Giugno 17th, 2014 Riccardo Fucile
E’ QUESTA L’IMMAGINE DA ALLENATORE CHE APPARE SUL VIDEO PROMOZIONALE LEGATO ALLA MANIFESTAZIONE DEL 28 GIUGNO A ROMA
Gianfranco Fini ritorna alla politica attiva e riscende in campo.
Ma non solo in senso figurato. Nel video promozionale del lancio della kermesse “Partecipa”, che si terrà il 28 giugno a Roma, l’ex presidente della Camera si presenta proprio nelle vesti di allenatore di calcio.
Un’operazione di marketing che va al traino dei Mondiali.
Grisaglia perfettamente stirata, cravatta blu, camicia impeccabile con gemelli ai polsini, il ‘mister’ si gira il pallone tra le mani e poi si alza dalla panchina.
Si avvicina al dischetto del rigore, ci piazza sopra la sfera e si gira verso la squadra, che attende, abbracciata spalla a spalla come si fa per darsi la carica, schierata dentro il cerchio di centrocampo.
Quando l’inquadratura si allarga è la faccia di Gianfranco Fini quella dell’allenatore che chiama con un gesto della mano il giocatore che tirerà il rigore (nello stadio di Ciampino).
“Una partita – spiega l’ex leader di An nel filmato, che ricalca uno slogan dell’ultima campagna delle Europee del movimento di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia – si può perdere se la giochi a testa alta, senza secondi fini. Per tornare a vincere, Partecipa”.
Fini in conclusione cerca di ritagliarsi un nuovo spazio tra la destra berlusconiana e quella vicina a Gianni Alemanno e Giorgia Meloni con la kermesse romana:
“È questo il luogo dove puoi esprimere liberamente la tua idea, sul presente e sul futuro dell’Italia. È solo un primo momento di confronto su quello che dovrà essere il programma della destra italiana e repubblicana. È il campo dove inizieranno ad allenarsi donne e uomini che vivono l’impegno civico con passione e senza secondi fini. È il tempo in cui bisognerà rivendicare il valore della tradizione e la ricchezza del progresso”.
Sul sito internet dell’evento, www.partecipa.info, c’è anche una prima bozza del progetto finiano.
Il video è stato girato dalla Promostudio di Luca Rutigliano, agenzia che ha curato a Bari la campagna elettorale del candidato di centrosinistra alle comunali, il neosindaco renziano Antonio Decaro.
(da “La Repubblica”)
argomento: Fini | Commenta »
Giugno 15th, 2014 Riccardo Fucile
GLI EX FLI: MENIA, URSO E TATARELLA CON FINI…GRANATA CON GREEN ITALIA..BARBARO DISINTERESSATO, FLAVIA PERINA NON HA NOSTALGIA, DELLA VEDOVA FA IL SOTTOSEGRETARIO
BOCCHINO ECUMENICO
Per chi ha seguito la traiettoria di Italo Bocchino negli ultimi mesi, il suo approdo alla direzione del Secolo d’Italia non è del tutto una sorpresa.
Non riconfermato in Parlamento alle elezioni del 2013, era tornato da tempo a scrivere su il Secolo , seppur con lo pseudonimo Oreste Martino, e nei suoi editoriali invocava una nuova stagione unitaria della destra sotto l’egida di Berlusconi.
Entrato nel cda della Fondazione Alleanza Nazionale su proposta – pare – di Gianni Alemanno e Ignazio La Russa, l’ex colonnello finiano aveva già rivelato la sua nuova ispirazione «ecumenica» lo scorso 5 febbraio, quando aveva moderato il convegno «Centrodestra nella Terza Repubblica», organizzato a Roma dalla Fondazione Tatarella, e si era seduto al fianco dei vari Gasparri, La Russa, Casini, Alfano e Maroni, in una foto di gruppo che sembrava in realtà scattata almeno un lustro fa.
Sorprendente, semmai, è che Bocchino abbia ricevuto il voto unanime di tutto il CdA della Fondazione Alleanza Nazionale.
Nel quale, al di là della forte maggioranza in quota Fratelli d’Italia (La Russa, Alemanno, Meloni ecc) sono rappresentate tutte le anime di un centrodestra oggi quantomai litigioso, compresa una corrente berlusconiana (Gasparri, Matteoli, Martinelli) che più di un motivo avrebbe per detestare l’uomo che, con Fini, guidò lo strappo di Fli nel 2010. Assenti, il giorno della votazione, solo Valerio Lamorte (per motivi di salute) e il finiano di ferro Egidio Digilio. Forse non a caso.
«Bocchino ci ha contattati nei giorni che hanno preceduto il CdA – racconta Gasparri – e ci ha esposto il suo progetto. Vuole rilanciare il Secolo che versa in gravi difficoltà e le sue prime dichiarazioni sul 2010 dimostrano che ha fatto mea culpa. Non aveva senso impedirgli di tentare».
Che il Secolo abbia bisogno di rilancio, peraltro, è innegabile, se è vero che a causa delle perdite – un rosso di oltre un milione di euro l’anno – c’era una corrente in Fondazione che ne auspicava persino la chiusura.
