Luglio 21st, 2020 Riccardo Fucile
UNA OPPOSIZIONE COSTRUTTIVA DOVREBBE PORSI SOLO IL PROBLEMA DI COME SPENDERLI NELL’INTERESSE DEGLI ITALIANI E AVANZARE PROPOSTE… IL CONFRONTO CON LA CARFAGNA E’ IMPIETOSO
Vediamo come ha reagito l’opposizione all’accordo sul Recovery Fund che garantirà all’Italia una cifra di 210 miliardi tra sussidi a fondo perduto e prestiti.
Di Salvini che rosica e spara balle abbiamo già parlato in altro articolo, vediamo cosa ha detto Giorgia Meloni i cui toni sono molto più contenuti.
“Conte – riconosce – ha battuto gli egoismi dei nordici ma ha ottenuto un risultato inferiore alle speranze. Il super freno di emergenza rischia di essere un commissariamento”.
E qui la Meloni dimostra tutti i suoi limiti politici:
1) Non ha capito che i Paesi del Nord hanno solo fatto tanto casino per tre giorni per ottenere 8,5 miliardi in più sui rebate, ovvero uno sconto sulle quote da versare alla Ue (obiettivo dal loro punto di vista legittimo e anche equo, visto che ricevono molto poco rispetto a quanto versano)
2) Dire “risultato inferiore alle speranze” è falso: abbiamo ottenuto 35 miliardi in più rispetto al progetto iniziale, parlano i fatti.
3) Il superfreno di emergenza non è affatto un commissariamento visto che un solo Paese non potrà bloccare nulla, ma occorrerà la maggioranza qualificata del Consiglio europeo ( e i nordici non l’hanno). E’ un legittimo strumento perchè chi ti regala 81 miliardi sulla base di un tuo programma ha ben diritto a controllare che non li sputtani.
Se regali 100.000 euro a tuo figlio per comprarsi una casa e scopri che se li è spesi alle slot machine, pensiamo che anche la Meloni si incazzerebbe.
4) Una opposizione seria gioirebbe per il successo ottenuto dal governo ma porrebbe due problemi reali, uno interno al centrodestra e uno esterno.
Il primo, affrontato lucidamente da Mara Carfagna nell’articolo precedente a questo, è se il centrodestra vuole continuare a invocare l’autarchia o porsi all’avanguardia degli Stati Uniti d’Europa del futuro.
Il secondo è avere un progetto su “come spendere questi soldi” per rilanciare il Paese. Cominciando con il fare un mea culpa ogni volta che cavalca le proteste di questa o quella categoria che pretende quattrini. Questa politica clientelare porta qualche consenso nel breve periodo ma sta affossando l’Italia, dando all’estero un’immagine di un popolo di accattoni che pretende aiuti senza fare mai sacrifici.
Per una destra sociale non esistono “categorie speciali” a cui lisciare il pelo o poteri forti da rappresentare, esiste l’interesse del popolo italiano nel suo complesso.
Per poter abbassare le tasse occorre che tutti le paghino, ad esempio, non chiedere condoni per i traditori del Paese che sfruttano i servizi di chi le paga.
Per creare lavoro occorre aiutare l’imprenditoria giovanile, non quella di certi parassiti che da una vita si mettono in tasca gli utili e socializzano le perdite.
Occorre eliminare il lavoro nero e dare dignità ai poveri, non negare loro un reddito di sopravvivenza, tanto per capirci.
Meritocrazia vuole dire dare possibilità di base uguale a tutti e poi far emergere le eccellenze, non tenere lo strascico agli speculatori.
Invece che distribuire soldi a pioggia a finti poveri con 100.000 euro in banca si diano prestiti a chi ha un progetto imprenditoriale nuovo, a consorzi di giovani che “vogliono spaccare il mondo” e creare posti di lavoro.
Questo si aspetta un elettore di destra sociale, non certo analisi sovraniste da quattro soldi.
