CASO GENTILE: IL “CINGHIALE FERITO” FA PAURA A RENZI
LO STRANO E INTERESSATO SILENZIO DI GOVERNO: COME MAI RENZI NON HA RISOLTO LA VICENDA “VELOCEMENTE” ?
Dal cinghiale alla pitonessa, del caso di Antonio Gentile ieri hanno parlato tutti.
Tutti, tranne uno: Renzi Matteo, di professione premier e dante causa politico del sottosegretario alle Infrastrutture calabrese, accusato di aver bloccato l’uscita di un giornale — L’Ora di Calabria — per evitare la pubblicazione di una notizia sgradita su suo figlio.
“Non l’ho fatto”, ha detto ieri l’esponente calabrese di Nuovo centrodestra, caro ad Angelino Alfano e al governatore Scopelliti: “La macchina del fango partita dalla mia regione ha contaminato i grandi giornali”.
In sostanza, secondo Gentile, la ricostruzione de L’Ora di Calabria è falsa.
Motivo? Pietro Citrigno, ex editore del giornale e padre dell’attuale, Alfredo, è un suo avversario: “Vivo sotto scorta da tre anni per avere denunciato le stabilizzazioni operate nel periodo di gestione del vecchio centrosinistra all’Asp di Cosenza. In quella stessa Asp sedeva un pregiudicato, rinviato a giudizio con Citrigno per oscene operazioni immobiliari del servizio pubblico”.
Il direttore de L’Ora di Calabria, Luciano Regolo, che per primo denunciò l’episodio, ha replicato che “non si farà intimidire”: “Ho letto le parole di Gentile , ma piuttosto che fornire una spiegazione del fosco accaduto preferisce sparare fango sul padre del nostro editore per confondere le acque”.
Il cdr del giornale, peraltro, ha annunciato querela nei confronti del sottosegretario.
Anche sul fronte politico per Gentile non è una giornata piacevole.
Parte Daniela Santanchè: “Renzi lancia i 5 punti per combattere le mafie. Bene, ma finchè anche lui ha paura dei ‘cinghiali feriti’ di Alfano le sue restano parole vuote”.
Anche la presidente dell’Antimafia Rosi Bindi, a non contare il Pd calabrese, chiedono le dimissioni di Gentile, M5S e Lega valutano la mozione di sfiducia.
Quelli di Ncd, però, non ci stanno e da Cicchitto a Schifani e Sacconi fanno a gara per difendere il collega.
Il renziano Ernesto Carbone dice che “per la soluzione bisogna aspettare qualche giorno”.
Il presidente del Consiglio? Non pervenuto.
Marco Palombi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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