BRUNETTA, PICCOLO GENIO INCOMPRESO E “FANTUTTONE”
HA UNA FURIA SOCIALE E POLITICA… CERCA SEMPRE DI FAR CADERE I SUOI CRITICI NELLA TRAPPOLA DELLA STATURA FISICA
Pubblichiamo un brano della prefazione di Francesco Merlo al suo libro, “Brunetta, il Fantuttone” in uscita in questi giorni per Aliberti (pag.135 – €.11)
Basta un accenno, diretto o indiretto, alla sua statura, basta pronunziare le parole “basso” o “piccolo” o soltanto dire che il progresso umano è dovuto allo sforzo dei piccoli proprio perchè insofferenti del poco spazio che occupano, e Brunetta tira fuori l’argomento che gli sta più a cuore: “Razzista” urla al telefono, “quello è razzista” racconta in tv e nei libri che scrive.
E qualche volta lo fa con ironia: “Dica la verità , lei mi trova ancora più piccolo che in televisione ?”.
Più spesso ricorre al tono stizzoso e bisbetico che lo ha reso famoso, “Come reagirebbe lei, se avesse un figlio al quale dicessero continuamente ‘nano, sei un nano’?”
Ma sempre si avverte, neppure tanto fuori scena, il compiacimento per il disagio sopportato, per le presunte umiliazioni subìte, per la grandine di dileggi e di sciagurate persecuzioni che si sarebbero abbattute sulla sua vita di piccolo ma ingombrante genio.
È la prova di una grande fragilità , prima ancora di un’ossessione?
È vero che la sua insistenza facilmente può far venire in mente l’idea — il luogo comune direi — che ci sia una voglia di risarcimento, anche fisico, oltre che psicologico e sociale, alla base delle sue sparate: “Avrei preso il Nobel per l’Economia se non avessi scelto di servire il mio Paese con la politica”.
E sono sicuramente materia di psicanalisi i mille insulti pronunziati non al bar ma nei convegni pomposi, nelle sedi istituzionali, da cattedre solenni e prestigiose: fannulloni, ignoranti, siete la peggiore Italia, vi prenderei a calci, la sinistra di merda…
Quel ridere che subito degenera in sghignazzata, il carattere rancoroso, il malanimo che si percepisce nei suoi sfoghi sempre violenti, esprimono davvero l’animoso bisogno di un risarcimento, la rabbia che cerca riscatto.
Sicuramente c’è qualcosa di andato a male.
Ma si tratta evidentemente di una furia sociale, culturale e politica. Quella della statura fisica è invece una trappola nella quale Brunetta cerca sempre di far cadere i suoi critici(…)
Quando ancora non era diventato ministro e la sua antropologia di agitatissimo fantuttone non si era così bene espressa, mi piacque molto il racconto che Brunetta faceva delle sue origini, la storia del padre che vendeva oggetti vari su una bancarella a Venezia, e di come lui, da ragazzo, lo aiutasse.
Insomma, i difficili inizi e la fame patita.
Vedevo nel socialmente basso che diventa socialmente alto una rottura, un ingorgo di impulsi, un eccesso di sollecitazioni, il punto debole trasformato in forza, l’elemento strategico di una personalità che ha dato scacco al destino.
Il modello vincente è Vittorio Gassman che entra al liceo timidissimo e addirittura balbuziente perchè ingolfato di pensieri e ne esce poeta e attore, tecnico della fonè: da tartagliatore a fine dicitore.
Ebbene ancora più sociale ed edificante è il salto dalla bancarella al governo del Paese. C’è infatti la prova che la democrazia funziona, e che anzi è proprio questo il bello della democrazia: l’ascensore sociale, la possibilità di farcela, la scalata dal bisogno al merito. Ma Brunetta ha sporcato tutto con l’astio, con il desiderio di “fargliela pagare”.
Non sogna che tutti i venditori ambulanti diventino ministri, ma che tutti i non ministri diventino venditori ambulanti.
Francesco Merlo
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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