Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
PER L’EX SENATORE DI AN, CONVERTITO SOVRANISTA, ANCHE LA CONFISCA DI BENI PER 1,7 MILIONI DI EURO
La Lega al sud. Dove non mancano i riciclati: il Tribunale di Napoli, terza sezione, ha condannato a
otto anni di reclusione Vincenzo Nespoli, ex sindaco di Afragola, ex senatore di Alleanza Nazionale ed ex referente della Lega in Campania. Nespoli è stato condannato anche alla confisca di circa 1,7 milioni di euro
La Procura di Napoli (pm Woodcock, Varone e Piscitelli) ha contestato a Nespoli i reati di voto di scambio (in relazione elezioni alle elezioni politiche 2001 e 2006), riciclaggio (per 4,5 milioni di euro) e bancarotta fraudolenta (della Sean Immobiliare spa, per 10 milioni di euro).
I giudici hanno condannato anche il commercialista Maurizio Matacena, a 4 anni e 6 mesi di reclusione, per riciclaggio, all’interdizione dai pubblici uffici per una durata di cinque anni e alla confisca di beni per 306mila euro.
La Pm Daniela Varone aveva chiesto 8 anni e 6 mesi per Nespoli e 5 anni per Maurizio Matacena.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2020 Riccardo Fucile
IL PD NON L’HA PIU’ VOLUTO NELLA SUA LISTA E L’HA PRESO FDI, PRIMO DEGLI ELETTI CON 8.000 PREFERENZE…L’APPOGGIO DI SCOPELLITI E I VOTI RACCOLTI NEI COMUNI SCIOLTI PER MAFIA
Nonostante il cartello messo in bella mostra all’ingresso, palazzo Campanella si conferma assai
vulnerabile rispetto ai condizionamenti della ‘ndrangheta.
L’operazione messa in atto dalla Dda di Reggio Calabria che ha colpito duramente la locale operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte ha fatto finire agli arresti domiciliari Domenico Creazzo, consigliere regionale eletto nella circoscrizione Sud alle elezioni dello scorso 26 gennaio arrivando primo nella lista di Fdi con oltre 8mila preferenze.
La Dda di Reggio Calabria ha chiesto al Parlamento l’autorizzazione a procedere all’arresto del senatore Marco Siclari
Si tratta di un vero e proprio record stavolta: un consigliere regionale finisce ai domiciliari ancora prima della convocazione della prima seduta di Consiglio della nuova legislatura.
Un bruttissimo colpo anche per il partito e Giorgia Meloni che, appena qualche mese fa, avevano dovuto fare i conti con l’arresto di un altro big del calibro di Alessandro Nicolò. Una situazione grave per la quale la Meloni aveva inviato a Reggio il commissario Edmondo Cirielli senza risolvere il problema, almeno secondo quanto sostiene la Dda.
La candidatura di Creazzo, del resto, era stata assai discussa già dal principio.
Uomo vicino al centrosinistra, sindaco di Sant’Eufemia, è stato tra i primi cittadini a firmare la famosa petizione a sostegno della candidatura di Mario Oliverio quando la stessa era ancora in discussione.
Del resto proprio l’ex governatore lo aveva voluto presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte, seppure facente funzione, dopo l’uscita di Giuseppe Bombino.
Il Pd, però, non lo ha voluto nelle sue liste e lui ha presto trovato spazio dentro Fdi dove è stato sostenuto anche dell’ex gruppo di riferimento di Giuseppe Scopelliti.
Un personaggio politico assai controverso, dunque, che adesso dovrà dimostrare la propria innocenza. Al suo posto, non appena saranno completate le procedure da parte della Prefettura, dovrebbe entrare in Consiglio per effetto della surroga e fino al termine della misura cautelare, il primo dei non eletti nel collegio sud e cioè il vicesindaco di Locri Raffaele Sainato.
