Destra di Popolo.net

LA MELONI CRITICA SALVINI: “IO NON AVREI MAI CITOFONATO, SEI PERSONA IN VISTA, RISCHI L’EMULAZIONE FUORI CONTROLLO”

Gennaio 23rd, 2020 Riccardo Fucile

LA STRATEGIA DI ROSICCHIARE VOTI SOVRANISTI SFRUTTANDO LE CAZZATE DI SALVINI

Arriva un altro distinguo dalla leader di Fratelli d’Italia che non ha condiviso la mossa dell’ex ministro dell’Interno
Giorgia Meloni prende ancora una volta le distanze da Matteo Salvini, stavolta sulla scena del citofono a Bologna. La leader di Fratelli d’Italia, ospite a Stasera Italia su Rete4, ha definito la mossa dell’ex ministro dell’Interno: «forte, di quelle a cui li ci ha abituato».
E prova a trovarne un senso: «Credo volesse dare voce a un problema diffuso nelle periferie, di fronte al quale la gente si sente lasciata sola. Lo spaccio — ha aggiunto Meloni — è sostanzialmente impunito in Italia».
I dubbi di Meloni però su quella scena salviniana andata in diretta su Facebook restano: «Il dubbio che ho è che quando sei una persona in vista, il rischio emulazione potrebbe non essere controllabile. io non lo avrei fatto, ma non lo trovo così incredibile».
Da mesi la presidente di FdI prova a smarcarsi dal segretario del Carroccio, forte anche dei sondaggi che attestano il suo partito in risalita, specie quando la Lega perde terreno. Tentativi di distinguersi cominciati dagli scambi accesi in occasione del comizio in piazza San Giovanni a ottobre 2019, quando la scenografia del palco rischiava di avere solo i simboli della Lega.
E poi la polemica che ne seguì sulla leadership nel centrodestra: «Noi, dico proprio il centrodestra — disse Meloni su Raitre da Lucia Annunziata — diciamo che quello che prende più voti all’interno della coalizione è il leader del centrodestra. Salvini l’ultima volta ha vinto quella competizione. La prossima volta vediamo chi le vince».

(da agenzie)

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SCHIAFFO ALLA MELONI: DIRIGENTE DI FRATELLI D’ITALIA LASCIA IL PARTITO E CHIEDE DI IMBARCARSI SULLA SEA WATCH

Gennaio 18th, 2020 Riccardo Fucile

MASSIMILIANO RUGO E’ UN POLIZIOTTO DI LIVORNO: “BASTA,NON SOPPORTO SALVINI, VOGLIO ESSERE DALLA PARTE DI CHI SALVA VITE UMANE”

Fino a qualche tempo fa Massimiliano Rugo era un componente della direzione provinciale livornese di Fratelli d’Italia. Di mestiere poliziotto, il 5 marzo scorso ha però lasciato il partito di Giorgia Meloni.
Prima di Natale Rugo ha preso anche un’altra decisione, ancora più deflagrante: ha chiesto di imbarcarsi sulla Sea Watch.
Il poliziotto livornese dice oggi di essere stato insofferente da anni alla svolta populista di Meloni; alla fine di quest’anno ha chiesto, racconta oggi Il Tirreno in un articolo a firma di Stefano Taglione, di imbarcarsi sulla Sea Watch, l’organizzazione non governativa tedesca che con la sua nave recupera e salva i naufraghi che tentano di arrivare dall’Africa all’Europa.
Rugo ce l’ha soprattutto con Salvini: «Il suo comportamento non mi piace e l’ho fatto presente pubblicamente, anche qualche anno fa quando io e il mio gruppo di FdI non andammo a un incontro con lui a Firenze. Poi non mi sta bene che critichi il premier Conte, mio professore alla Sapienza. Una persona squisita e competente che rispetto a Salvini è un gigante»
Oggi sul suo profilo facebook scrive: “Sempre dalla parte di chi salva vite umane!”, commenta condividendo la sentenza della Cassazione sull’arresto illegittimo di Carola Rackete.