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Luglio 5th, 2020 Riccardo Fucile
LA SUA DIFFUSIONE NASCE DA UNA FAIDA INTERNA AL PARTITO DELLA MELONI
Diventato famoso a livello nazionale dopo la diffusione di una sua fotografia in tenuta nazista con tanto di bandiera e un quadretto di Adolf Hitler, il consigliere comunale di Nimis Gabrio Vaccarin si era giustificato sostenendo che si trattava di uno scatto del 2010 fatto durante il carnevale.
C’è un problema, la presenza di un cellulare che sarebbe piuttosto moderno per l’epoca.
Vaccarin aveva fornito, in una risposta a un post privato diffuso da un altro consigliere comunale di un comune vicino, le sue spiegazioni sul caso
Sono foto del carnevale 2010. Ho moltissimi testimoni fra cui il mio Sindaco. Questa pagliacciata era emersa anche in campagna elettorale tre anni fa…e dieci anni orsono non ero impegnato in politica e FDI neanche esisteva. Era solo una carnevalata, strumentalizzata per farmi del male. Con cordialità .
Secondo un sito friulano, che pare abbia avuto accesso a un cellulare contenente la foto originale, questa risalirebbe al gennaio del 2018.
Lo dimostra uno screenshot associato alla foto di Vaccarin, diffusa da un sito locale friulano.
Come mai solo ora compare questa foto? Che sia del 2010 o del 2018, cosa spingerebbe qualcuno a diffonderla?
Dai numerosi post social ci sarebbe proprio un iscritto che prosegue con dedizione una guerra interna nel partito regionale.
Torniamo alla domanda sul perchè pubblicare quelle foto, per quanto vecchie possono essere. Il motivo risulterebbe riscontrabile nel post stesso, ossia un riferimento a una «difesa dei musulmani» da parte di Vaccarin.
Vaccarin, nel suo post, critica le affermazioni pubblicate sui social dal consigliere comunale di Tarcento Riccardo Prisciano, eletto nel 2016 nelle file di Fratelli d’Italia.
Prisciano sostiene di aver «battagliato» da solo contro la «moschea», accusando tutti i colleghi del centrodestra di non averlo aiutato e di aver negato l’esistenza della stessa negli anni.
Sulla questione religiosa ci sarebbero dei precedenti per Prisciano, come leggiamo in un articolo del Messaggero Veneto del 27 settembre 2019 dal titolo «Blitz a sfondo razziale in moschea, sei mesi a un consigliere comunale».
Non solo, alcuni commenti rivolti a Laura Boldrini, Angelino Alfano, Matteo Renzi e Giorgio Napolitano, gli sarebbero costati l’allontanamento dall’Arma dei Carabinieri per poi essere reintegrato dal TAR nel 2019.
Prisciano è lo stesso che, durante le elezioni regionali del 2018, aveva contestato il fatto che i Carabinieri «vadano a mangiare negli stessi piatti e con le stesse posate degli immigrati minorenni», una vicenda riportata anche fuori regione.
Vaccarin, evidentemente, ha toccato un tasto dolente al collega consigliere
Resta il fatto che la diffusione della foto è risultato un doppio attacco, a Vaccarin che ha osato contestare il collega e al coordinamento locale del partito di Giorgia Meloni.
(da Open)
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Giugno 13th, 2020 Riccardo Fucile
SI LAMENTA PERCHE’ IL CATERING E’ SOBRIO E CON MINI PIATTINI, SOLO TARTINE MA “NIENTE BUCATINI”… CHE SIA QUESTO IL REALE MOTIVO PER CUI NON HA PARTECIPATO?
E insomma, si era capito che era stata Giorgia Meloni a trascinare Matteo Salvini e Antonio Tajani verso il no del centrodestra agli Stati Generali, ma non si era ancora compreso il vero motivo del diniego. Però ieri la leader di Fratelli d’Italia ci ha fornito un interessante indizio: il menù. La Meloni in un tweet ha infatti spiegato che Conte ha chiesto un “catering molto leggero e sobrio con mini piattini”, ovvero “tartine, papaya e maracuja” ma “niente bucatini”. In effetti un’amatriciana avrebbe sicuramente ben disposto tutti i presenti, altro che queste robe radical chic di voi di sinistra.