Era il 6 settembre del 2017, poco più di tre anni fa, quando Giovanni Puccio ed Ernesto Magorno, all’epoca commissario provinciale il primo e segretario regionale del Pd calabrese il secondo, vergavano alla stampa una nota di plauso per Domenico Creazzo, all’epoca sindaco di Sant’Eufemia di Aspromonte, per il suo intervento nel contesto dell’importante e cruciale convegno nazionale del Pd: «Si tratta dell’unico – scrivevano Puccio e Magorno – amministratore calabrese, di un piccolo comune aspromontano, che ha reso orgoglioso il partito per aver preso parte e portato la propria testimonianza ad uno degli eventi più importanti del Pd. La voce di un piccolo comune periferico è riuscita a ‘farsi sentire’ all’interno di un consesso nazionale».
A seguire Domenico Creazzo divenne anche uomo di fiducia di Mario Oliverio e dal 5 agosto 2018, cioè a partire dalla conclusione del mandato di Giuseppe Bombino, il presidente Mario Oliverio lo ha lasciato presidente f.f. del Parco nazionale dell’Aspromonte. Un favore che Creazzo ricambiò firmando la petizione pro ricandidatura di Oliverio da parte di alcuni sindaci calabresi.
Sembra passato un secolo. Eppure sono passati pochi mesi. Domenico Creazzo che poteva essere considerato a tutti gli effetti come il “compagno” sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte, venne fulminato sulla strada del sovranismo nazionale.
Ed eccolo candidato nelle liste di FdI di Reggio Calabria e a differenza degli altri voltagabbana provenienti del centrosinistra transitati a destra che sono stati bocciati dall’elettorato, Creazzo è risultato il primo degli eletti.
E, tuttavia, le sorprese non sono finite qui: il presidente f.f. del Parco d’Aspromonte sembra che abbia registrato questa straordinaria performance elettorale grazie a Peppe Scopelliti, il quale, nonostante ancora afflitto dalla misura cautelare, sembra che non abbia rinunciato a fare campagna elettorale per le regionali.
Proprio alcuni intimi sostenitori dell’ex governatore della Calabria come Agliano, Daniele Romeo, Ernesto Siclari, hanno sostenuto Domenico Creazzo.
La dinamica del sostegno a Creazzo ha seguito delle logiche assolutamente incomprensibili per certi aspetti.
Se da un lato è stato sostenuto da Peppe Scopelliti, il sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte ha ricevuto anche il sostegno dello storico nemico di Scopelliti, ovvero, Demetrio Naccari Carlizzi (cognato dell’attuale sindaco di Reggio Calabria) anche lui alle prese con qualche “problemuccio” giudiziario.
A sostegno dell’ex compagno e ora neo camerata Creazzo, pare che si sia schierato anche l’ex senatore Giovanni Bilardi, anche lui con diversi problemucci giudiziari aperti.
La notizia che si è diffusa nelle ultime ore, è quella della presunta ineleggibilità del presidente f.f. del parco dell’Aspromonte.
Secondo alcune indiscrezioni, infatti, l’ente parco è destinatario di fondi regionali, aver ricoperto la funzione di presidente del Parco per un anno e mezzo renderebbe ineleggibile Creazzo. E, d’altronde, il successo elettorale di Creazzo è legato tutto al Parco e nei confronti dei 37 comuni dell’area, il sindaco di Sant’Eufemia, infatti, ha distribuito contributi e consulenze a mani basse
Il 70% del consenso del neo consigliere regionale di FdI proviene da quei comuni, alcuni dei quali già sciolti per infiltrazione mafiosa. A Delianuova, Creazzo incassa 900 voti e ancora porta a casa voti e preferenze a Platì, Careri, San Giorgio Morgeto tutti sciolti per infiltrazione mafiosa. Insomma un bel carico di preferenze che inducono a porsi non pochi interrogativi.
E, tuttavia, Domenico Creazzo a quanto pare non sembra soffrire di alcuna preoccupazione nè sul fronte della sua presunta ineleggibilità , nè sul fronte della provenienza geografica del suo consenso.
Nessun imbarazzo nemmeno sul fronte della sua provenienza politica. Creazzo punta dritto alla conquista di un assessorato.
Ora dovrà pensare a difendersi da accuse pesantissime.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2020 Riccardo Fucile
UTILIZZO A FINI PRIVATI DELL’AUTO DI SERVIZIO… E’ QUELLO CHE SI INGINOCCHIAVA A SALVINI E GLI BACIAVA LA MANO
Sarà giudicato per l’accusa di peculato, l’attuale sindaco di Biella Claudio Corradino. La prima
udienza è in calendario il 19 novembre prossimo.