(da agenzie)

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GLI SCONCI INSULTI SESSISTI DEL CONSIGLIERE REGIONALE VENETO DI FRATELLI D’ITALIA ALLE DONNE ANIMALISTE CONTRARIE ALLA CACCIA

Dicembre 26th, 2019 Riccardo Fucile

LE ASSOCIAZIONI: “LO DENUNCIAMO PER DIFFAMAZIONE, LA MELONI PRENDA LE DISTANZE”

Un post sessista e di cattivo gusto pone sotto i riflettori un esponente di Fratelli d’Italia.
Nel giorno di Natale Sergio Berlato di Fdi, consigliere regionale in Veneto e futuro europarlamentare (entrerà  in carica dopo la fuoriuscita della Gran Bretagna per la Brexit), ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una vignetta volgare dedicata “a tutte le signorine animaliste e vegane” che lo hanno criticato per il fatto di essere un “appassionato cacciatore”.
Berlato, infatti, è stato eletto a luglio scorso presidente dell’Associazione dei cacciatori veneti.
La vignetta ha scatenato una pioggia di critiche e commenti negativi oltre che le ire degli animalisti, al punto che Rinaldo Sidoli, portavoce di Alleanza Popolare Ecologista (Ape), annuncia che domani mattina presenterà  “un esposto alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per il reato di diffamazione, che potrà  essere sottoscritto da tutte le donne che si sono sentite offese e diffamate”.
Sidoli fa un appello alla leader di Fdi Giorgia Meloni: “Ci auguriamo che nelle prossime ore arrivino delle scuse da Fratelli d’Italia. Nell’attesa ci appelliamo a Giorgia Meloni perchè prenda le distanze da certe affermazioni denigratorie verso l’impegno di volontarie a difesa degli animali. Simili volgarità  non dovrebbero appartenere al linguaggio di un rappresentato dello Stato. In quelle poche parole vi è racchiuso un razzismo viscerale contro tutto il genere femminile, costretto, indipendentemente da ciò di cui si occupa, a dover rendere conto della propria vita sessuale. Una ironia che scade nel triviale per noi è inaccettabile”.

(da “La Repubblica”)

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FRATELLI DI ‘NDRANGHETA

Dicembre 20th, 2019 Riccardo Fucile

SONO GIA’ CINQUE GLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA ARRESTATI PER ‘NDRANGHETA, LA MELONI QUALCHE DOMANDA DOVREBBE FARSELA