Poi la Meloni ha deciso di contestare un’altra circostanza dell’organizzazione dell’evento, notando che gli Stati Generali ” si aprono con i rappresentanti di Commissione Europea, BCE e Fondo Monetario, cioè la Troika. Conte vuole dare un messaggio agli italiani e ai mercati finanziari o è solo dilettantismo?”.
Ora, a parte che dilettantismo è affermare che il ministro dell’Economia Gualtieri “ha firmato il MES”, come hanno fatto lei, Salvini e Casapound qualche tempo fa non sapendo, per evidente ignoranza, che la procedura non è quella e che quello che stavano affermando è impossibile.
Ma in effetti chiamare la Commissione Europea e la BCE oltre al FMI quando si deve parlare di come investire i soldi è un chiaro segnale o messaggio oscuro.
Se Conte invece avesse voluto fare le cose perbene, avrebbe chiamato la Banca della Sgurgola, Alvaro Vitali e Il Petomane.
E allora sì che sarebbe stata tutta un’altra cosa
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 7th, 2020 Riccardo Fucile
QUANDO SI PRENDONO LEGITTIMAMENTE LE DISTANZE UN PO’ DI AUTOCRITICA NON SAREBBE MALE
Giorgia Meloni in un colloquio con La Stampa oggi dice che Fratelli d’Italia e il centrodestra non c’entrano niente con gli ultras e Forza Nuova in piazza al Circo Massimo e con gli scontri.
Poi però li difende:
Ieri al Circo Massimo, alla manifestazione organizzata da Ultras, neofascisti e Forza nuova, si sono verificati scontri e tensioni con polizia e giornalisti. Il 4 luglio nello stesso luogo voi volete portare migliaia di persone. Riuscirete a tenere alla larga i più agitati
«Noi non abbiamo a che fare con questi gruppi, lontani da noi assolutamente. Vedo però un tentativo di criminalizzare l’opposizione che scende in piazza, come è successo il 2 giugno. Il tentativo di accostare noi ad altri è strumentale.Il gioco di criminalizzare chi dissente è un modo per trasformare le mascherine in bavaglio. Io sono preoccupata per questa deriva liberticida».
In effetti è vero che fino a prova contraria Meloni non c’entra nulla con quelli in piazza al Circo Massimo, ma non spiega però perchè Simone Carabella, uno dei protagonisti ieri della situazione degenerata poi in piazza, era candidato con Fratelli d’Italia alle Regionali nel Lazio.
Forse un po’ di autocritica ogni tanto farebbe bene.
(da agenzie)
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Maggio 13th, 2020 Riccardo Fucile
MENTRE RAMPELLI, STORACE E CROSETTO DICONO QUALCOSA DI INTELLIGENTE, LEI NON SA FARE IL SALTO DI QUALITA’ PERCHE’ NON NE E’ CAPACE
Giorgia Meloni rappresenta il classico esempio del ciclista che per tutta la corsa annaspa dietro al Capitano, ogni tanto gli dà il cambio per fargli riprendere fiato, ma non riesce a dimostrare di avere il passo giusto per vincere mai una gara.
Per farlo non basta attendere che il Capitano mostri la corda del logorio, occorre uno scatto, una vitalità , una strategia di gara, non basta accodarsi quando lui rallenta o copiarne pedissequamente la tattica di gara.
Non si diventa leader per estinzione altrui ma per carisma, capacità di innovazione, velocità di anticipare i mutamenti della società futura, non certo adagiandosi su quella attuale.
Non esiste leader che non abbia attuato “strappi” storici, ideologici, esistenziali, mettendo in discussione in primis il proprio movimento politico, creando dibattito, confronto di idee, dissenso, aggregazioni nuove.
Potremmo citare, al di là dei giudizi che ciascuno di noi può avere su di loro (ai fini del ragionamento che andiamo a fare non è rilevante) Berlinguer, Craxi, il movimento di Grillo, Fini, Renzi, Salvini, Berlusconi, politici che hanno apportato “mutamenti”, cambiando la linea delle rispettive aree politiche.