Il reato contestato per l’utilizzo dell’auto di servizio per motivi privati sia quando era sindaco di un altro comune biellese, Cossato (dal 2000) e sia da primo cittadino di Biella dal 2019.
La vettura era stata infatti fotografata in più occasioni davanti a casa sua.
Sette sono gli episodi che gli sarebbero contestati nella denuncia presentata dall’ex consigliere comunale di Cossato Stefano Revello, e dell’ex presidente del Cissabo (Consorzio intercomunale dei servizi socio assistenziali del Biellese orientale) Roberto Tomat.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2020 Riccardo Fucile
FORZA NUOVA AVEVA FATTO CAUSA A FACEBOOK, L’HA PERSA E DEVE PAGARE 4.500 EURO
Facebook ha fatto bene a rimuovere le pagine di Forza Nuova. Lo ha stabilito il Tribunale di Roma,
sezione per i diritti della persona e immigrazione, respingendo il ricorso dell’organizzazione di estrema destra che aveva denunciato la scelta del social come atto di censura citando l’articolo 21 della Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”) e condannandola a anche al pagamento delle spese processuali al colosso dei social network. La giudice designata Silvia Albano ritiene legittima anche la cancellazione delle pagine di molti militanti della stessa organizzazione.
La pagina di Forza Nuova era stata oscurata assieme ad altri account legati a movimenti ed esponenti di destra perchè, spiegava allora Facebook, “le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram. Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia”. Gli account erano stati sospesi per aver “violato questa policy”. La rimozione delle pagine “nere” aveva fatto alzare un coro di critiche, non solo a destra, e dall’altra parte l’assenso contro l’apologia del fascismo e le campagne di odio online.
Il giudice, nelle motivazioni con cui ha respinto il ricorso, cita più volte la Convenzione Europea dei diritto dell’uomo. Si legge nell’ordinanza che ha dato nuovamente ragione al social newtork: “La maggior parte del contenuto e il tono generale dell’opera del ricorrente (Forza Nuova, ndr), e dunque il suo scopo, hanno una marcata natura negazionista e contrastano quindi con i valori fondamentali della Convenzione, quali espressi nel suo Preambolo, ossia la giustizia e la pace. Rileva che il ricorrente tenta di fuorviare l’art. 10 della Convenzione dalla sua vocazione utilizzando il suo diritto alla libertà di espressione per fini contrari alla lettera ed allo spirito della Convenzione. I predetti fini, se fossero tollerati, contribuirebbero alla distruzione dei diritti e delle libertà garantiti dalla Convenzione”.
E ancora: “Per utilizzare il Servizio Facebook, tutti gli utenti devono prima accettarne le Condizioni. Ciascun utente si impegna a ‘non usare Facebook per scopi illegali, ingannevoli, malevoli o discriminatori’ e a non ‘pubblicare o eseguire azioni su Facebook che non rispettano i diritti di terzi o le leggi vigenti’. Le Condizioni attribuiscono a Facebook Ireland il diritto di rimuovere tali contenuti e di interrompere la fornitura del Servizio Facebook agli utenti che le violino. All’art 1, sotto il titolo ‘Lotta ai comportamenti dannosi, protezione e supporto della community di Facebook’, prevedono: ‘Le persone creano community su Facebook solo se si sentono al sicuro. Facebook impiega team dedicati in tutto il mondo e sviluppa sistemi tecnici avanzati per rilevare usi impropri dei propri prodotti, comportamenti dannosi nei confronti di altri e situazioni in cui potrebbe essere in grado di aiutare a supportare o proteggere la propria community. In caso di segnalazione di contenuti o condotte di questo tipo, Facebook adotta misure idonee, ad esempio offrendo aiuto, rimuovendo contenuti, bloccando l’accesso a determinate funzioni, disabilitando un account o contattando le forze dell’ordine'”.
L’ordinanza documenta molti dei post e delle pubblicazioni di Forza nuova in cui si fa esplicito riferimento al fascismo, tra i quali “il contenuto che raffigurava il balcone di Palazzo Venezia, dal quale Mussolini dichiarò guerra alla Francia e all’Inghilterra il 10 giugno 1940, e recitava: ‘l’unico balcone che riconosciamo… restiamo fascisti’. Ciò viola l’art. 2 degli Standard della Comunità (simboli che rappresentano/elogiano un’organizzazione che incita all’odio)”.