Tra le 334 persone arrestate ieri nell’ambito dell’operazione Rinascita-Scott c’è anche un esponente di Fratelli d’Italia: Giancarlo Pittelli.
Oggi invece un altro membro del partito di Giorgia Meloni è stato dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta sulla ‘ndrangheta che ipotizza anche il voto di scambio. Si tratta di Roberto Rosso, assessore ai Diritti civili della Regione Piemonte.
Rosso e Pittelli condividono un passato politico di Forza Italia (entrambi sono stati eletti in Parlamento nelle fila del partito di Berlusconi) e sono da poco entrati in FdI.
Alle regionali in Piemonte Rosso è stato il più votato tra i candidati di FdI (4477 preferenze) ed è per questa ragione che è diventato assessore. A Rosso però viene contestata l’accusa di voto di scambio:   avrebbe offerto la somma di 15 mila euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti. Questa mattina Rosso avrebbe rassegnato le dimissioni da assessore alla Regione Piemonte.
Dalle indagini è emersa “la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità  mafiosa dei loro interlocutori”.
Francesco Saluzzo, procuratore generale del Piemonte, ha aggiunto che «secondo le risultanze delle indagini Roberto Rosso è sceso a patti con i mafiosi. E l’accordo ha avuto successo». Gli investigatori hanno documentato — anche con immagini — diversi incontri tra Rosso e alcuni presunti boss, tra cui Onofrio Garcea, esponente del clan Bonavota in Liguria, anche in piazza San Carlo a Torino
Rosso e Pittelli non sono i primi esponenti di Fratelli d’Italia finiti al centro di indagini riguardanti la criminalità  organizzata, in particolare di rapporti con la ‘Ndrangheta.
A luglio scorso venne arrestato Enzo Misiano, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Ferno (Varese).
L’accusa è quella di associazione a delinquere di stampo mafioso inserita nell’ambito dell’inchiesta Krimisa sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta in Lombardia.
Prima di lui c’era stato il presidente del Consiglio comunale di Piacenza Giuseppe Caruso che secondo gli inquirenti faceva parte dell’organizzazione criminale che operava tra le province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza e che aveva ai vertici soggetti considerati di primo piano come Salvatore Grande Aracri, Francesco Grande Aracri e Paolo Grande Aracri.
Ad agosto di quest’anno invece era stato il turno di Alessandro Nicolò capogruppo di Fratelli d’Italia alla regione Calabria fortemente voluto dalla Meloni e accusato di collusione con la cosca “Libri”.
Con gli arresti di Rosso e Pittelli siamo a quota cinque in pochi mesi. Questo giusto per mettere un numero ai “rigidissimi controlli” di Fratelli d’Italia.
La Meloni però fino ad ora non ne ha mai parlato. Oggi invece si rivolge a «chiunque pensi di usare il nostro simbolo per trattare con mondi che noi combattiamo» per dire forte e chiaro «Fratelli d’Italia non può essere la vostra casa”
Certo, Giorgia Meloni (così come qualsiasi leader di partito) non poteva sapere che i suoi candidati sarebbero stati indagati o arrestati, ma forse poteva immaginare che affidarsi a riciclati di altri partiti comportasse certi “rischi”.
La Meloni cade dalle nuvole e si chiede piuttosto «come ci si difende da chi bussa alla tua porta, dice di voler combattere con te e sembra avere un curriculum specchiato, ma poi viene accusato di reati così infami?».
Non lo chieda a noi, o ai suoi elettori: è lei il leader di quel partito.

(da “NextQuotidiano”)

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GIANCARLO PITTELLI, L’EX FORZA ITALIA E DA DUE ANNI IN FRATELLI D’ITALIA, ARRESTATO IN CALABRIA: “UN AFFARISTA MASSONE AL SERVIZIO DEI CLAN”

Dicembre 20th, 2019 Riccardo Fucile

LE ACCUSE : “ASSOCIATO ALLA COSCA MANCUSO”… QUANDO LA MELONI SCRIVEVA: “LA NOSTRA COMUNITA’ CRESCE, BENVENUTO A PITTELLI, UN VALORE AGGIUNTO PER LA CALABRIA E PER L’ITALIA TUTTA”

Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Forza Italia poi passato a Fratelli d’Italia, è stato arrestato ieri mattina nell’operazione Rinascita-Scott che ha visto nove famiglie di ‘ndrangheta azzerate, intere cosche decapitate, beni per 15 milioni sequestrati, «il numero uno in Calabria» Luigi Mancuso di nuovo dietro le sbarre insieme ad altre 259 persone fra la Calabria e il Nord Italia, 70 ai domiciliari e 4 con il divieto di dimora.
Pittelli è un politico di lungo corso, tanto ben addentrato in certi ambienti da poter affermare che «per la formazione di Forza Italia, la prima persona che Dell’Utri avrebbe contattato fu Piromalli a Gioia Tauro» scrive il Ros in un’informativa. Racconta oggi Repubblica:
«Un affarista massone al servizio dei clan» si legge nelle pagine che ripercorrono le innumerevoli circostanze in cui si è messo a disposizione del clan.
Dall’intervento per far passare alla figlia del boss l’esame di istologia scomodando persino il rettore dell’Università  di Messina, all’impegno per far assumere il figlio di un capo al policlinico Gemelli, dagli appuntamenti in tutti gli ospedali d’Italia per amici e parenti di boss, alle spintarelle per far promuovere funzionari pubblici vicini al clan, Pittelli non si è mai tirato indietro.
In più, per i giudici ha in generale «condiviso la modalità  di conduzione   della cosca, aderendo alla “politica gestionale” di Luigi Mancuso».
Insomma, anche senza battesimi e santini, agiva da affiliato. Anzi, svolgeva un ruolo più importante perchè come massone di alto rango «è stato in grado di far relazionare la ‘ndrangheta con i circuiti bancari, le società  straniere, le università , le istituzioni». Ma usava le stesse cautele degli ‘ndranghetisti per incontrare Mancuso all’epoca irreperibile e mostrava la stessa arroganza negli affari, sbandierando il nome del clan. Identica poi l’ansia di reperire informazioni sulle indagini, che prontamente girava al boss.
Per questo poteva contare su una serie di investigatori travolti dall’inchiesta, dall’attuale comandante provinciale dei carabinieri di Teramo, Giorgio Naselli, al maresciallo della Guardia di Finanza, Michele Marinaro, persino in grado di “interrogare” il pentito Andrea Mantella su commissione dell’avvocato.
Pittelli, che era stato anche consigliere comunale della Democrazia Cristiana a Catanzaro, è indicato come «associato esterno» alla cosca capeggiata da Luigi Mancuso, il capo Crimine di Vibo, anche lui arrestato.
«Un’amicizia» la loro, non del «tutto disinteressata», che Pittelli non disdegna mai di far «pesare» nei momenti opportuni. Non erano meno cordiali i rapporti di alcuni politici e gli ‘ndranghetisti del territorio, pronti a dare una mano ad ogni elezione. Nelle intercettazioni riportate oggi dal Corriere della Sera si raccontano i contatti tra lui e il consigliere regionale Giamborino del Partito Democratico:
«È stato due volte deputato e una volta senatore… Con me siamo fraterni amici… se gli dico che si deve buttare dal ponte si butta dal ponte».
Poi gli investigatori dell’Arma hanno intercettato lo stesso Pittelli, che racconta passato e presente: «Dell’Utri la prima persona che contattò per la formazione di Forza Italia fu Piromalli a Gioia Tauro… Ci sono due mafiosi in Calabria, che sono i numeri uno in assoluto. Uno è del vibonese e l’altro è di Gioia Tauro, si chiama Giuseppe Piromalli…».
Abbandonata l’attività  politica ufficiale, secondo l’accusa, l’avvocato Pittelli è diventato «l’uomo cerniera» tra l’altro numero uno della mafia calabrese, Luigi Mancuso, «e la cosiddetta società  civile, mettendo a disposizione la sua fitta rete di rapporti conoscenze ed entrature, anche nel mondo istituzionale». Sfruttando pure la sua affiliazione massonica.

(da “NextQuotidiano”)

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A BOLOGNA RAFFICA DI DIMISSIONI DA FRATELLI D’ITALIA PER DISSENSI SULLE REGIONALI: “NON ESISTE MERITOCRAZIA”

Dicembre 19th, 2019 Riccardo Fucile

“NON SUSSISTONO PIU’ LE CONDIZIONI UMANE E POLITICHE PER CONTINUARE”: SE NE VANNO IL RESPONSABILE PROVINCIALE, QUELLO GIOVANILE, 12 CONSIGLIERI COMUNALI E TUTTI I PRESIDENTI DI CIRCOLO

