CALDEROLI NON SI GUARDA LE SPALLE: FIORANI DAVA A BRANCHER 100.000 EURO DESTINATI AL MINISTRO, LUI NON RICORDA NULLA
NEL PROCESSO A BRANCHER, RICOSTRUITE LE DUE CONSEGNE DELLE BUSTE DA FIORANI A BRANCHER: 100.000 EURO ERANO PER CALDEROLI IN ENTRAMBI I CASI… IL MINISTRO FINORA SE L’E’ CAVATA DICENDO CHE ERA AVANTI E NON HA VISTO, MA AL PROCESSO NULLA E’ SCONTATO
Il processo ad Aldo Brancher, quello che il neo ministro al nulla avrebbe volentieri evitato appellandosi al legittimo impedimento, potrebbe riservare delle sorprese anche per Roberto Calderoli, la cui posizione per ora è stata archiviata: se nel dibattimento infatti dovessero emergere fatti nuovi, le cose potrebbero cambiare.
Calderoli era già stato convocato il 15 maggio dell’anno scorso nella caserma di via Fabio Filzi a Milano per essere interrogato e rispondere delle accuse rivoltegli dall’ex numero uno della Banca Popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani. In pratica Fiorani sostiene di aver versato in due occasioni a Calderoli 100.000 euro in contanti, sempre tramite Aldo Brancher.
Calderoli nega e il contante è notorio che non lascia traccia.
Il primo episodio risale a marzo 2001, una sorta di ricompensa per aver presentato nel collegio di Lodi un candidato gradito a Fiorani.
Quest’ultimo fa consegnare, tramite un suo uomo di fiducia, Donato Patrini, 200.000 euro a Brancher, all’autogrill di San Donato Milanese.
Fiorani sostiene che la somma era destinata per metà a Brancher e per metà a Calderoli.
La somma viene ritirata da Brancher da solo e Calderoli se la cava, difficile dimostrare che abbia incassato la somma, se Brancher non conferma.
Il secondo episodio avviene invece il 31 marzo 2005 nell’ufficio di Fiorani, a Lodi.
Anche in questo caso la busta contiene 200.000 euro per sostenere in Parlamento il partito del governatore dela Banca d’Italia, Antonio Fazio. Questa volta Fiorani consegna la busta personalmente a Brancher, alla presenza di Calderoli.
Si legge nel verbale che “Brancher raggiungeva Calderoli che si trovava con lui e divideva la somma in parti uguali”.
Durante l’unterrogatorio, incalzato dal giudice, Calderoli ammette di essere stato presente nell’ufficio di Fiorani, ma di avere solo parlato dell’operazione Antonveneta.
Quando poi sono usciti, lui sarebbe andato un poco avanti, mentre Brancher e Fiorani sono rimasti un poco dietro e quindi “quello che è accaduto alle mie spalle non posso saperlo”.
II leghista nega di aver mai ricevuto soldi da Brancher, al contrario di quanto sostiene Fiorani.
Ovviamente Brancher nega pure lui e dato che il contante non si è trovato, c’è la parola di uno contro quella dell’altro.
Per ora, perchè nei processi non si può mai dire quello che può emergere di nuovo, facendo cambiare le stesse posizioni processuale dei singoli.
Il legame tra Brancher, Calderoli e Bossi è rimasto sempre strettissimo: anche la polemica di questi giorni non ha impedito ai tre di andare a cena insieme.
Patto di sangue e di interessi.
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