LA DOPPIA FIGURACCIA DI FRANCESCHINI SULLA COPIA PRIVATA: PRIMA RACCONTA UNA BALLA, POI SI LAGNA CON APPLE
ECCO IL TWEET IN CUI SOSTENEVA CHE LE NUOVE TABELLE NON AVREBBERO AVUTO ALCUN IMPATTO SUL COSTO FINALE DEL PRODOTTO
Il 20 giugno scorso, appena un mese fa, il ministro Dario Franceschini ha detto una bugia a tutti gli italiani.
Come recita il tweet qui accanto, il titolare del dicastero dei Beni Culturali sosteneva che le nuove tabelle per il compenso sulla copia privata (una tassa che va alla Siae per ogni dispositivo con memoria venduto), non avrebbero avuto alcun impatto sul costo finale dei prodotti.
Un’affermazione assolutamente ridicola: se aumenti le tasse ai produttori, questi si rifaranno sui consumatori.
Si chiama libero mercato.
E la denuncia di quanto ridicola fosse quest’affermazione è stata immediata da parte di produttori, associazioni dei consumatori, giornali.
Insomma, era una balla e lo sapevano tutti.
Il ritocco verso l’alto dei prezzi di listino, infatti, è stato quasi immediato per tutta una serie di prodotti: primi fra tutti gli hard disk.
Quello che mancava però era una multinazionale con stuoli di fan che, in maniera plateale, aumentasse i prezzi dei suoi dispositivi per un importo esattamente uguale al costo della nuova tassa.
Questo è quello che ha fatto Apple, azienda produttrice di Mac, iPad e iPhone.Se vi affacciate allo store online, al momento di pagare vi trovate questa poco simpatica aggiunta.
Con una mossa molto politica insomma, Apple ricorda ai suoi clienti che esiste una “tassa sul copyright” (e già il chiamarla così è un atto politico) e che alla fine a pagarla non deve essere Apple ma i consumatori.
A questa decisione di Cupertino, Franceschini ha risposto nel modo peggiore possibile: un tweet lagnoso in cui si elenca quanto meno costino i dispositivi Apple in altri Paesi, prendendo come varabile solo il costo della “tassa”.
Quindi il ministro, chiaramente scottato per la plateale dimostrazione di Apple, cerca di uscirne dicendo quanto siano cattivi gli americani che fanno pagare solo i clienti italiani.
Ma in queste poche parole c’è tutto il fallimento politico di Franceschini, incapace di far rispettare il principio da lui stesso annunciato un mese prima che la copia privata dovesse essere solo a carico dei produttori.
Guai inoltre a buttare questo confronto sul piano di ministro buono contro multinazionale cattiva (o viceversa).
Perchè Apple non è certo santa e su tanti fronti (tasse ridicole pagate in Italia, condizioni di lavoro in Cina ecc) ha tante di quelle cose di cui parlare che ne sono stati scritti libri.
Non ha neppure alcuna rilevanza il fatto che i margini di vendita degli iPhone in Italia siano assia più alti che nel resto d’Europa: Apple è un privato, fa quello che le pare e risponde ai suoi azionisti.
Franceschini invece deve rispondere agli elettori.
E invece di ricordare quanto poco costi un iPhone in Francia, deve spiegare perchè ha detto una bugia solo qualche giorno fa.
Mauro Munafò
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