L’INTERVISTA DELLA MELONI DIMOSTRA LA SUA SCARSA CULTURA POLITICA E L’INCAPACITA’ DI COGLIERE IL MOMENTO E RISCHIARE
MENTRE RAMPELLI, STORACE E CROSETTO DICONO QUALCOSA DI INTELLIGENTE, LEI NON SA FARE IL SALTO DI QUALITA’ PERCHE’ NON NE E’ CAPACE
Giorgia Meloni rappresenta il classico esempio del ciclista che per tutta la corsa annaspa dietro al Capitano, ogni tanto gli dà il cambio per fargli riprendere fiato, ma non riesce a dimostrare di avere il passo giusto per vincere mai una gara.
Per farlo non basta attendere che il Capitano mostri la corda del logorio, occorre uno scatto, una vitalità , una strategia di gara, non basta accodarsi quando lui rallenta o copiarne pedissequamente la tattica di gara.
Non si diventa leader per estinzione altrui ma per carisma, capacità di innovazione, velocità di anticipare i mutamenti della società futura, non certo adagiandosi su quella attuale.
Non esiste leader che non abbia attuato “strappi” storici, ideologici, esistenziali, mettendo in discussione in primis il proprio movimento politico, creando dibattito, confronto di idee, dissenso, aggregazioni nuove.
Potremmo citare, al di là dei giudizi che ciascuno di noi può avere su di loro (ai fini del ragionamento che andiamo a fare non è rilevante) Berlinguer, Craxi, il movimento di Grillo, Fini, Renzi, Salvini, Berlusconi, politici che hanno apportato “mutamenti”, cambiando la linea delle rispettive aree politiche.
Giorgia Meloni proviene dal Msi, un partito che ha avuto tante anime nella sua evoluzione: dalla “destra nazionale” di Giorgio Almirante al socialismo tricolore di Beppe Niccolai e Giano Accame, dalla destra sociale di Pino Rauti alle simpatie liberiste di Mennitti. Abbiamo partecipato a congressi e comitati centrali dove il livello del dibattito era “alto”, culturalmente avvincente nel dispiegarsi di posizioni diverse e nel confronto delle diverse anime della destra italiana.
Ebbene di quel modello di “destra in movimento” in Giorgia Meloni non c’e’ traccia: solo un andare a rimorchio di altri, una ripetizione di slogan anticomunisti da guerra fredda, un nazionalismo post-bellico da inizio novecento, un servilismo verso il “modello americano”, un conservatorismo da vecchia bigotta, una catastrofica incapacità culturale a “staccare” con la rappresentazione che gli avversari fanno della destra post-fascista.
Ha costruito in pratica la tipica immagine che gli avversari ti vogliono cucita addosso, un piccolo miracolo in negativo.
Non c’e’ battaglia di retroguardia che non la veda protagonista, tra sparate esilaranti come il blocco navale o la difesa della famiglia tradizionale da parte di una che ha una figlia fuori dal matrimonio.
Incapace di ammettere la scarsa coerenza di chi ha votato (con Berlusconi) una serie infinita di leggi che oggi contesta come se fosse caduta dal pero.
Nella vita si può sbagliare, certo, ma onestà vorrebbe che si ammettesse di aver cambiato idea.
Ieri tre esponenti dell sua area politica (Rampelli, Storace, Crosetto) hanno avuto parole di stima per Silvia Romano e per la sua scelta di vita.
Era una occasione da cogliere al volo per dare un “colpo di timone” al partito, indirizzando la nave di Fdi verso nuovi lidi.
Occasione persa perchè nella intervista all?Huffingtonpost la Meloni derubrica quelle frasi a “solidarietà umana” con una analisi di una banalità assoluta: “Lasciamo al buonismo della sinistra la superficialità di vedere solo il lato umano della vicenda”.
Ma Rampelli non ha parlato di “lato umano” ma di “esempio per i giovani italiani”, Storace di “vorrei avere il coraggio di fare la scelta di Silvia”.
Come si fa a non aprire un dibattito interno sui “valori” della destra, se pensi di esserne portavoce?
Come si fa a dire “Pagare il riscatto è una sconfitta. Punto. Se lo fai non lo racconti” come se il governo lo avesse mai raccontato e confermato?
Come si fa a dire corbellerie come “I terroristi e i rapitori di Silvia Romano devono essere stanati casa per casa”, come se la Somalia fosse territorio italiano dove possiamo in autonomia mandare i nostri incursori? E perchè non l’hai detto per Giulio Regeni?
Come si fa a dire che “Silvia Romano è stata costretta a leggere il Corano e rimessa in libertà quando ha dichiarato di condividerlo”, quando è stata lei a chiederne una copia e non è stata rimessa in libertà perchè l’ha condiviso, ma solo perchè è stato pagato il riscatto?
Come si fa a dire che “l’Italia ha dato l’immagine di sottomissione all’Islam” come se il reato non fosse essere terroristi ma essere musulmani? Per la Meloni è un reato credere in un’altra religione?
Come si fa a dire “vorrei che la comunità islamica avesse il coraggio di condannare apertamente una conversione avvenuta durante un sequestro” quando molti esponenti della comunità islamica italiana hanno stigmatizzato che “la conversione deve essere libera o non è”?
E se Silvia si fosse convertita liberamente, come ha detto, che diritto ha la Meloni di sindacare la sua scelta? O la Meloni è una pericolosa integralista pure lei?
Per concludere: che ha a che fare questa mentalità con la destra italiana? Nulla, con buona pace di chi vuole usare questa definizione strumentalmente.
Nulla a che vedere con una destra liberale, nulla da spartire con una moderna destra sociale.
Solo sovranismo di bassa lega per fare concorrenza alla Lega, in una pura logica poltronista, nulla di più.
Fatevene una ragione.
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