Giorgia Meloni proviene dal Msi, un partito che ha avuto tante anime nella sua evoluzione: dalla “destra nazionale” di Giorgio Almirante al socialismo tricolore di Beppe Niccolai e Giano Accame, dalla destra sociale di Pino Rauti alle simpatie liberiste di Mennitti. Abbiamo partecipato a congressi e comitati centrali dove il livello del dibattito era “alto”, culturalmente avvincente nel dispiegarsi di posizioni diverse e nel confronto delle diverse anime della destra italiana.
Ebbene di quel modello di “destra in movimento” in Giorgia Meloni non c’e’ traccia: solo un andare a rimorchio di altri, una ripetizione di slogan anticomunisti da guerra fredda, un nazionalismo post-bellico da inizio novecento, un servilismo verso il “modello americano”, un conservatorismo da vecchia bigotta, una catastrofica incapacità culturale a “staccare” con la rappresentazione che gli avversari fanno della destra post-fascista.
Ha costruito in pratica la tipica immagine che gli avversari ti vogliono cucita addosso, un piccolo miracolo in negativo.
Non c’e’ battaglia di retroguardia che non la veda protagonista, tra sparate esilaranti come il blocco navale o la difesa della famiglia tradizionale da parte di una che ha una figlia fuori dal matrimonio.
Incapace di ammettere la scarsa coerenza di chi ha votato (con Berlusconi) una serie infinita di leggi che oggi contesta come se fosse caduta dal pero.
Nella vita si può sbagliare, certo, ma onestà vorrebbe che si ammettesse di aver cambiato idea.
Ieri tre esponenti dell sua area politica (Rampelli, Storace, Crosetto) hanno avuto parole di stima per Silvia Romano e per la sua scelta di vita.
Era una occasione da cogliere al volo per dare un “colpo di timone” al partito, indirizzando la nave di Fdi verso nuovi lidi.
Occasione persa perchè nella intervista all?Huffingtonpost la Meloni derubrica quelle frasi a “solidarietà umana” con una analisi di una banalità assoluta: “Lasciamo al buonismo della sinistra la superficialità di vedere solo il lato umano della vicenda”.
Ma Rampelli non ha parlato di “lato umano” ma di “esempio per i giovani italiani”, Storace di “vorrei avere il coraggio di fare la scelta di Silvia”.
Come si fa a non aprire un dibattito interno sui “valori” della destra, se pensi di esserne portavoce?
Come si fa a dire “Pagare il riscatto è una sconfitta. Punto. Se lo fai non lo racconti” come se il governo lo avesse mai raccontato e confermato?
Come si fa a dire corbellerie come “I terroristi e i rapitori di Silvia Romano devono essere stanati casa per casa”, come se la Somalia fosse territorio italiano dove possiamo in autonomia mandare i nostri incursori? E perchè non l’hai detto per Giulio Regeni?
Come si fa a dire che “Silvia Romano è stata costretta a leggere il Corano e rimessa in libertà quando ha dichiarato di condividerlo”, quando è stata lei a chiederne una copia e non è stata rimessa in libertà perchè l’ha condiviso, ma solo perchè è stato pagato il riscatto?
Come si fa a dire che “l’Italia ha dato l’immagine di sottomissione all’Islam” come se il reato non fosse essere terroristi ma essere musulmani? Per la Meloni è un reato credere in un’altra religione?
Come si fa a dire “vorrei che la comunità islamica avesse il coraggio di condannare apertamente una conversione avvenuta durante un sequestro” quando molti esponenti della comunità islamica italiana hanno stigmatizzato che “la conversione deve essere libera o non è”?
E se Silvia si fosse convertita liberamente, come ha detto, che diritto ha la Meloni di sindacare la sua scelta? O la Meloni è una pericolosa integralista pure lei?
Per concludere: che ha a che fare questa mentalità con la destra italiana? Nulla, con buona pace di chi vuole usare questa definizione strumentalmente.
Nulla a che vedere con una destra liberale, nulla da spartire con una moderna destra sociale.
Solo sovranismo di bassa lega per fare concorrenza alla Lega, in una pura logica poltronista, nulla di più.
Fatevene una ragione.