Invece Bocchino proverà a salvare la redazione del giornale on line composta da sedici giornalisti, magari facendo valere anche le sua precedente esperienza da editore de Il Roma .
LABOCCETTA INCAZZATO
Caratteristiche che, però non sembrano convincere tutti: «Sono indignato e sbigottito per una decisione che premia, immeritatamente, una figura che ha grandemente contribuito alla deriva della politica italiana e che, nel recente passato, è stato il co-protagonista del golpe contro Silvio Berlusconi» ha tuonato Amedeo Laboccetta, vicecoordinatore campano di Forza Italia e a sua volta ex fedelissimo di Fini.
FINI RIPARTE IL 28: MAI VISTA TANTA GENTE IN FILA DAVANTI AL SUO UFFICIO ALLA CAMERA
Come che sia, il ritorno in campo di Bocchino – sebbene lui sottolinei di voler fare esclusivamente il giornalista – è solo uno dei tanti tra gli ex Futuro e Libertà . A partire, ovviamente, da quello di Gianfranco Fini, che il prossimo 28 giugno terrà un’assemblea a Roma, al Palazzo dei Congressi dell’Eur – per «ascoltare» i militanti di destra e insieme lanciare una serie di idee per ricostruire l’area moderata.
Avrà successo l’ex leader di An? Difficile dirlo.
Da un lato c’è il rancore di un mondo che ancora gli rinfaccia lo strappo del 2010, dall’altro lo smarrimento di un popolo che, in assenza di nuovi leader credibili, è pronto a rituffarsi tra le braccia dell’uomo della svolta di Fiuggi.
Da Montecitorio, peraltro, raccontano che davanti all’ufficio dell’ex presidente della Camera non c’è mai stata così tanta gente in fila.
Compreso qualche esponente di Fratelli d’Italia, deluso dal risultato elettorale del partito della Meloni nonostante l’inserimento del simbolo di An nel logo del partito.
GLI EX DI FUTURO E LIBERTA’
Credere che attorno a Fini si possa ricreare qualcosa di simile all’An che fu, però, è francamente difficile. Soprattutto perchè, oltre a chi è finito in Forza Italia, in Fdi e in Ncd, sono gli stessi ex di Futuro e Libertà a non crederci più di tanto. E a organizzarsi per conto proprio.
Lo sta facendo, ad esempio, Andrea Ronchi, con il quale peraltro Fini non fu tenero nel suo libro Il Ventennio , scrivendo che grazie al successo del Pdl nel 2008, fece il ministro «perfino Andrea Ronchi».
L’ex titolare delle Politiche comunitarie preferisce guardare avanti e, la settimana scorso, ha lanciato a Roma la sua nuova associazione «Insieme per l’Italia». Anche per lui mea culpa sul passato e riconoscimento di Berlusconi come punto di riferimento del centrodestra.
Giulia Bongiorno, invece, ha formalizzato ieri la sua adesione a «Italia Unica» di Corrado Passera.
Fabio Granata ha già da tempo trasferito le sue insegne sotto i verdi di Green Italia; Benedetto Della Vedova è l’unico sopravvisuto in Parlamento nella sparuta pattuglia montiana ed è sottosegretario agli Esteri; Antonio Buonfiglio, dopo aver partecipato all’ormai defunto Movimento per Alleanza Nazionale, si dedica più che altro ai procedimenti giudiziari che ha avviato per contestare la legittimità della Fondazione An. Sarebbe pronto a tornare al fianco dell’ex leader invece Roberto Menia, a sua volta transitato nel Movimento per Alleanza Nazionale lo scorso autunno, e avrebbero espresso simpatie per il progetto finiano anche Adolfo Urso e Fabrizio Tatarella.
Infine quelli che preferiscono rimanere «ex». Come Claudio Barbaro, presidente Asi, si definisce «spettatore disinteressato» del quadro politico. E chi, proprio come Bocchino, ha deciso di tornare all’antica passione giornalistica.
È Flavia Perina, che il Secolo d’Italia l’ha diretto dal 2000 al 2011. E che ora è condirettrice all’ AdnKronos . Lei, a differenza di tanti, della politica non sembra avere nostalgia. E, al limite, preferisce raccontarla.
Carlantonio Solimene
(da “il Tempo”)
argomento: destra, Fini | Commenta »
Giugno 8th, 2014 Riccardo Fucile
“IL CENTRODESTRA NEGLI ULTIMI DUE ANNI HA PERSO 9 MILIONI DI VOTI: PER RISALIRE OCCORRE ASCOLTARE LE RAGIONI DI CHI NON CI HA PIU’ VOTATO PERCHE’ NON SI FIDA PIU'”
E’ stato ai margini del Parlamento per più di un anno. E zitto. Oggi decide di tornare in campo e
di riorganizzare una destra che ‘non può essere rottamata’ perchè nel Dna di questo ideale c’è proprio conservazione e tradizione.
A BlogSicilia parla Gianfranco Fini che il prossimo 28 giugno presenzierà a un’assemblea pubblica rivolta a quegli elettori del centrodestra che negli ultimi due anni hanno scelto altro o di non votare.
Presidente Fini, abbiamo letto che ha scelto di tornare in campo, ma come sono stati questi mesi senza politica attiva?