Nel giorno in cui Giorgia Meloni è a Imola e Forlì Fratelli d’Italia perde molti pezzi a Bologna per dissensi sulla strategia elettorale.
“Non sussistono più le condizioni umane e politiche per continuare”, scrive Fabrizio Nofori, responsabile provinciale di Fratelli d’Italia, componente della direzione nazionale del partito e responsabile regionale dell’organizzazione, annunciando l’addio “suo e della classe dirigente che lo ha seguito fin qui”, specifica la nota (inviata dall’indirizzo mail del partito di Bologna) che racconta la sua decisione
Rassegnano infatti le dimissioni (lasciando il partito) anche il portavoce provinciale di Gioventù nazionale, il componente della direzione nazionale del giovanile, il portavoce cittadino di Gioventù nazionale, il responsabile dell’Università  di Gioventù nazionale, 12 consiglieri comunali, il responsabile provinciale dell’organizzazione, il segretario amministrativo provinciale e cittadino, “tutti i presidenti di Circolo con i relativi iscritti”, tre esponenti dell’assemblea nazionale del partito: oltre una ventina di dirigenti, più gli iscritti.
“E’ una decisione difficile e sofferta- ammette Nofori- abbiamo fondato questo partito a Bologna e provincia, l’abbiamo affermato e fatto crescere sul territorio, spesso ostacolati da chi vedeva nel nostro progresso un intralcio alle proprie ambizioni personali, investendo passione, tempo e risorse, credendo nella premessa di una politica meritocratica, che Meloni sembrava incarnare. Purtroppo a distanza di sette anni con estremo rammarico devo prendere atto che non è più così. Nell’ultimo anno sono stato spesso in disaccordo con le decisioni del partito; nonostante cio’, ho sempre rispettato il volere della dirigenza, ma le ultime scelte fatte in vista delle prossime elezioni regionali dimostrano che andiamo in direzioni diverse”, chiarisce Nofori.

(da Globalist)

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TUTTI I SOLDI DI GIORGIA MELONI

Dicembre 8th, 2019 Riccardo Fucile

I FINANZIAMENTI AL PARTITO DA PARTE DI LOBBY, PALAZZINARI ROMANI INDAGATI E I FAVORI DELLA FONDAZIONE DI ALLEANZA NAZIONALE