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Maggio 11th, 2020 Riccardo Fucile
IL BRACCIO DESTRO DELLA MELONI: “ERA PARTITA DUE VOLTE DA SOLA PER SOSTENERE PROGETTI PER L’INFANZIA IN AFRICA, AL SERVIZIO DI BIMBI ORFANI”
“Se avessi 20 anni vorrei studiare e laurearmi, perchè la cultura rende liberi, vorrei fare sport perchè insegna a riconoscere i propri limiti e a sacrificarsi per superarli, trasmette la lealtà , il culto per la cura del proprio corpo e del proprio spirito, vorrei dedicarmi alla comunità cercando con la passione e l’amore di rendere il mondo migliore. Vorrei aiutare i più deboli, in particolare quegli innocenti bambini in stato d’abbandono, in Italia e fuori dai nostri confini. Vorrei portare conforto ai popoli più sofferenti e disperati, spegnere incendi appiccati da speculatori, pulire spiagge, strade, parchi, portare aiuto alle popolazioni colpite da terremoti e frane”.
È quanto scrive sulla sua bacheca Facebook il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia”, che elogia l’aver salvato “una figlia d’Italia”
“E se mi fossi trovato in difficoltà -aggiunge- all’epoca delle ribellioni in Romania o dei conflitti in Slovenia, Croazia, Bosnia, Kossovo, Sahara Occidentale o delle missioni in Nigeria e Argentina, come accaduto a tanti ragazzi che hanno animato le scelte non conformiste dagli anni ’90, avrei voluto sentire la presenza dello Stato italiano dietro di me. Avremmo desiderato che l’Italia si battesse per noi. Silvia Romano ha 24 anni, coltiva la passione per la ginnastica artistica, ama il volontariato ed è partita due volte da sola per andare a sostenere progetti per l’infanzia in Africa, al servizio di bimbi orfani. Donna, ragazza appena laureata… Un esempio per i nostri ragazzi”
‘Non mi piacciono – ha osservato Rampelli- quei benpensanti piccolo-borghesi che ne criticano la scelta coraggiosa, forse perchè non hanno mai avuto lo stesso coraggio e che ironizzano sulla conversione all’Islam”
”Non m’interessano le idee politiche di Silvia Romano, nè la sua fede religiosa. Si tratta di una bella persona e lo Stato italiano ha fatto bene a lavorare per liberarla. L’unica osservazione critica – ha concluso Rampelli- la faccio a Conte e Di Maio. Se si deve giocare sporco per salvare una ‘figlia d’Italia’ lo si faccia sempre e con decisione, ma senza farsene vanto. Tutto qua”.
(da Globalist)
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Aprile 19th, 2020 Riccardo Fucile
CAMBIANO I RAPPORTI DI FORZA NEL CENTRODESTRA E LA GUERRA FREDDA INTERNA PORTA A NUOVI SCENARI… L’ELETTORATO SOVRANISTA RITIENE LA MELONI PIU’ COERENTE DI SALVINI
In questi giorni tutta l’attenzione di media e politica è concentrata sullo scontro a distanza tra il premier Giuseppe Conte e i sovranisti su Europa, Mes e CoronaBond.
Ma esiste un duello tutto interno, di cui quasi nessuno parla, che vede contrapposti due protagonisti della politica italiana che, in apparenza, giocano con la stessa maglia e, in realtà , dal giorno dopo le Europee se le stanno dando di santa ragione.
È una questione di prospettiva. Quando Salvini parte all’attacco di Conte, Pd o 5 Stelle, l’obiettivo è il governo ma il bersaglio è la Meloni. E viceversa. Una vera e propria “guerra fredda” consumata a colpi di slogan, annunci, proposte più o meno credibili, e che si misura con numeri e sondaggi.
Sgombriamo subito il campo dai dubbi: la sta vincendo Giorgia Meloni. Anzi, il termine “vincere” non è esatto: sta annichilendo l’omologo padano.
Non lo diciamo noi ma i numeri. Alcuni sono sotto gli occhi di tutti e hanno cominciato a girare sempre più insistentemente nei corridoi di palazzo, altri sono passati quasi inosservati.
