BANCHE, LO STATO RIMBORSERA’ SOLO 50 MILIONI
IL PIANO DEL TESORO PER RISARCIRE I RISPARMI PERDUTI DAGLI OBBLIGAZIONISTI DEI QUATTRO ISTITUTI SALVATI
C’è chi presenta esposti alle procure (Forza Italia Marche), chi annuncia il trasferimento dei propri fondi altrove (un sedicente comitato di «Vittime del salva-banche»).
Il Codacons promette a prescindere ricorsi al Tar «contro qualunque rimborso parziale di azioni e obbligazioni».
Il Consiglio comunale di Arezzo (ad eccezione del Pd) ha organizzato una manifestazione a difesa dei risparmiatori traditi. L’apertura del governo al rimborso degli obbligazionisti colpiti dal decreto salva-banche si sta trasformando rapidamente in un boomerang. Afferrarlo senza conseguenze sarà difficile.
Da un lato c’è la ragion politica che spinge il governo a farsi carico del problema, dall’altro le regole europee: dal primo luglio 2014 la Commissione tratta queste iniziative alla stregua di aiuti di Stato. «I titolari dei bond subordinati erano informati dei rischi che correvano» ricordava qualche giorno fa il presidente della Consob Giuseppe Vegas.
Vero è che i documenti informativi imposti dalla direttiva Mifid non sono il massimo della chiarezza.
Ed è vero che molti risparmiatori sono stati indotti a sottoscrivere titoli della propria banca in cambio di condizioni di favore per prestiti e conti correnti.
Ma quelle obbligazioni hanno spesso garantito rendimenti piuttosto alti. Non solo, il tempo per accorgersi di quanto stava accadendo molti l’hanno avuto: le quattro banche virtualmente fallite (Banca Etruria, Cassa Marche, CariChieti e CariFerrara) prima di finire all’asta sono state commissariate per mesi (Etruria) o addirittura per anni, come CariFerrara.
Fonti di governo ora ipotizzano una soluzione nella legge di Stabilità che prevederebbe il rimborso di un terzo dei risparmi andati in fumo ai piccoli obbligazionisti, cento dei circa 300-350 milioni sui 700 complessivi.
Si tratta dei titoli meno speculativi e con i rendimenti più bassi: una delle ipotesi è di introdurre anche una soglia di accesso ai rimborsi.
Il Tesoro propone di farsi carico di un terzo dell’ammontare, il sistema delle banche dovrebbe pagare gli altri due terzi.
Le banche, che già si stanno facendo carico degli anticipi per il salvataggio delle quattro in crisi, spingono perchè il governo – Europa permettendo – suddivida l’onere al 50 per cento.
In ogni caso il Tesoro non sembra intenzionato a mettere a disposizione più di 50 milioni di euro. Il rischio sarà nel precedente: secondo le stime di Consultique le obbligazioni potenzialmente azzerabili in caso di fallimento valgono 60 miliardi di euro. E dal primo gennaio 2016, quando le nuove regole dell’Unione bancaria saranno pienamente in vigore, i costi di un fallimento potranno essere anche a carico degli altri obbligazionisti e dei correntisti con depositi superiori ai centomila euro.
Alessandro Barbera, Paolo Baroni
(da “La Stampa”)
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