“Semmai senza il Parlamento. Attraverso l’associazione che ho costituito, ‘Liberadestra’, e le innumerevoli presentazioni del libro che ho scritto, ‘Il Ventennio’, un contatto con la società e con la polis, la parola politica deriva da questo, c’è stato”
Recentemente ha detto di tornare in politica con modalità diverse, quali?
“Il 28 giugno è convocata a Roma un’assemblea aperta, unico requisito siccome è un evento autofinanziato è quello di versare un obolo, ed è rivolta agli elettori del centrodestra, quegli elettori che purtroppo negli ultimi due anni in numero enorme non lo hanno scelto: ci sono 9 milioni di voti che non sono più nell’ambito del centrodestra. Il punto che credo significativo è ‘L’Italia che vorresti, le tue idee per la destra che non c’è’. Io farò un’introduzione indicando, senza polemiche, solo alcuni dei principi e dei programmi che la destra moderna o un centrodestra moderno devono presentare e poi ascolterò il parere di questa platea. Attenzione, però, il rientro in politica non si significa voler fare dei partiti, sono cosciente che siamo in una fase in cui serve un rinnovamento che è cosa diversa da rottamazione e non mi considero un uomo per tutte le stagioni. Spero di poter allenare una nuova squadra”.
Lei dice di non essere un uomo per tutte le stagioni, ma un sondaggio de Il Tempo la colloca ancora in testa al gradimento fra i vari leader del centrodestra che effetto le fa?
“Ovviamente mi ha fatto piacere, ma come onestamente ha scritto lo stesso giornale non è un sondaggio scientifico e un piccolo test che è la riprova che forse il tempo è galantuomo. Ma è storia di ieri”
In un’intervista che ha rilasciato pochi giorni fa al Tg3 lei ha detto che il centrodestra è un po’ una torre di Babele, non è che questo stato di confusione è cominciato proprio qui in Sicilia, la regione del 61 a zero dove vi siete divisi?
“La sua terra ha spesso ha anticipato, nel bene e nel male, delle dinamiche che poi si sono mosse a livello nazionale. Lei non ha torto quando dice che certamente alcuni sintomi della divisione interna al centrodestra, ma anche di una confusione di carattere programmatico, in Sicilia dovevano essere avvertiti qualche tempo fa. Vista dal Continente, la Sicilia, proprio perchè è gelosa della sua autonomia che in passato ha anche dato vita a delle dispense politiche diverse rispetto a quelle nazionali, ha sempre goduto di una sorta libertà di azione. Mi spiego meglio: anche la nascita di movimenti fortemente autonomistici collegati o polemici col centrodestra rientra in questa fisiologia”
E oggi dialogherebbe con uno come Nello Musumeci, col quale ebbe qualche frizione (uscì da An e fondò Alleanza Siciliana) che dall’opposizione a Crocetta cerca di ricostruire il percorso della destra?
“Proprio Nello lo conosco da una vita. Non è che abbia delle preclusioni al dialogo nei confronti di chiunque anche perchè si fa presto a verificare se un dialogo sia finalizzato a qualcosa oppure ad interessi di potere. Guardi, oggi nel centrodestra c’è chi vuole uscire dall’Euro e chi sta anche nel Partito popolare, chi sostiene il Governo Renzi e chi invece sta all’opposizione, chi condivide le riforme istituzionali del patto fra Berlusconi e Renzi e chi le avversa. Il dialogo nel nome dei programmi va fatto con tutti, ma poi bisogna capire se si ha una posizione o meno. Insomma nel centrodestra serve un comune denominatore”
E con chi trovarlo?
“Le ripeto, i soggetti in campo oggi sono quattro: Forza Italia, Nuovo centrodestra, Fratelli d’Italia e la Lega che insieme, negli ultimi due anni, hanno perso nove milioni di voti. Io cerco di rovesciare lo schema del ragionamento se iniziamo questo processo di ricostruzione, che è molto difficile, dalla coda cioè chi sono gli alleati, chi è il leader, rischiamo di non uscirne. Iniziamo, invece, dalla testa ovvero che vuole il centrodestra, quali sono i punti qualificanti, anche perchè non si voterà domani e una volta definito il perimetro comune, i valori ed i programmi c’è tutto il tempo per affrontare la questione”
Dopo l’assemblea di Roma sono previsti degli altri appuntamenti?
“Certamente, ma soprattutto la rete sta dando un contributo notevole e la cosa mi fa ricredere sulla efficacia dello strumento, diciamo così. Poi luglio e agosto sono mesi tradizionalmente complicati e da settembre ci sarà la replica in ogni regione, quindi anche in Sicilia”
Stamani confidando a un trentenne di realizzare questa intervista, lui mi ha risposto: ‘pensa da ragazzino avevo un poster nella mia stanza con il volto e la scritta di ‘Fini ti fidi’ e alle Europee non ho votato’. Che ne pensa?