Ma tutti portano inequivocabilmente a quello che è ormai un destino già scritto: l’annunciato cambio della guardia nella leadership del centrodestra a trazione sovranista. Non accadrà oggi, nè domani, ma accadrà . È solo questione di tempo.
Ma vediamo, nel dettaglio, uno per uno, i segreti (e le cifre) di questa rivoluzione, che per certi versi assomiglia più a una restaurazione
I sondaggi
Partiamo dai sondaggi, che è il saturimetro della politica italiana.
L’ 8,1 per cento è quello che ha guadagnato il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, in meno di 11 mesi, passando da un già allora sorprendente 6,4 per cento ottenuto alle Europee del 26 maggio scorso all’attuale, clamoroso, 14,5 per cento fatto registrare ieri
In termini relativi, si tratta di un balzo in avanti di circa il 130 per cento: una performance che ha pochi precedenti nella storia recente.
La Lega ha perso dalle Europee l’8,1% passando dal 34,3% al 24,2%
Forza Italia è scesa dall’ 8,8% al 6,5-7% .
Fiducia nei leader
Secondo il sondaggio Ipsos, dietro l’inarrivabile Giuseppe Conte (al 63 per cento), ci sarebbe proprio Giorgia Meloni, con il 30 per cento, e Salvini solo quarto con il 27 per cento.
Un trend che si conferma ormai da qualche settimana e che premia soprattutto quella che viene percepita come una maggiore coerenza da parte della numero uno di Fratelli d’Italia. A cui tutto si può dire, ma che — se non altro — “Prima gli italiani” lo diceva già quando Salvini era ancora a tifare Francia su Radio Padania e dava ai napoletani dei “colerosi terremotati” a Pontida.
Ma, a pesare in questo avvicendamento storico, c’è anche un altro fattore decisivo: la capacità di Giorgia Meloni di combinare un linguaggio urlato e populista con una certa sobrietà , si direbbe persino serietà , nei toni e nella forma.
Nessuno l’ha mai vista travestita da poliziotto, vigile del fuoco, milite della Protezione civile, persino medico, nè recitare l’eterno riposo in favore di telecamere insieme a Barbara D’Urso.
Con tutti i limiti e difetti, non fa parte della strategia comunicativa di Fratelli d’Italia.
I social
Tra tutti, il tasto più dolente per Salvini paradossalmente lo troviamo nel territorio su cui la “Bestia” ha costruito quasi a tavolino il fenomeno Salvini: i social in generale e Facebook in particolare.
Gli insight delle rispettive pagine fotografano, meglio di qualunque sondaggio, il terremoto interno al centrodestra.
Del crollo di Salvini sui social avevamo già parlato in precedenza. La novità , semmai, è la prepotente ascesa di Giorgia Meloni, che, a dispetto di un bacino di follower relativamente basso (1,5 milioni contro i 4,2 di Salvini), ha un engagement in proporzione nettamente superiore al “Capitano”.
Per avere un’idea di quello di cui stiamo parlando, basti dire che la pagina della leader di Fdi, a fronte di un terzo circa di seguaci, raggiunge ben oltre la metà delle interazioni totali del collega padano: 6,8 milioni a settimana contro 11,9.
E lo fa, soprattutto, con circa la metà dei post totali (36 contro i 66 di Salvini). Ciò significa, centrifugando insieme tutti i dati, che Giorgia Meloni ha un tasso di engagement circa tre volte superiore a quello di Salvini: un’enormità .
I costi
Il dato social risulta ancora più impressionante se lo confrontiamo con le spese sostenute dai due leader sulla stessa piattaforma. Come riportato da Money.it, tra marzo 2019 e marzo 2020, Salvini ha speso in inserzioni e post sponsorizzati su Facebook la cifra astronomica di 253.466 euro. Circa 100mila in più del secondo, Matteo Renzi, e addirittura sei volte tanto rispetto alla Meloni, che si ferma al quinto posto con 42.085 euro, dietro Berlusconi e Calenda.