L’Espresso pubblica oggi un’inchiesta su Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia e i soldi al partito.
L’articolo di Federico Marconi e Giovanni Tizian racconta i finanziatori partendo dal 12 novembre e dalla cena di gala a inviti dell’European Conservatives and Reformists, di cui fanno parte i cinque deputati di Fratelli d’Italia eletti alle elezioni di maggio.
Tra gli invitati troviamo rappresentanti di multinazionali e società  che hanno versato contributi sostanziosi negli ultimi anni ai conservatori.
Per esempio At&T, il colosso texano delle telecomunicazioni quotato in Borsa, che ha donato 12mila euro nel 2017 e 13.230 euro l’anno successivo.
Il capo di At&T, Randall Stephenson, risulta tra i maggiori finanziatori dei repubblicani americani. In sintonia con Paul Singer, padre del fondo Elliot Management che ha investito oltre 3 miliardi proprio in AT&T e che negli anni è stato molto generoso con il partito di Trump.
La corporation era presente alla cena del 12 novembre con Alberto Zilio, direttore degli affari pubblici in Europa e lobbista di At&T.
Giorgia Meloni, grazie a Raffaele Fitto, è salita sul cavallo giusto. Anche perchè è d’oro: nel 2017 il gruppo Ecr ha incassato 1,44 milioni sovvenzioni dal Parlamento. Che, stando ai dati ufficiali dell’Autorità  che si occupa di monitorare questi flussi, potrebbe versare altri 7 milioni per gli anni 2018 e 2019.
Ecr si piazza così tra il terzo e quarto posto per soldi pubblici ricevuti. E lo strapotere dei burocrati dell’Unione? In questo caso nulla da eccepire.
Il racconto elenca gli altri finanziamenti a Fratelli d’Italia. Ad esempio il 9 maggio 2018, due mesi dopo le elezioni politiche, il partito ha ricevuto un bonifico di 70mila euro dall’Associazione Cacciatori Veneti.
Ma a fare la parte del leone sono i palazzinari romani: Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia hanno ricevuto dai più noti costruttori romani circa 180 mila euro di donazioni.
«Si tratta di erogazioni liberali da parte di società  che non avevano alcuna criticità  giudiziaria da noi conosciuta», è la risposta del partito ricevuta dall’Espresso.
Negli elenchi ufficiali ci sono tutti: Angiola Armellini, immobiliarista già  indagata, nel 2014, per una maxi evasione fiscale, con 20 mila euro, versati tramite quattro società  nel 2016 quando cioè era nota la sua disavventura giudiziaria; Sergio Scarpellini, palazzinaro deceduto l’anno scorso, coinvolto nello scandalo della casa dell’ex braccio destro di Virginia Raggi, Raffaele Marra ; i costruttori Santarelli; un’azienda del gruppo Mezzaroma; le imprese del gruppo Navarra, attivissime negli appalti pubblici che hanno versato 25 mila euro; infine l’immancabile Luca Parnasi, l’imprenditore del mattone che voleva realizzare il nuovo stadio della Roma, poi travolto da un’inchiesta giudiziaria per corruzione e per finanziamento illecito.
Oltrechè a fondazioni e associazioni legate a Pd e Lega, ha donato anche a Fratelli d’Italia, sezione Roma-Lazio, che ha percepito 50 mila euro dalla stessa società , l’Immobiliare Pentapigna, con cui Parnasi ha foraggiato Carroccio e Dem.
Poi ci sono le fondazioni più legate al partito. Una è la Fondazione Alleanza Nazionale, che nasce nel 2012 per tutelare il patrimonio, ideale e immobiliare, dell’ex Msi.
Nel patrimonio immobiliare degli ex missini figura l’appartamento di via della Scrofa, 39, a due passi da Camera e Senato, dove Fratelli d’Italia ha da poco trasferito il suo quartier generale. Un altro indirizzo denso di storia: sede del Msi di Almirante e poi di Alleanza Nazionale con Gianfranco Fini.
Poi c’è un altro luogo identitario dell’ex Msi, in via Ottaviano, 9. A pochi passi da lì nel 1975 è stato ucciso lo studente greco Mikis Mantakas e per questo ha avuto sempre una centralità  nella topografia della destra romana. Dopo lo scioglimento di An era stata occupata dal Movimento Sociale Europeo fino a quando, nel 2015 non è stato minacciato lo sfratto. Fu forte la mobilitazione di tutti i camerati romani per evitare che la sede si trasformasse in un locale commerciale.
Interviene allora la Fondazione An, che a inizio luglio 2018 compra l’immobile da Pasquale ed Eleonora Romualdi. Un ottimo affare. Per 174 metri quadrati a pochi passi da San Pietro, gli ex missini hanno speso solo 50 mila euro: 288 euro al metro quadro in una zona in cui anche per un box le quotazioni sono assai più alte.
Nella lista delle fondazioni d’area c’è poi la Giuseppe Tatarella. A capo Francesco Giubilei, ’92, fondatore di Nazione Futura. Organizza eventi in giro per l’Italia, a cui partecipa anche l’uomo di Steve Bannon, Benjamin Harnwell.

(da “NextQuotidiano”)