“E’ l’interlocutore ideale nel senso che, purtroppo, come lui tantissimi non sono andati a votare e nel passato avevano votato destra e il centrodestra, il primo dovere che abbiamo è quello di chiederci perchè ammettendo gli errori che abbiamo commesso, ma soprattutto cercando di capire le ragioni per le quali non si fida più. E secondo me, più che riferite a degli errori nei comportamenti, che sono umani, c’è scarsa possibilità di comprendere cosa vuol dire oggi essere di destra, che tipo di identità e di programmi porta avanti una forza di destra o che si definisce tale. In termini spicci: se lei comprasse del vino per come è fatta la bottiglia o l’etichetta cerca di sapere se il contenuto è buono…”
Indro Montanelli, nel 1994, scrisse una frase che oggi potrebbe assomigliare a una profezia ‘con Berlusconi la parola destra diventerà impronunciabile per almeno 50 anni, per ragioni di decenza’, da giornalista quanto vede realizzata questa previsione fatta venti anni fa?
“Certamente l’idea della destra che Berlusconi voleva dare, quella della rivoluzione liberale, del grande cambiamento, purtroppo non si è tradotta in realtà . Ma quel che è peggio è che nel corso del tempo questa è diventata sinonimo di posizioni che per certi aspetti danno ragione alla profezia di Montanelli soprattutto per quello che riguarda il senso dello Stato, la necessità di comportamenti che siano in sintonia con i principi che si affermano. Troppe volte, poi, si è ceduto alla richieste della Lega, che in alcuni momenti, avevano minato perfino l’identità unica nazionale, che è un altro presupposto della destra. Tuttavia, non sono così catastrofista: è un’immagine, quella della destra per molti aspetti sfregiata, colpita, ma è un’immagine che può essere ricostituita partendo dalla idee e dai programmi e affidando il compito di farlo ai più giovani. Vede, noi non possiamo rottamare perchè la destra è anche conservazione di una tradizione e non si butta alle ortiche una tradizione, un’esperienza, un vissuto, ma rinnovare certamente sì…”
Francesco Lamiani
(da “BlogSicilia“)
argomento: Fini | Commenta »
Giugno 6th, 2014 Riccardo Fucile
PARTONO LE ASSEMBLEE SUL TEMA: “L’ITALIA CHE VORRESTI, LE TUE IDEE PER UNA DESTRA CHE NON C’E’”
Presidente Fini, a quasi la metà dei votanti su iltempo.it non dispiacerebbe un suo ritorno nel centrodestra. È sorpreso?
«Mi ha fatto piacere. Forse il tempo è davvero galantuomo e tante delle accuse infamanti rivoltemi con gli anni hanno perso di credibilità ».
Sta dicendo che si sente il capro espiatorio del tracollo della destra?
«No, sono cosciente di aver commesso degli errori. Con una certa amarezza noto che non tutti hanno avuto la stessa consapevolezza. Ma non mi sono mai sentito un capro espiatorio. Ho tanti difetti ma non quello del vittimismo congenito».
Ai funerali di Rauti rischiò il linciaggio. Ripensa mai a quel momento?
«In quella sede era naturale, Rauti è stato il mio avversario storico fin dai tempi del Msi, i presenti a quel funerale erano orgogliosamente legati a una tradizione neofascista nei confronti della quale, ai loro occhi, io avevo la colpa di Fiuggi».
Ora avranno cambiato idea?
«Non so e non mi interessa».
Non si rivolge più a quel mondo?
«Evidentemente no».
Come si ricostruisce il centrodestra?
«Parto da un dato di fatto innegabile. Mai come in questo momento il centrodestra appare deludente agli occhi di milioni di connazionali che alle ultime elezioni, nel 2013 e nel 2014, non l’hanno più votato. Significa che i soggetti politici in campo – Forza Italia, Lega, Ncd, Fdi – sono ritenuti inadeguati. Parto da questa onesta fotografia».
Per creare un nuovo partito?
«No, ho intenzione di promuovere delle assemblee – la prima proprio a Roma il 28 di questo mese – rivolgendomi a questi elettori delusi per chiedere loro quali idee hanno per ricostruire il centrodestra. Lo slogan sarà “L’Italia che vorresti. Partecipa. Le tue idee per una destra che non c’è”. Il mio compito sarà quello di indicare alcuni spunti per il dibattito e poi ascoltare per capire se si può ricostruire un centrodestra che abbia valori condivisi e proposte convincenti. Non sta in piedi un’alleanza contro qualcuno – Renzi o Grillo – se non si è capaci di costruire un’intesa basata su valori comuni. È difficile recuperare voti se si mette insieme chi sta nel Ppe e chi vuole uscire dall’euro, chi sostiene Renzi e chi lo contrasta, chi dice che le riforme costituzionali in cantiere vanno bene e chi le boccia. Una sommatoria aritmetica non porta da nessuna parte. Il mio tentativo si basa non su primarie per la leadership. Semmai penso a primarie per il programma».
Ma, senza un leader come Renzi, questo tentativo non rischia di essere velleitario?
«Velleitario no, magari sarà preparatorio. È vero, le idee camminano sulle gambe degli uomini, ma siccome mancano anni al voto, la ricerca del leader oggi rischia di essere sterile. Allora partiamo da quello che è possibile fare, da un minimo comun denominatore. Anche con un riferimento valoriale di destra, altrimenti i programmi rischiano di assomigliarsi tutti. Aggiungo che oggi il centrodestra, a differenza della sinistra, deve impegnarsi anche nel rinnovamento della classe dirigente. Io porrò al centro del dibattito i criteri meritocratici e il modo in cui si forma la classe dirigente. Io stesso non mi considero un uomo per tutte le stagioni, semmai vorrei fare l’allenatore di una nuova squadra».