Ma c’è un dato ancora più interessante che dovrebbe far preoccupare la “Bestia” e riguarda il modo differente con cui i due alleati-contendenti intendono il proprio partito, la propria immagine e, in fondo, la politica stessa.
Nello stesso periodo, infatti, Fratelli d’Italia ha investito per la promozione del partito 40.790 euro, sostanzialmente la stessa cifra utilizzata per la sua leader. La Lega, al contrario, ha speso per il partito meno di 1.000 euro (800 per l’esattezza), a fronte degli oltre 250.000 del suo leader.
In pratica, la campagna di comunicazione leghista è stata interamente incentrata sulla promozione della personal identity del leader, a discapito di tutto il resto. Ora forse è più chiaro quanto sia impressionante il confronto tra le performance social di Salvini e Meloni e quanto spaventino Morisi & C.
Insomma, numeri alla mano, ci troviamo di fronte ai prodromi di un cambiamento epocale, l’ennesimo.
Quello che sta accadendo assomiglia per certi versi alla dinamica con cui, anni fa, Salvini ha scalzato Berlusconi da una leadership che chi è cresciuto nella Seconda Repubblica credeva fosse contendibile solo dalla biologia.
Oggi come allora, stiamo assistendo a una sorta di cambio di paradigma che si può riassumere in quattro keyword, con un + davanti: più giovane, più nuova (almeno all’apparenza), più coerente, più credibile. Queste ultime due francamente non erano impossibili. Ce n’è una quinta: più istituzionale.
E, anche su questo fronte, fare peggio del “Capitano” era francamente difficile. Senza contare che Giorgia Meloni è una donna, e anche nell’elettorato di destra cominciano a farsi più forti le spinte di chi vorrebbe spezzare un tabù fino a pochi anni fa ritenuto intoccabile: la prima donna premier in Italia.
La strada ormai è tracciata. Non è più se, ma quando. E, soprattutto, a che prezzo. Perchè, in una sfida senza esclusioni di colpi di fake news e propaganda, a perderci rischia di essere ancora una volta l’Italia.
(da TPI)
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Febbraio 16th, 2020 Riccardo Fucile
53 IMMOBILI DELLA FONDAZIONE ALLEANZA NAZIONALE, IN ORIGINE ERANO 70… ALCUNI SONO AFFITTATI A FDI A PREZZO POLITICO
C’è un tesoro immobiliare del valore di 200 milioni di euro per Fratelli d’Italia. Ma che Giorgia Meloni & Co. non possono utilizzare.
Il tesoro è quello della Fondazione Alleanza Nazionale e della Immobiliare Nuova Mancini: racconta oggi Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Daniele Martini che si tratta di 53 immobili sparsi in ogni regione d’Italia, in prevalenza Roma, ma molti anche in Lombardia, Marche, Sicilia, riuniti in blocco nel momento in cui An si sciolse e elencati in una lista aggiornata e molto dettagliata con i dati e le condizioni di ogni singolo bene (locato, occupato, sfratto in corso, libero a disposizione, ecc.).
Fino a qualche anno fa gli immobili erano 70: qualcuno di essi nel frattempo è sparito, venduto o forse finito in altre mani.
Quando gli immobili erano 70 i giornali provarono a fare una stima e Il Sole 24 Ore e Repubblica ipotizzarono che quel patrimonio potesse valere tra i 300 e i 400 milioni di euro. Ora con la crisi del mattone e la scomparsa di 17 case la valutazione va rivista al ribasso, forse il tutto vale la metà di un tempo, ma anche 150 o 200 milioni di euro non sono uno scherzo.
Alcuni degli immobili della Fondazione risultano affittati a Fratelli d’Italia a canoni che è lecito ritenere “politici”, anche se almeno in un caso il partito risulta moroso, come succede per le 6 stanze di via Miceli a Cosenza.
È locato a Fratelli d’Italia un pezzetto (7 stanze) della sede storica del Msi e di Alleanza Nazionale al numero 39 del palazzo di via della Scrofa a Roma.
Qualche appartamento è catalogato come affittato a terzi, come i 9 vani della sezione di via Sommacampagna a Roma che fu del Movimento sociale e del Fuan (Fronte universitario di azione nazionale) o i 6 vani di via Livorno sempre a Roma.