Continua il giudice: “Gli episodi sopra descritti basterebbero da soli per ritenere che sulla base degli Standard della Community e delle condizioni contrattuali Facebook aveva il diritto di risolvere il contratto con gli utenti che in qualità di amministratori gestivano le pagine delle varie articolazioni dell’organizzazione Forza Nuova. Anzi, sulla base delle norme interne e sovranazionali e della costante loro applicazione giurisprudenziale sopra riportate e del Codice di condotta sottoscritto con la Commissione Europea, Facebook aveva in realtà il dovere giuridico di risolvere i contratti, essendo evidente che il richiamarsi agli ideali del fascismo in numerosissime iniziative pubbliche e pubbliche manifestazioni vale a qualificare Forza Nuova come “organizzazione d’odio” secondo le condizioni contrattuali e gli Standard della Community sopra riportati (in rete sono numerosissime le notizie in tal senso corredate di fotografie)”.
Non solo, il tribunale di Roma punta evidenzia anche come “l’organizzazione si è resa anche protagonista di iniziative discriminatorie in danno di rom, migranti e omosessuali e veri e propri ‘discorsi d’odio’. Anche in questo caso verranno riportati solo alcuni esempi del copioso materiale reperibile in rete. un post che insultava gli immigrati chiamandoli stupratori. Si tratta, in particolare, di una vignetta che raffigurava la sagoma di una donna inseguita da alcuni uomini, con la seguente didascalia: “RAPEUGEES NOT WELCOME”89. Questo contenuto è contrario all’art. 13 degli Standard della Comunità (hate speech basato sulla razza o etnia)”.
(da agenzie)
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Febbraio 21st, 2020 Riccardo Fucile
L’ALTRO EX CARABINIERE CAMUFFO CON IL RITO ABBREVIATO ERA GIA’ STATO CONDANNATO A 4 ANNI E 8 MESI… L’ARMA LI AVEVA IMEDIATAMENTE DESTITUITI
È stato condannato a 5 anni e 6 mesi l’ex carabiniere scelto Pietro Costa, uno dei due militari
dell’Arma accusati di aver violentato due studentesse americane che avevano riaccompagnato a casa con l’auto di servizio da una discoteca di Firenze, nel settembre del 2017.
Costa, 34 anni, nato a Giarre (Catania), era presente in aula e ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Sia Costa, che il collega Marco Camuffo (già condannato in abbreviato a 4 anni e 8 mesi) sono stati destituiti dall’Arma dei carabinieri.
Costa, presente in aula per tutta l’udienza, si è allontanato prima della lettura della sentenza. I giudici lo hanno condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al risarcimento dei danni alle parti civili, stabilendo una provvisionale di 30 mila euro a favore della vittima che lo accusa della violenza sessuale, di 10 mila euro per il Comune di Firenze, 10 mila per il ministero della Difesa e 10 mila per il comando generale dell’Arma dei carabinieri.
(da agenzie)
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Febbraio 21st, 2020 Riccardo Fucile
CROLLANO LE MENZOGNE DEL CAPITONE SUI MIGRANTI “CHE ERANO GIA’ IN SALVO”… I LEGALI DI CAROLA: “I DECRETI SICUREZZA SONO UN INSULTO ALLE RAGIONI DEL DIRITTO”
Ieri abbiamo raccontato le motivazioni con cui la Cassazione ha dichiarato illegittimo l’arresto di
Carola Rackete: secondo gli ermellini “l’obbligo di prestare soccorso dettato dalla convenzione internazionale Sar di Amburgo non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro”, e tale non può essere qualificata, “una nave in mare che, oltre ad essere in balia degli eventi meteorologici avversi, non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone”.
Oggi Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera spiega quali ripercussioni può avere la sentenza sui casi che coinvolgono l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini:
Resta la resistenza a pubblico ufficiale, superata però dal fatto che Carola Rackete avrebbe agito «nell’adempimento di un dovere»; vale a dire portare a termine il salvataggio dei profughi con lo sbarco in luogo sicuro, come previsto dalle leggi del maree dalle convenzioni internazionali.