Dal 2008 il centrodestra ha perso 9 milioni di voti. Perchè?
«Non sta a me dirlo, gli errori sono stati commessi da più parti. Mi basta fotografare un dato di partenza, altrimenti si ricade nelle reciproche accuse, e gli italiani si sono stancati di questo. Si tratta di invitare tutti a uno sforzo di umiltà e riflessione».
Sarà possibile farlo fino a che Berlusconi sarà in campo?
«È un problema che riguarda dirigenti ed elettori di Forza Italia, non tutto il centrodestra. Se continuiamo a ragionare di alleanze e leadership non ne usciamo. Se, al contrario, mettiamo questo tema al termine e non all’inizio del percorso, forse diventa tutto più facile. Magari non scontato, ma più facile».
Alcuni credono che il suo tentativo si incrocerà con Ncd o col partito di Passera.
«Se sono intellettualmente onesti, dopo che avranno visto le modalità di svolgimento delle assemblee, capiranno che non mi rivolgo al ceto politico, ma a quegli elettori delusi da tutto il centrodestra che cercano non solo delle facce nuove – e la mia non lo è – ma soprattutto idee e proposte innovative».
Ha rimproverato a Berlusconi la gestione autoritaria del Pdl. Molti le fanno la stessa accusa riguardo An.
«Se lei va a vedersi la collezione del Tempo troverà almeno un centinaio di interminabili assemblee di An con documenti e votazioni. Il paradosso è che alcuni di quelli che oggi sostengono la tesi della mancata democrazia, i cosiddetti colonnelli, erano i primi che si mettevano d’accordo – anche con me, per carità – e precostituivano quello che sarebbe stato l’esito del dibattito. Tutto si può dire tranne che siano mancati confronti aspri e trasparenti».
Cosa manca a Fratelli d’Italia per essere la nuova An?
«Non hanno il diritto di utilizzare il simbolo e la storia di An solo per un’operazione elettoralistica, peraltro rivelatasi infruttuosa. An fu un momento di passaggio da una destra che si proclamava anti-sistema a una destra che voleva dimostrare cultura di governo. Fu un momento di grande apertura ad esponenti che venivano da altre esperienze politiche. An non fu solo Fini o Tatarella, è stata Fisichella, Ramponi e chissà quanti altri. Questa storia non va utilizzata solo per avere un simboletto che pensavano portasse qualche voto in più. Ma al di là di questo aspetto ci sono altre questioni che non condivido, proprio perchè estranee alla cultura di An. In primis la strampalata proposta di uscire dall’euro. Francamente fuori luogo sulle labbra di chi fino a qualche tempo fa rappresentava l’Italia come ministro o come sindaco di Roma».
Si è chiesto il perchè del fallimento di Futuro e Libertà ?
«Certo. Le ragioni sono tante. L’Italia era tripolare ma nessuno se n’era accorto, non c’era spazio per uno schieramento che si professava come terzo polo, guidato da un uomo come Monti che veniva percepito come colui che aveva costretto gli italiani a sacrifici molto duri. In più ci fu la scelta – che io non condivisi ma accettai – di presentare liste diverse e di non fare manifestazioni uniche. Senza che ci fosse un messaggio chiaro che potesse rappresentare un’altra idea della destra».
Secondo Berlusconi ha pagato anche la partecipazione al colpo di Stato del 2011.
«Berlusconi si dimise perchè capì di non aver più una maggioranza tale da poter governare. L’Italia era sull’orlo del precipizio, del fallimento finanziario. Se Berlusconi era convinto del golpe, perchè votò la fiducia a Monti, che era il “golpista”?».
Il mio direttore Chiocci è stato l’artefice dell’inchiesta sulla casa di Montecarlo. Vorrebbe dire qualcosa al riguardo?
«Al suo direttore, nulla. Sono iscritto all’ordine dei giornalisti e ho il massimo rispetto per tutte le opinioni, anche quelle che non condivido. La vicenda, invece, mi ricorda la parabola della pagliuzza e della trave. Sono stato per 30 anni in Parlamento senza ricevere un avviso di garanzia. Su Montecarlo parla la procura di Roma: archiviato perchè il fatto non sussiste».
Carlantonio Solimene
(da “il Tempo”)
argomento: Fini | Commenta »
Giugno 5th, 2014 Riccardo Fucile
SE IL RIENTRO AVVERRA’ CON MODALITA’ TRADIZIONALI E BIZANTINISMI PRODURRA’ SOLO UN EFFETTO MELANCONIA, SE RIUSCIRA’ A ESSERE INNOVATIVO POTREBBE ASSUMERE IL RUOLO DI CHI RICOSTRUISCE
“Ho deciso di impegnarmi di nuovo. Ritorno a fare politica attiva anche se con modalità diverse da quelle tradizionali”.
Ecco, è lo stesso Gianfranco Fini, già presidente di An, vicepremier e ministro degli Esteri, vicepresidente della Convenzione europea per le riforme e presidente della Camera, a individuare, parlando con il Tg3, il cuore del problema del suo ritorno.
