemente Mastella.
Non sono indagati, ma gli inquirenti li ritengono i referenti dei politici locali protagonisti del “sistema”.
Inchiesta della Dda di Napoli, procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, pm Antonello Ardituro e Annamaria Lucchetta, culminata in 10 arresti in carcere e 14 ai domiciliari. Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e abuso d’ufficio, con l’aggravante del metodo mafioso.
Il sodalizio gestiva l’affidamento dei lavori pubblici autonomament
L’indagine è durata più di due anni ed è ricca di intercettazioni telefoniche ed ambientali, comprese alcune registrazioni audio-video eseguite anche all’interno dell’ospedale di Caserta.
Secondo l’ipotesi accusatoria, il clan Zagaria era pienamente operativo all’interno della struttura sanitaria attraverso una consolidata rete di connivenze e collusioni venutasi a creare — sotto la regia dei boss della camorra casertana — tra appartenenti al mondo della pubblica amministrazione, della politica e dell’imprenditoria.
Negli ultimi anni il sodalizio camorristico si sarebbe infiltrato nel tessuto politico-amministrativo dell’ospedale fino a diventare un complesso apparato in grado di gestire gli affidamenti dei lavori pubblici in assoluta autonomia.
Un ruolo decisivo lo avrebbe svolto Elvira Zagaria: dopo la cattura del fratello e di tutti gli uomini della famiglia, e dopo la morte del marito Francesco Zagaria (solo omonimo di Michele), la signora Zagaria si era assunta il ruolo di amministratrice degli affari del clan.
L’aiuto della politica al cla
La vicenda però — come ricostruito dagli inquirenti — affonderebbe le radici nell’anno 2006, quando Francesco Zagaria, supportato dal segretario campano Udeur dell’epoca Antonio Fantini (ex eurodeputato Dc ed ex presidente della Regione Campania), riuscì a far nominare un uomo di sua fiducia come manager dell’ospedale di Caserta, Luigi Annunziata.
E’ la persona di cui parla Sandra Mastella in un’intercettazione diventata celeberrima (“per me è un uomo morto”) e finita agli atti dell’indagine che nel gennaio 2008 colpì il partito del Campanile e precedette di pochi giorni la caduta del governo Prodi. Annunziata infatti sta “tradendo” i desiderata dei Mastella, ma nel 2006 è ancora organico a un partito che continuava a vantare tra i suoi leader casertani il consigliere regionale Nicola Ferraro arrestato e poi condannato per concorso esterno in associazione camorristica.
Risale a quel periodo il momento in cui Francesco Zagaria, cognato di Michele, assume il controllo dell’assegnazione dei lavori pubblici nell’ospedale, mettendo in piedi un cartello di imprese camorristiche operante fino ai giorni nostri. Fantini e Annunziata sono deceduti negli ultimi anni.
Gli Zagaria cambiano casacca e passano col Pdl di Cosentin
Il gip condivide le tesi della Dda secondo cui, nel 2006, vi fu un duplice avvicendamento politico-mafioso all’interno dell’ospedale di Caserta, fino a quel momento “controllato politicamente” dall’Udeur: a Nicola Ferraro, secondo i magistrati rappresentante della fazione Schiavone del clan dei Casalesi, succede alla guida del partito in Campania Antonio Fantini, ritenuto “fedele” a Francesco Zagaria. Poi quando il partito di Mastella viene distrutto dalle inchieste di Santa Maria Capua Vetere e Napoli, gli Zagaria avrebbero cercato e ottenuto — secondo l’indagine — la “copertura politica” nel Pdl campano e nel suo leader Nicola Cosentino (in carcere da aprile e imputato in tre distinti procedimenti con accuse di camorra).
Cosentino sarebbe rimasto referente politico del “sistema” fino al suo primo arresto, nel marzo 2013, appena persa l’immunità parlamentare.
Ed a proposito degli intrecci con la politica, le intercettazioni hanno rivelato che gli imprenditori collusi avrebbero appoggiato i “cosentiniani” al Pdl nel congresso di Caserta del 6 ottobre 2012.
In quel periodo Cosentino era contrastato dall’ala dissidente rappresentata da Gennaro Coronella e Mario Landolfi.
Due uomini di Cosentino, il consigliere provinciale di Forza Italia Antonio Magliulo, e il consigliere regionale Angelo Polverino, si sarebbero impegnati in prima persona a dare “copertura politica” al “sistema Zagaria”.
Ed a rafforzare il quadro ci sono le dichiarazioni di numerosi pentiti che hanno fatto riferimenti precisi alle persone arrestate.
Bandi di gara truccati per agevolare il clan
L’inchiesta ha accertato che il centro nevralgico del “sistema” era nell’ufficio di Bartolomeo Festa, l’ingegnere dirigente dell’Unità Operativa Complessa di Ingegneria Ospedaliera, in carica dal 1 gennaio 2006 su “designazione” di Francesco Zagaria. Festa, coadiuvato da gran parte degli impiegati del suo ufficio, è accusato di aver truccato i bandi di gara e per favorire gli imprenditori del clan. Imprenditori che a loro volta dovevano periodicamente versare parte dei guadagni così ottenuti al clan degli Zagaria.
Tutti gli appalti inquinati. Sequestrati beni per oltre 12 milioni di euro
Risulterebbero inquinati diversi appalti e affidamenti diretti, e in particolare: la gara d’appalto per la tinteggiatura e lavorazioni accessorie del valore di 450.000 euro oltre Iva (ditta favorita: ditta individuale Luigi Iannone); la gara d’appalto per l’affidamento delle manutenzioni degli immobili consistenti in lavori edili e lavori affini del valore di 150.000 euro oltre Iva (ditta favorita: Odeia SrL); la gara d’appalto per l’affidamento del servizio di gestione e manutenzione degli impianti elevatori del valore di 1.189.500 euro oltre Iva (ditta favorita Komè SrL); gli affidamenti diretti di lavori svolti in mancanza dei necessari requisiti di legge sempre alle stesse ditte dal 2006 ad oggi, per un valore totale di oltre 3.000.000 di euro (ditte favorite: ditta individuale Luigi Iannone, ditta individuale Salvatore Cioffi, Odeia SrL, Piccolo, Dm Soffitti SaS); l’affidamento diretto della gestione del bar e delle macchine distributrici di bevande ed alimenti, con danno erariale stimato (per il consumo di forniture pubbliche e l’occupazione del suolo pubblico) in oltre 50.000 euro a far data dal 1 gennaio 2010 ad oggi (ditte favorite: ditta individuale Mario Palombi e Ivs Italia Spa di Bergamo).
La Procura ha disposto il sequestro di quattro imprese e ha notificato a undici indagati un decreto di sequestro preventivo per 18 immobili, 11 terreni, 1 box auto, 3 autovetture e diverse quote societarie, per un valore stimato complessivo di oltre 12 milioni di euro.
Vincenzo Iurillo
(da “il Fatto Quotidiano“)
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