CASO RUBY: IL PDL PENSA AL “CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE”, MA LA CONSULTA GIA’ FA SAPERE CHE E’ INAMMISSIBILE
LE CERCANO TUTTE PER BLOCCARE IL PROCESSO… LA FINTA DESTRA DEI VIGLIACCHI A PAROLE “NON ASPETTA L’ORA DI PRESENTARSI DAVANTI AI GIUDICI NATURALI”, NEI FATTI SCAPPERA’ COME SEMPRE DAL GIUDIZIO GRAZIE AL VOTO IN AULA
Il legale del premier e senatore del Pdl Piero Longo lo ribadisce per l’ennesima volta: il Tribunale di Milano non è competente a giudicare sul “caso Ruby”.
Così tutti danno ormai per scontata l’intenzione della maggioranza di sollevare conflitto di attribuzione davanti alla Consulta.
C’è chi assicura che lo farà la Camera, chi sostiene che lo farà il governo. Intanto, il Pdl potrebbe presentare lunedì, in Giunta per le autorizzazioni, una iniziativa in tal senso nella quale si ribadirebbe l’incompetenza del tribunale di Milano.
E puntare su una sorta di braccio di ferro con l’Ufficio di presidenza di Montecitorio (passaggio obbligato per qualsiasi richiesta) dove il centrodestra è, almeno sulla carta, in minoranza.
L’obiettivo sarebbe di metterlo in competizione proprio con la Giunta dove Pdl e Lega invece avrebbero i numeri sufficienti per far passare la richiesta di conflitto: un via libera – si ragiona- del quale non potrebbe non tener conto l’organismo presieduto dal presidente della Camera.
Ma la Corte Costituzionale sembra voler mettere le mani avanti osservando, attraverso un suo autorevole esponente, che sulle questioni di giurisdizione possa decidere solo ed esclusivamente la Corte di Cassazione.
Lo prevede l’articolo 37 della legge n.87 del 1953: una norma piuttosto chiara nella quale, a proposito delle competenze della Consulta, dice che per le questioni di giurisdizione «restano ferme le norme vigenti».
Il che significa che è solo il codice di procedura penale a disciplinarle.
La Corte Costituzionale, si rammenta, potrà intervenire nel caso in cui ci siano due istituzioni che rivendichino ognuna per sè lo stesso potere-prerogativa.
Ma il caso Ruby, si osserva, è un pò diverso.
Qui c’è la Camera che si è espressa per l’incompetenza del Tribunale di Milano, senza che poi quest’ultimo, ad esempio, abbia indicato a sua volta il Tribunale dei ministri come ufficio competente.
Fino a che insomma, non si ravviseranno due ‘litigantì non ci sarà alcun conflitto da sollevare.
A meno che per ‘litigantè non passi la Camera che, prima con la Giunta per le Autorizzazioni e poi con l’Aula, aveva indicato competente il Tribunale dei ministri.
Nel caso di Abu Omar, ad esempio, fu il governo da solo a sollevare conflitto per togliere la competenza al procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro.
La Camera, comunque, sottolinea l’ex presidente Luciano Violante (Pd) potrebbe anche sentirsi privata del potere di dare o negare l’autorizzazione a procedere.
«E poi – incalza il senatore dell’Idv Luigi Li Gotti – basta anche con il tirare in ballo continuamente il ‘precedente Matteolì! Questo, infatti, riguardò la procedura adottata dal Tribunale dei ministri in quella determinata situazione. Ma il Tribunale dei ministri nel caso Ruby ancora non è stato investito di alcun processo. Quindi quelle che spara la maggioranza sono solo fandonie…».
La soluzione prospettata da alcuni esponenti del Pdl di sollevare comunque il conflitto alla Camera sembra poi una strada in salita anche perchè, nell’ufficio di presidenza di Montecitorio che deve valutare se accogliere o meno la richiesta per sollevare il conflitto di attribuzione, il centrodestra non ha la maggioranza.
I tecnici del Pdl, comunque, sono al lavoro anche su altri fronti.
È di queste ore la notizia secondo la quale si starebbe studiando anche una norma per rimodulare il reato della prostituzione minorile facendolo scattare solo in caso di “infra-14enni”.
(da “La Stampa“)
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