Se torna con modalità “tradizionali”, il suo tentativo rischia di avere un effetto malinconia e poco altro, oltre che di dividere ancora di più un campo già abbastanza diviso; se torna con modalità davvero “diverse da quelle tradizionali”, allora il discorso è un po’ differente e si allontana il pericolo del velleitarismo.
Se Fini interpreta il suo ritorno semplicemente come funzionale al progetto di mettere assieme tutti i “brandelli” di centro e di destra che non ne vogliono più sapere di stare anche soltanto a (ravvicinata) distanza con Silvio Berlusconi (e la nuova Lega antieuro), tra tatticismi, personalismi e retroscena, il tentativo fallirà nelle spire dei rancori passati.
La politica (di oggi, in particolare) non premia i bizantinismi di palazzo. Anzi.
Altre voci vedono invece Fini impegnato in un indiretto dialogo a distanza con l’iniziativa di Corrado Passera, che il 14 giugno presenta a Roma la sua Italia Unica. Qui la cosa cambia un po’, per una ragione semplice.
Passera decise di restare fuori dall’operazione montiana di Scelta civica perchè non la ritenne sufficientemente innovativa. Fini invece fu di quella operazione il principale sconfitto perchè escluso dalle liste comuni, a differenza di altri leader nazionali, in particolare dell’Udc.
Con il senno di poi quella sconfitta può essere interpretata perfino come una fortuna, visto che, dal punto dell’analisi, prima Fini su Berlusconi e poi Passera su Scelta civica hanno visto riconosciuti alcuni loro meriti.
Dal punto di vista dell’analisi però, ora tocca all’azione.
Da tempo Fini ha ripreso a girare l’Italia, anche per presentare il suo interessante libro sul Ventennio berlusconiano, e a utilizzare in modo fresco e genuino i social network. Questi sono modi non tradizionali, magari non per tornare al centro della politica, ma per cominciare a ricostruire.
Passera sta cercando di partire (almeno un po’ a prescindere dai palazzi, dalle correnti, dalle sigle e dalle conventicole) con qualcosa di nuovo.
La tentazione e l’attrazione della politica da talk show & retroscena resta forte sempre, soprattutto per chi, come Fini, a pane e politica è cresciuto.
Ma come dimostra l’ascesa veloce di Renzi oggi vengono premiati i modi non tradizionali per tornare o per partire.
Chi li trova, questi modi non tradizionali, anche sul fronte centrodestro, se non vince, almeno esiste.
Per esempio una Leopolda Blu…
Daniele Bellasio
(da “il Sole24ore”)
argomento: Fini | Commenta »
Giugno 4th, 2014 Riccardo Fucile
“SE QUELLA NOTTE DUE-TRE DEPUTATI NON SI FOSSERO FATTI COMPRARE, OGGI FINI SAREBBE CONSIDERATO NON UN TRADITORE MA IL SALVATORE DELLA PATRIA”… OGGI MOLTI SI SONO RICREDUTI
«Il rogo eterno per Gianfranco Fini non ha senso. Ha fatto tanto per la destra italiana e ha diritto di dire la sua. E se il suo progetto rilanciasse i contenuti abbandonati da Fratelli d’Italia, sarei pronto a seguirlo».
Roberto Menia si definisce un «reduce».
Finiano della prima ora, ha provato di volta in volta a mantenere viva la tradizione di An prima con gli storaciani poi appellandosi alla Meloni.
Ora, nel ritorno in campo del vecchio leader, rivede la speranza di dare una casa agli orfani di un grande partito di destra.
Menia, Fini ritorna. C’è spazio per lui?
«Non mi hanno sorpreso le sue parole, ci sentiamo ancora e, di fatto, pur stando fuori dal Parlamento non ha mai smesso di fare politica. Io credo che lo spazio per lui ci sia, il diritto di dire quello che pensa. In fondo tutta la sua opera non può essere ridotta a un maquillage. È stato capace di modernizzare la destra e l’ha fatta crescere. Di tutto questo, però, non c’è più traccia».
La traccia ci sarebbe. Nel simbolo di Fdi c’è quello di An…
«Io ero il primo a sperare che si potesse ricreare l’humus di Alleanza Nazionale. Purtroppo i Fratelli d’Italia hanno deciso di prendere un’altra strada. Noi eravamo europeisti, loro una cosa completamente diversa. Avevamo fatto dei passi in avanti, loro sono tornati indietro. Hanno preferito chiudersi in una torre, sono stati isolazionisti. Tutto il contrario di An, che era un partito dove la regola era il pluralismo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Alleanza Nazionale era arrivata al 15%, loro sono riusciti a respingere più gente di quanta ne hanno attratta».
Molti esponenti – ed elettori – sono rimasti in Forza Italia.
«Purtroppo anche quel partito è cambiato. All’inizio c’erano i pensatori, cos’è rimasto adesso? E gli esponenti che sono restati lo hanno fatto più che altro per amministrare quel poco di potere che gli è rimasto».
Forse si sente più vicino a chi ha scelto il Nuovo Centrodestra?