Qualche altro immobile è occupato ed è in corso lo sfratto per morosità (12 stanze in via Paisiello a Roma), altri sono in procinto di esser messi in affitto tipo i 5 vani in Corso Romita ad Alessandria, mentre per i 5 vani in via Dandolo a Venezia Lido ci sono trattative per la vendita.
Alcuni appartamenti sono addirittura inagibili, come gli 11 vani in via della Pescheria a Rieti o i 3 vani in piazza della Libertà a Tolentino, toccati più o meno gravemente dal terremoto.
Infine ci sono due immobili occupati «sine titulo», il primo, assai grande a Bari (11 vani e mezzo) messo a disposizione della Fondazione Tatarella e il secondo occupato da Fratelli d’Italia a Legnano in via Volturno.
Molti dei 54 immobili della Fondazione sono però «liberi a disposizione», cioè sono vuoti e stanno lì a prendere la polvere e a pesare fiscalmente con l’Imu.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 28th, 2020 Riccardo Fucile
MELONI: “OCCORRE MAGGIORE GIOCO DI SQUADRA, SIAMO UNA REALTA’ ETEROGENEA”… “IN EMILIA-ROMAGNA AVREMMO FATTO SCELTE DIVERSE, CI HANNO IMPOSTO LA BORGONZONI E CE NE SIAMO STATI. ORA IN PUGLIA E NELLE MARCHE SALVINI FACCIA ALTRETTANTO CON I NOMI CHE ABBIAMO INDICATO NOI”
Dopo la sconfitta in Emilia, Fratelli d’Italia vuole lo scalpo di Matteo Salvini. Non lo dice apertamente (d’altronde, la Lega è ancora il primo partito in Italia), ma l’insoddisfazione c’è, specie per i metodi: Salvini è stato troppo accentratore, ha fatto una campagna elettorale da protagonista, oscurando completamente Lucia Borgonzoni (che infatti ha preso meno voti della coalizione di centro-destra).
Tutti elementi che a FdI non piacciono: “Penso che non ci sia una volontà specifica di Salvini di non collaborare, probabilmente è la sua modalità di svolgere l’attività politica che lo distoglie dal programmare momenti di partecipazione, di condivisione delle decisioni a livello di coalizione. Noi auspichiamo che ci sia maggiore condivisione, siamo repubblicani, non monarchici, preferiamo che ci sia sempre un confronto e si possano programmare dei percorsi insieme. Bisogna collaudarsi meglio. Nessuno vuole interpretare questa stagione nella logica dell’uomo solo al comando” ha detto Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera ed esponente di Fdi ai microfoni di Radio Cusano Campus.
E alla luce di queste considerazioni si guarda al futuro, più precisamente alla Puglia, dove a Fratelli d’Italia è stato promesso un candidato, Raffaele Fitto.
Giorgia Meloni, non dubita della parola di Salvini: “Se c’è una lezione che possiamo trarre (dalla sconfitta in Emilia Romagna, ndr) è che sicuramente può essere utile un maggiore gioco di squadra. Siamo una realtà eterogenea, è bene farlo vedere. Dare l’impressione che ci sia un solo partito in campo non sviluppa al meglio la nostra grande potenzialità . Una maggiore condivisione aiuta sempre, la polarizzazione sul singolo offre molti alibi agli avversari.
Per la corsa in Emilia Romagna “noi avevamo fatto delle proposte diverse, ma poi abbiamo detto sì alla Borgonzoni, ci siamo assunti la responsabilità di sostenerla, ci siamo battuti pancia a terra perchè vincesse. Non recriminiamo”, dice Meloni che sottolinea: “Come lo abbiamo fatto noi, siamo certi lo faranno anche gli altri alle prossime Regionali, in Puglia e nelle Marche dove abbiamo indicato Fitto e Acquaroli”.
Quanto alla possibilità che la Lega ora rivendichi la Puglia per sè, “sono schermaglie locali. Io sono una donna di destra, per me la parola è sacra”
(da agenzie)
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