BERLUSCONI RECUPERA LA FIDANZATA MA NON IL PASSAPORTO
LA PASCALE RICOMPARE DI NUOVO AL SUO FIANCO A CENA A ROMA, MA IL TAR NON RESTITUISCE IL PASSAPORTO A BERLUSCONI: RESTA IL DIVIETO DI ESPATRIO
Roma, ore 22 di ieri sera.
In uno dei ristoranti del centro più frequentati dai parlamentari, Francesca Pascale e Silvio Berlusconi stanno cenando in compagnia dei forzisti della cerchia ristretta e di alcuni amici.
Con loro ci sono Maria Rosaria Rossi, il consigliere politico Giovanni Toti, i deputati Mariastella Gelmini e Melania Rizzoli, i senatori Maria Rizzotti e Andrea Mandelli.
L’atmosfera è distesa e c’è voglia di festeggiare, anche perchè si tratta della prima uscita pubblica dell’ex Cavaliere dopo l’assoluzione nel processo Ruby.
Infatti è la prima volta che se ne vede il volto, visto che finora le uniche immagini dell’ex premier assolto erano quelle che ne avevano hanno immortalato la mano destra fuori dal finestrino della macchina, pochi minuti dopo la sentenza, all’uscita della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone.
A un certo punto, poco prima del dolce, qualcuno tira fuori l’indiscrezione lanciata due giorni fa durante la trasmissione radiofonica La Zanzara, secondo cui – a seguito di un litigio con Berlusconi avvenuto a inizio settimana – la Pascale avrebbe abbandonato la villa di Arcore.
«È vero sono scappata di casa…», risponde lei simulando un tono serio. Poi però, sorridendo, aggiunge: «Ma questo è successo dieci anni fa, non lunedì».
Acquisita la smentita della Pascale ai rumors sulla crisi con Berlusconi, la pattuglia berlusconiana ha consumato il dolce e poco prima delle undici, orario in cui l’ex premier ha l’obbligo di rientrare a Palazzo Grazioli, la compagnia s’è sciolta.
In attesa di capire se il rientro della Pascale sia solo di immagine o di sostanza.
Un’altra notizia poco positiva per l’ex premier arriva dal Tar del Lazio: dopo l’assoluzione nell’appello del processo Ruby, Berlusconi non fa il bis.
Resta in vigore il divieto d’espatrio deciso nei suoi confronti legato alla sentenza Mediaset.
Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso dei legali dell’ex premier per poter riavere il passaporto.
In sostanza, viene spiegato nella sentenza, “non è la semplice condanna penale che automaticamente legittima la restrizione, bensì una condanna penale non ancora espiata; e la ragione della limitazione non è collegata alla gravità del reato accertato (quando la pena è stata scontata) ma alla necessità per lo Stato di rendere effettiva e agevolmente eseguibile la condanna penale”.
E così sfuma il progetto dell’ex Cavaliere di un ritorno sulla scena internazionale con la partecipazione ai vertici Ppe.
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