«Quando io ho rotto con Berlusconi, mi sono dimesso dal governo. Loro, invece, hanno rotto proprio per non dimettersi. Se davvero fossi vicino a qualcuno, mi sarei impegnato direttamente. Non me l’ha chiesto il dottore di fare politica».
Magari potrebbe trovare ospitalità nel nuovo movimento di Fini?
«Penso di sì. Penso che sia necessario rimettersi in moto per tutto il centrodestra e che chiunque ha delle idee le esprima. L’importante è essere consapevoli che il tempo è passato e che bisogna fare spazio ad altri. Non servono scialuppe di salvataggio per vecchi naufraghi».
Ma come fa a essere Fini il portabandiera della novità ?
«In questa politica che brucia tutto in fretta ben venga qualcuno che sappia dire cose che restano. C’è bisogno di un leader moderno, ma la destra è anche tradizione, è anche non rinnegare il proprio passato e i propri padri fondatori. Sono stufo di sentir parlare di traditori. In teoria lo sono stato anch’io, ma ho sempre agito credendo in quello che facevo. E se quella famosa notte due o tre deputati non si fossero fatti comprare, oggi magari Fini non sarebbe considerato un traditore, ma il salvatore della patria. Tanti continueranno a odiarlo. Ma magari in questi mesi qualcuno si è ricreduto».
Come si ricostruisce un centrodestra vincente? Rimettendo insieme i cocci o inventando qualcosa di nuovo?
«Non sono un appassionato delle formule. Mi auguro semplicemente che a destra ci sia un contenitore che sia quello che il Pdl non è stato capace di essere. A sinistra sono riusciti a fare il partito unico, a destra come pensiamo di rispondere?».
Quanto è ostativa la presenza di Berlusconi?
«Mi pare evidente che un centrodestra credibile che combatta ad armi pari con Renzi non possa essere guidato da Berlusconi. Nessuna guerra contro di lui, è semplicemente nello stato delle cose. Non può essere più lui il federatore».
Car. Sol.
(da “il Tempo”)
argomento: Fini | Commenta »
Giugno 4th, 2014 Riccardo Fucile
AL TG3 DICHIARA: “OCCORRE UN CANTIERE DELLE IDEE PER RILANCIARE IL CENTRODESTRA”…”PRIMARIE DI PROGRAMMA CON VOLTI NUOVI”
A fine giugno in piazza a Roma. La rentrèe politica di Gianfranco Fini adesso ha anche una data
e un luogo.
A comunicarlo è lui stesso al Tg3, aggiungendo altri particolari alla novità che sta agitando negli ultimi giorni il mondo della destra.
L’ex presidente della Camera si tiene ancora sul vago, spiega di non essere «un uomo per tutte le stagioni» e auspica l’avvento di nuove leadership.
Ma al tempo stesso scende direttamente in campo per favorire un «cantiere delle idee» che possa poi rappresentare la base programmatica per il rilancio del centrodestra: «Ritorno a fare politica attiva – spiega al Tg3 – anche se con modalità diverse da quelle tradizionali. Intendo rivolgermi non al ceto politico, ma a quegli elettori di centrodestra che vogliono sapere che cosa il centrodestra si propone di fare. Intendo coinvolgere gli elettori attraverso la Rete, attraverso delle assemblee, la prima delle quali si terrà a Roma alla fine di questo mese. Al termine di questo percorso trarremo le conseguenze».
Secondo l’ex presidente della Camera, c’è bisogno di chiarire le troppe incoerenze attuali del campo moderato: «Il centrodestra è diventato una Torre di Babele, per questo servono le primarie dei programmi, perchè un nuovo leader mi auguro che scaturisca sulle cose che si accinge a fare, altrimenti è un circolo vizioso. Non si può tenere insieme chi dice usciamo dall’euro e chi siede nei banchi del Partito popolare, occorre chiarezza su cosa intende fare, sui contenuti, sui programni, sui comportamenti».
Operazione che non può certo condurre in porto la sua «nemesi» Silvio Berlusconi: «Lui è il padre-padrone del suo partito, lo dico senza polemiche, e in altre occasioni è stato capace di innovare. Ora però penso che sia difficile, perchè Berlusconi non è più capace di scelte nette sui contenuti».
Giudizio sospeso, invece, per Corrado Passera, che «annuncia un’iniziativa meritoria rivolta all’elettorato moderato. Ma vediamo i contenuti e speriamo sia cosciente del fatto che la politica è tornata centrale ed è finita l’epoca del suo commissariamento con i tecnocrati e gli “esterni”».
Bene Renzi, quindi, e la sua rottamazione ma meglio, spiega l’ex leader di Alleanza Nazionale, «la meritocrazia, perchè l’esperienza non si butta alle ortiche».
Però, chiarisce Fini, «non con i volti di sempre: io non sono un uomo per tutte le stagioni e dico che adesso devono essere altri a farsi avanti».
È anche un modo per rispondere a chi lo accusa di essere un «tossicodipendente» della politica, uno che non sa resistere troppo a lungo lontano dal Transatlantico: «La politica non è una dipendenza. È una passione, un impegno civico».
Intanto, nel sondaggio su www.iltempo.it il 48% dei lettori continua a vedere di buon occhio un suo ritorno nel centrodestra.
Solo il 10%, invece, riaccoglierebbe Alfano.
