BERTOLASO NON SALE SULLA RUSPA E IMBARAZZA GLI ALLEATI
DAI ROM A BERLUSCONI, LE AFFERMAZIONI DEL CANDIDATO SINDACO CHE RISCHIANO DI FAR SALTARE IL CENTRODESTRA
Guido Bertolaso parte senza ruspa. Il candidato del centrodestra a sindaco di Roma, scelto dopo una serie di veti posti da Giorgia Meloni, si è autodefinito «un vecchio democristiano». Ha detto di non avere mai votato Berlusconi in vita sua e di avere organizzato le campagne elettorali a Francesco Rutelli (cioè per la sinistra).
Alfio Marchini? «Una persona perbene, è entusiasta ma ho delle perplessità sulla capacità di governare Roma. In questa città ci vuole uno con gli attributi come me». Roberto Giachetti? «Un amico».
E fino a questo punto gli alleati sono stati zitti.
Quando però ha parlato dei rom, ai leghisti sono saltati i nervi.
Bertolaso non userebbe le ruspe, come vorrebbe Matteo Salvini. Anzi, se venisse eletto sindaco userebbe «più diplomazia, più tatto, più cautela».
«Io mi metto sempre dalla parte dei più deboli e i rom sono una categoria che è stata vessata e penalizzata». Vessati? Penalizzati? Apriti cielo!
«Se qualcuno pensa, Bertolaso compreso, di fare alleanze con noi e poi sulla sicurezza intraprendere politiche finto buoniste e tolleranti nei confronti di delinquenza, rom e immigrazione ha sbagliato proprio strada», ha tuonato Gianmarco Centinaio, capogruppo della Lega al Senato e coordinatore per Noi con Salvini per il Lazio e Roma.
«Se non sai guidare una ruspa, occupati di tagliare i nastri alle inaugurazioni: noi saremo con i romani: a lavorare per ridare dignità alle periferie. E per i campi rom c’è e resta una sola parola: ruspa».
E i Fratelli d’Italia cosa dicono? Nulla. Silenzio assoluto. Non una parola da Meloni che su questi temi ha fatto i suoi cavalli di battaglia.
Dalla Lega le battute al veleno si sprecano. «Ma come, non voleva Marchini perchè era di sinistra e ora ci ha costretto a beccarci uno che sostiene di essere un vecchio democristiano, amico di Rutelli e Giachetti, e dice che i Rom sono vessati? Perchè non parla?».
A Roma i leghisti puntano a rubare voti ai Fratelli d’Italia in un’area di destra radicale.
Insomma, come inizio di campagna elettorale non c’è male. E meno male che Bertolaso doveva essere il candidato che aveva messo d’accordo tutto il centrodestra.
Una scelta, quella di Bertolaso, che viene intestata alla stessa Meloni e che in molti nel centrodestra non considerano forte a sufficienza per andare al ballottaggio.
I primi sondaggi, per quello che valgono, lo confermano.
Il punto è che questa candidatura non è stata preceduta da un accordo sul programma: così sui temi forti come i rom e le ruspe da usare ci sono sensibilità diverse su questo fronte politico.
Marchini si frega le mani, illudendosi di fare il pieno dei voti di destra e andare al ballottaggio: così anche lui si veste da sceriffo pistolero, scende dal cavallo da Polo e dice che «Bertolaso non sa di cosa parla».
Chi invece può essere veramente soddisfatto delle uscite del candidato del centrodestra è Francesco Storace che non si è intruppato con l’ex capo della Protezione civile e corre da solo. «Bertolaso lo frega la somma urgenza di parlare. Non è il suo mestiere e fra poco almeno i leghisti lo rimandano a casa. Mi pare di capire che la ruspa stia rimanendo senza carburante».
E gli altri alleati cosa dicono? Silenzio.
A difendere Bertolaso ci prova il senatore Fi Francesco Giro che minimizza l’incidente, dicendo che Guido «è in prima linea da 30 anni (da quando ha praticamente fondato il Dipartimento degli affari sociali della Presidenza del Consiglio con Andreotti) contro ogni forma di degrado sociale. Chi oggi lo accusa di essere tenero con i nomadi cosa ha fatto in questi decenni da destra a sinistra per risolvere il problema?»
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)
Leave a Reply