FRATELLI DI ‘NDRANGHETA
SONO GIA’ CINQUE GLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA ARRESTATI PER ‘NDRANGHETA, LA MELONI QUALCHE DOMANDA DOVREBBE FARSELA
Tra le 334 persone arrestate ieri nell’ambito dell’operazione Rinascita-Scott c’è anche un esponente di Fratelli d’Italia: Giancarlo Pittelli.
Oggi invece un altro membro del partito di Giorgia Meloni è stato dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta sulla ‘ndrangheta che ipotizza anche il voto di scambio. Si tratta di Roberto Rosso, assessore ai Diritti civili della Regione Piemonte.
Rosso e Pittelli condividono un passato politico di Forza Italia (entrambi sono stati eletti in Parlamento nelle fila del partito di Berlusconi) e sono da poco entrati in FdI.
Alle regionali in Piemonte Rosso è stato il più votato tra i candidati di FdI (4477 preferenze) ed è per questa ragione che è diventato assessore. A Rosso però viene contestata l’accusa di voto di scambio: avrebbe offerto la somma di 15 mila euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti. Questa mattina Rosso avrebbe rassegnato le dimissioni da assessore alla Regione Piemonte.
Dalle indagini è emersa “la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori”.
Francesco Saluzzo, procuratore generale del Piemonte, ha aggiunto che «secondo le risultanze delle indagini Roberto Rosso è sceso a patti con i mafiosi. E l’accordo ha avuto successo». Gli investigatori hanno documentato — anche con immagini — diversi incontri tra Rosso e alcuni presunti boss, tra cui Onofrio Garcea, esponente del clan Bonavota in Liguria, anche in piazza San Carlo a Torino
Rosso e Pittelli non sono i primi esponenti di Fratelli d’Italia finiti al centro di indagini riguardanti la criminalità organizzata, in particolare di rapporti con la ‘Ndrangheta.
A luglio scorso venne arrestato Enzo Misiano, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Ferno (Varese).
L’accusa è quella di associazione a delinquere di stampo mafioso inserita nell’ambito dell’inchiesta Krimisa sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta in Lombardia.
Prima di lui c’era stato il presidente del Consiglio comunale di Piacenza Giuseppe Caruso che secondo gli inquirenti faceva parte dell’organizzazione criminale che operava tra le province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza e che aveva ai vertici soggetti considerati di primo piano come Salvatore Grande Aracri, Francesco Grande Aracri e Paolo Grande Aracri.
Ad agosto di quest’anno invece era stato il turno di Alessandro Nicolò capogruppo di Fratelli d’Italia alla regione Calabria fortemente voluto dalla Meloni e accusato di collusione con la cosca “Libri”.
Con gli arresti di Rosso e Pittelli siamo a quota cinque in pochi mesi. Questo giusto per mettere un numero ai “rigidissimi controlli” di Fratelli d’Italia.
La Meloni però fino ad ora non ne ha mai parlato. Oggi invece si rivolge a «chiunque pensi di usare il nostro simbolo per trattare con mondi che noi combattiamo» per dire forte e chiaro «Fratelli d’Italia non può essere la vostra casa”
Certo, Giorgia Meloni (così come qualsiasi leader di partito) non poteva sapere che i suoi candidati sarebbero stati indagati o arrestati, ma forse poteva immaginare che affidarsi a riciclati di altri partiti comportasse certi “rischi”.
La Meloni cade dalle nuvole e si chiede piuttosto «come ci si difende da chi bussa alla tua porta, dice di voler combattere con te e sembra avere un curriculum specchiato, ma poi viene accusato di reati così infami?».
Non lo chieda a noi, o ai suoi elettori: è lei il leader di quel partito.
(da “NextQuotidiano”)
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