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TRUMP E’ PROPRIO MESSO MALE: ORA LA SUA PREFERITA E’ LA MELONI

Novembre 28th, 2019 Riccardo Fucile

SALVINI TROPPO LEGATO A PUTIN E IL PRESIDENTE USA VIRA SULL’ALTRA SOVRANISTA DE NOIATRI, INVITATA ALL’AMBASCIATA USA

Nell’universo sovranista italiano si offusca la stella di Matteo Salvini mentre splende sempre di più quella di Giorgia Meloni.
La leader di Fratelli d’Italia, ritratta con   Steve Bannon, 66 anni, in occasione dell’intervento dell’ex stratega di Donald Trump ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, nel 2018, in quella circostanza la leader di Fdi annunciò l’adesione del suo partito a “The Movement”, il “movimento populista mondiale” di Bannon.
E ora, scrive Claudio Tito su Repubblica, si avvicina agli USA:
Donald Trump scende in campo. Non solo negli States per la corsa al secondo mandato presidenziale. Ma anche in Italia. Ovviamente non in prima persona, ma per interposta leadership. Il suo passo, infatti, sta tastando anche il nostro terreno in vista di eventuali elezioni anticipate. E le sue scelte sono state già  compiute. La preferenza rimane nel perimetro cosiddetto “sovranista”. Il favore, però, non è per Matteo Salvini bensì per Giorgia Meloni
Che ci fosse del feeling tra l’universo “trumpiano” che si muove nel nostro Paese e la capa di Fratelli d’Italia, lo si era capito. Ma due settimane fa, per la precisione nel tardo pomeriggio di martedì 12 novembre, è accaduto qualcosa di più: è stata invitata dall’ambasciatore statunitense a Roma, Lewis Eisenberg, ad un incontro super riservato. Il faccia a faccia si è svolto nella residenza del diplomatico Usa, Villa Taverna. L’esito del colloquio è stato tanto pragmatico quanto fondamentale per il partito sovranista: l’amministrazione di Washington trasmette il suo apprezzamento.
Al punto da rendersi disponibile a collaborare per un nuovo viaggio negli Stati Uniti della Meloni all’inizio del 2020.
Una missione organizzata per farle varcare i cancelli della Casa Bianca per parlare direttamente con Trump o in alternativa con il vicepresidente Pence.
L’agenda e le date sono ancora definire. Nelle intenzioni della presidente di Fdi ci sarebbe anche il tentativo di fare conoscenza, nella stessa occasione, con i pezzi forti del Grand Old Party, ossia del Partito Repubblicano.

(da agenzie)

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I FANS DELLA MELONI HANNO PRESO MALE LA SUA PROPOSTA DEL 5 PER MILLE PER I RIMPATRI

Novembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile

UNA MAREA DI CRITICHE: “DEVO ANCHE PAGARLI PER RIMANDARLI A CASA?”…   QUALCUNO AVVISI LA MELONI CHE SENZA ACCORDI CON I PAESI DI ORIGINE NON RIMPATRIA UNA MAZZA

Da quando il MoVimento 5 Stelle l’ha accusata di essere un’assenteista in Parlamento, Giorgia Meloni ci tiene a far sapere che lei e Fratelli d’Italia lavorano, eccome se lavorano.
La vicecapa daa’ gggente quindi ha deciso oggi di far sapere attraverso la sua pagina facebook che FdI ha presentato un emendamento un po’ curioso: quello che prevede di destinare il 5 per mille al fondo rimpatri degli immigrati illegali.
“Presentato emendamento di Fratelli d’Italia alla manovra per consentire, a chi volesse, di destinare il proprio 5 per mille del reddito al fondo rimpatri degli immigrati illegali. Aiutiamo il rispetto delle regole, invece di alimentare l’illegalità .”
Le intenzioni di Giorgia sono buone, ma evidentemente i suoi fans non le hanno recepite così.
E così nei commenti se la prendono con lei: “Devo anche pagare per rimandarli a casa loro????? No!!!! Una telefonata al governo del loro stato con testuali parole: “ciccio manda quello che ti pare, aerei, navi, pullman ti devi riprendere i tuoi cittadini, perchè in casa nostra sono entrati senza permesso!”.
“Vorrei poter destinare l’ 8à—1000 a sostegno delle regioni che sono state messe in seria difficoltà  da avverse condizioni meteo e terremoti. Facciamo qualcosa anche in questo senso? Cordiali saluti”, aggiunge Fabiana. ”
“I soldi per i rimpatri ve lo diamo già . Cerchiamo di limitare gli arrivi. Il mio 5 x 1000 lo do per altro. Grazie”, sostiene Alessandra.
Ma la vicecapa daa’ gggente (e il suo social media manager Tommaso Longobardi) deve riflettere: non è con questo autogoal che si costruisce una Bestia ben fatta.
Ps Qualcuno avvisi la Meloni che per fare i rimpatri occorre che il Paese di provenienza sia d’accordo a riaccoglierli

(da agenzie)

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