BRESCIA FA I SOLDI COI RIFIUTI DEI ROMANI: “QUI LA SPAZZATURA DIVENTA ENERGIA”
BOLLETTE PIU’ LEGGERE SFRUTTANDO L’EMERGENZA DELLA CAPITALE, RICAVI PER 5 MILIARDI DI EURO
Cinque alveari di api sotto la ciminiera. «Li abbiamo messi per dimostrare la buona qualità dell’aria e il miele è ottimo», spiega Lorenzo Zaniboni, direttore del termoutilizzatore più grande d’Italia.
Mentre a Roma, Napoli, Palermo e in decine di altri comuni i rifiuti sono un incubo, a Brescia sono una ricchezza.
La multiutility A2A, di cui i comuni di Milano e Brescia hanno insieme la metà delle azioni, ha chiuso il 2015 con ricavi per quasi 5 miliardi di euro.
Trasformando la spazzatura in energia e calore ha reso Brescia la città più teleriscaldata d’Italia e con la bolletta energetica e la Tari più basse (-35% rispetto alla media nazionale).
Anche in Lombardia tutto iniziò dall’emergenza: la discarica piena.
Come Malagrotta oggi a Roma, così a Milano 20 anni fa il sito di Cerro arrivò a saturazione. Fu costruito l’inceneritore di Silla e oggi Milano con il 55% è una delle metropoli europee con più raccolta differenziata.
Cassonetto col bancomat
Nel ’95 il comune di Brescia avviò il termovalorizzatore e oggi per aprire il cassonetto in cui gettare la spazzature i cittadini hanno una tessera. In pratica ogni rifiuto è tracciato.
«Senza responsabilità individuale non può crescere la raccolta differenziata», sostiene Gianluigi Fondra, assessore alla Tutela ambientale -. Abbiamo più isole ecologiche pro capite di qualunque altra città con l’obiettivo di riciclare tutto ciò che non occorre bruciare».
Persino le polveri raccolte nelle strade dalle spazzatrici automatiche diventano bitume. «La filiera trasforma in una risorsa il problema dello smaltimento», evidenzia il presidente del gigante nato dalla fusione delle aziende municipalizzate di Milano e Brescia. Un sistema a ciclo completo che parte dalla raccolta e, attraverso il trattamento, trasforma la spazzatura in energia.
Dal 2009 anche ad Acerra funziona un impianto gemello per l’emergenza Napoli. Resta fuori Roma che con 500 milioni potrebbe dotarsi di un suo termovalorizzatore ma nè la Regione a guida Pd nè il Campidoglio in mano ai Cinque stelle intendono fare il passo.
Non che a Brescia manchi chi vuole spegnere l’inceneritore per l’impatto ambientale. «Inquiniamo 70 volte meno del traffico automobilistico e 40 volte meno del riscaldamento domestico – ribattono i tecnici alle centraline di rilevamento -. Ed è l’ultima tecnologia disponibile. Il Regno Unito ha avviato la costruzione di 10 impianti come questo per la produzione di energia dai rifiuti e l’impatto sulla salute delle nostre emissioni nell’aria è meno di un centesimo rispetto agli impianti industriali».
Deficit di incenerimento
Nei Paesi più virtuosi (Danimarca e Olanda) la quantità di energia prodotta dai rifiuti è sei volte superiore all’Italia.
Brescia e Milano con una mano pagano tariffe agevolate per lo smaltimento e con l’altra incassano dividendi dalla spa nata dalla fusione delle municipalizzate.
Al Campidoglio costa 40 euro a tonnellata trasportare i rifiuti fino a Brescia e altri 90 farli bruciare.
La discarica di Malagrotta è stata chiusa senza che venisse individuato un sito alternativo per le emergenze. A Roma i rifiuti restano per terra, in assenza del termovalorizzatore e di alternative.
Il Lazio ha un fabbisogno attuale di incenerimento di 773 mila tonnellate e, da gennaio, la capacità degli impianti di Colleferro e San Vittore sarà di 480 mila tonnellate: un deficit di trattamento di 280 mila tonnellate.
E così i rifiuti di Roma continueranno a viaggiare, a caro prezzo, verso Brescia e Nord Europa.
Nella capitale una famiglia di 3 persone in un appartamento di 70 metri quadri paga 300 euro all’anno di tassa sui rifiuti. A Brescia 238.
Gli accordi di filiera industriale per la riduzione degli imballaggi, a Roma sono utopia.
Giacomo Galeazzi
(da “La Stampa”)
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