Carlantonio Solimene
(da “il Tempo”)
argomento: Fini | Commenta »
Giugno 2nd, 2014 Riccardo Fucile
IL SONDAGGIO DE “IL TEMPO” SVELA CHE, FORSE DOPO AVER VISTO ALL’OPERA GLI ALTRI, L’ELETTORE RIVALUTA L’EX PRESIDENTE DI AN
Nessuna valenza scientifica, ma vi immaginereste mai che un sondaggio on line lanciato da un giornale tradizionalmente di centrodestra che notoriamente appoggia Forza Italia e l’affiliata sorella della Garbatella e che pone ai lettori la domanda: “Siete favorevoli ad un’alleanza di centrodestra che comprenda anche Alfano e Fini?” sveli un risultato a sorpresa?
E’ come se sul blog di Grillo fossero pubblicati i suoi guadagni o un editoriale di Favia, se su il Giornale si magnificasse De Benedetti o la legalità oppure se sull’Unità del dopoguerra si pubblicassero gli orari delle messe e i finanziamenti dall’Urss.
Eppure “il Tempo” fa accompagnare il sondaggio da un articolo che tende a orientare il lettore: Fini ossessionato «Voglio rifare un’altra destra».
Come se non fosse diritto di chiunque di pensarla come gli pare (e noi non la pensiamo come lui in molte cose) e di operare le scelte che preferisce, giuste o sbagliate che siano.
Ma la sorpresa la riservano i lettori del quotidiano romano che, invece che sputacchiare sull’ex segretario di An (che almeno il 13% di voti li aveva raccolti) che fanno?
Votano in oltre 2.000 (voto non ripetibile, quindi non taroccato) e rispondono così alla domanda “Siete favorevoli ad un’alleanza di centrodestra che comprenda anche Alfano e Fini?”.
Sì, ma solo Gianfranco Fini (49%)
Sì, ma solo Angelino Alfano (11%)
Sì, vanno inclusi entrambi (5%)
No, vanno esclusi entrambi (35%)
Stupore? Meraviglia?
Forse che, dopo aver visto all’opera la Corte dei miracolati, lecchini e badanti, inquisiti e galeotti, fancazzisti da una vita e mantenute, alla fine l’elettore di centrodestra non sia arrivato alla conclusione che sia meglio rivalutare l’ex presidente della Camera che, almeno per una volta, ha rischiato di suo?
Una cosa auguriamo a Fini per la sua salute: di non prendere sul serio il sondaggio e di tenersi alla larga da quartieri frequentati da tagliaborse.
Tagliaborse, sia chiaro, non tagliagola.
Per impersonare i secondi bisogna avere le palle.
argomento: Fini | Commenta »
Maggio 30th, 2014 Riccardo Fucile
L’ANNUNCIO A BARI, DURANTE UN DIBATTITO IN RICORDO DI MENNITTI
“Nel prossimo futuro sarò più presente nel dibattito politico”.
Lo ha annunciato a Bari Gianfranco Fini, in un dibattito sulle figure di Domenico Mennitti e Tatarella.
“L’esperienza di uomini di destra come Mennitti e Tatarella — ha spiegato — insegna che si deve dare vita a un ulteriore impegno, anche per fare in modo che nella società italiana esista una destra molto diversa da quella che attualmente c’è”.
A margine dell’incontro, incalzato dai cronisti sulla possibile nascita di un nuovo movimento, Fini ha risposto: “Mi sembra che più chiaro di così, non si può. Abbiate pazienza”.
“Non mi considero estraneo — ha proseguito Fini — ad un impegno politico che è l’impegno per la società “.
Alla domanda su cosa serva alla nuova destra, Fini ha risposto di avere “pazienza, prima ci devo pensare io”.
“Al di là delle battute — ha aggiunto — vi sembra mai possibile che si possa dire a nome di Alleanza Nazionale — Fratelli d’Italia, ‘usciamo dall’eurò, e che lo dicano uomini e donne che erano ministri e che andavano alle riunioni del Consiglio dei ministri a nome del governo italiano?”.
Parlando con i cronisti sul Nuovo Centro Destra, Fini ha commentato che “più che Nuovo Centro Destra, secondo me quello è un acronimo ‘Ndc’.
Ma non voglio polemizzare con loro”. “Io — ha aggiunto — ho una concezione, una idea di una politica di destra oggi, che non è rappresentata in questo momento nel panorama politico. Qualcuno può dire ‘prendine atto e basta’. Benissimo. Cercherò prossimamente, modi e tempi tutti da definire, di veder se è possibile dare vita a iniziative politiche che abbiamo una corrispondenza con certi valori e principi di destra, che al momento non ci sono ancora stati”.
Dopo una fase di riflessione, Fini aveva creato l’associazione “LiberaDestra” e iniziato a riprendere contatti con l’opinione pubblica attraverso la presentazione in tutta Italia del suo libro “il Ventennio”.
Da tempo si sussurrava che era imminente una sua “maggiore esposizione”, poche ore fa l’annuncio ufficiale del suo ritorno in campo dopo il flop della Meloni alle Europee.
Ora si attende di conoscere le linee e il programma di quesa “destra che non c’è”.
argomento: Fini | Commenta »