BERLUSCONI STOPPA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE
IL CAVALIERE SI IMPUNTA SULLE PREFERENZE… I DEMOCRATICI VOGLIONO I COLLEGI
Non c’è e non ci sarà nemmeno nei prossimi giorni il via libera di Silvio Berlusconi.
L’ex premier a Villa Certosa in Sardegna sta valutando con Angelino Alfano il dossier sulla legge elettorale che ha portato Denis Verdini.
Vuole tenere ancora le carte coperte e non riesce a superare la contrarietà di una buona parte del suo partito che vuole le preferenze.
E non si tratta solo degli ex An, come si è affrettato a precisare ieri Ignazio La Russa.
«Ormai le dichiarazioni di Casini, di tutto il Terzo Polo, di Formigoni, Fitto e Lupi e dello stesso Enrico Letta del Pd (ma l’elenco potrebbe continuare ) fanno capire che il vero modo per far scegliere ai cittadini i propri parlamentari è il sistema delle preferenze».
L’ex ministro della Difesa accusa il Pd di volere i collegi per «motivi poco nobili o semplicemente per perpetuare un “centralismo democratico” tanto caro storicamente alla sinistra».
La Russa, allarmato per le indiscrezioni di stampa secondo cui l’accordo di fatto era già stata chiuso, ieri ha sentito Verdini che lo ha rassicurato: l’intesa non c’è e il Cavaliere tiene le bocce ferme.
Lo stesso capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto ha confermato pubblicamente che “la soluzione è vicina, ma ancora non c’è».
Anche dall’altra parte del campo frenano, in chiave però opposta alle preferenze.
Lo ha fa Dario Franceschini quando ha ricorda che per il Pd sono indispensabili i collegi uninominali e il premio alla coalizione.
«Se invece finisse con le preferenze e il premio alla lista non saremmo di fronte ad una mediazione ma più semplicemente alla proposta del Pdl imposta agli altri».
I Democratici attribuiscono l’impasse al Pdl, al fatto che Berlusconi non pensa di sciogliere la riserva nemmeno la prossima settimana.
Infatti Bersani, aprendo ieri a Reggio Emilia la Festa dell’Unità , ha detto che l’accordo non dipende solo dal suo partito: «Noi abbiamo chiarito i nostri due paletti. La sera in cui si conosceranno i risultati elettorali, il mondo deve sapere che in Italia c’è qualcuno che può governare, sennò arriva lo tsunami». E a scanso di equivoci, il segretario del Pd ha chiarito che non c’è alcun automatismo tra la nuova legge elettorale e il voto anticipato. Poi però ha aggiunto che «di fronte ai mesi che abbiamo davanti, essere attrezzati è doveroso».
In effetti non sono pochi i calcoli che vengono fatti all’ombra della legge elettorale: allungare i tempi il più possibile significa scongiurare definitivamente il voto anticipato a novembre che molti vogliono evitare.
A cominciare da Berlusconi che ha bisogno di tempo per preparare la sua ennesima discesa in campo che sta preparando anche in queste ore a in Sardegna con Alfano.
In punto comunque rimane la soluzione sulle nuove regole di voto, preferenze o collegi, che vedono l’Udc di Casini a favore della prima soluzione.
Ieri è arrivata la minaccia dei centristi che con una nota di Antonio De Poli, ispirata da Casini, ricordano che il Parlamento non è un semplice passacarte. «Si voti liberamente sulle preferenze e ciascuno si assuma le sue responsabilità ».
Così pure La Russa, per il quale si può votare insieme al Pd le parti già concordate.
«Il resto può essere lasciato alle maggioranze che si formano alla Camera e Senato. Non vedo dove sia lo scandalo. Del resto la maggioranza che sostiene il governo è una somma di voti non una coalizione politica».
Un accordo sulla legge elettorale alla fine si farà ma i tempi si allungheranno. E l’appuntamento di mercoledì al comitato ristretto del Senato, il primo dopo la pausa estiva, sarà interlocutorio, ancora una volta.
Con il risultato che verrà aggiornato a settembre.
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa“)
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