Una sottolineatura che, al di là della disputa ingaggiata con la capitana tedesca, potrebbe riguardare più direttamente Salvini e i suoi processi (ieri la Procura di Catania ha chiesto la fissazione dell’udienza preliminare in cui si deciderà l’eventuale rinvio a giudizio per il caso Gregoretti, mentre sulla Open Arms il Senato deve ancora pronunciarsi sull’autorizzazione a procedere).
Si tratta di una pronuncia che può rafforzare le accuse all’ex ministro, poichè indebolisce uno dei suoi argomenti difensivi: i migranti erano già in salvo, quindi non ci fu reato nel costringerli a restare sulle navi.
Inoltre il capo leghista rischia il processo per diffamazione intentato da Carola Rackete definita «fuorilegge», «delinquente» e altro ancora.
Le motivazioni depositate ieri rendono più complicata pure quella causa per l’ex ministro, ma non è questo a far esultare gli avvocati Alessandro Gamberini, Leonardo Marino e Salvatore Tesoriero, difensori della capitana.
Sono soddisfatti perchè la Cassazione ha accolto le loro posizioni e esortano: «Questa sentenza valga ad ammonire coloro che ancora fanno resistenza all’abrogazione di quei decreti sicurezza che costituiscono un insulto alle ragioni del diritto».
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile
INIZIATO IL PROCESSO, LA PARLAMENTARE HA GIUSTAMENTE RIFIUTATO DI RITIRARLA… E’ ORA DI FINIRLA CON I PENTITI DEL GIORNO DOPO
Nell’agosto del 2017 Vittorio Boschelli, artigiano 58enne di Torano Castello (Cosenza) scrisse in un
post Facebook di Laura Boldrini, che allora era Presidente della Camera “ti impiccheremo in piazza”.
Una minaccia di morte che Boldrini non ha lasciato cadere, querelando Boschelli. E oggi, lei stessa si è presentata in tribubale, per testimoniare e raccontare l’accaduto.
Quando l’avvocato difensore dell’artigiano le ha chiesto di ritirare la querela, Boldrini ha detto no: “Non vedo perchè dovrei farlo – ha spiegato -, incoraggiamo spesso le vittime di soprusi e i ragazzi nel mirino dei bulli a denunciare. Sento come madre e rappresentante delle istituzioni il dovere di andare avanti in questo e in altri casi che mi riguardano. Non è un piacevole passatempo, poichè spostarsi da un tribunale all’altro richiede energie e anche soldi. Farlo però è necessario anche per tutti coloro che non hanno gli strumenti per difendersi”.
La stessa Boldrini ha poi aggiunto: “C’era una forte matrice politica in Boschelli ed era una situazione che doveva essere presa sul serio. Purtroppo ho una certa esperienza di haters, c’è chi lo fa per sfogarsi, e le istituzioni sono un mirino facile contro cui scagliarsi, e chi lo fa con un’agenda politica. Nel mio caso sono stata principalmente oggetto di violenza dalla galassia dell’ultra destra”.
Ho “deciso di denunciare – ha concluso l’ex presidente della Camera – perchè era un dovere verso me stessa, come madre, donna ed esponente delle istituzioni, e non farlo avrebbe significato dare via libera agli odiatori. “Noi ti impiccheremo” è una minaccia e non potevo soprassedere”.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile
SI TRATTA DI 15 APPALTI PER UN TOTALE DI 4,8 MILIONI DI EURO.. COINVOLTO IL DIRETTORE DELL’ARSENALE DI TARANTO
Associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione e furto aggravato. Sono le
accuse alle quali devono rispondere 12 persone indagate nell’ambito di un’inchiesta per l’aggiudicazione di 15 appalti per 4,8 milioni di euro relativi a lavori di ammodernamento e riparazione di unità navali in dotazione alla Marina Militare di Taranto.
Tra i destinatari del provvedimento figurano diversi imprenditori, due ufficiali della Marina Militare il direttore dell’Arsenale, il contrammiraglio Cristiano Nervi e il tenente di vascello Antonio Di Molfetta e due dipendenti civili della Forza Armata
Stando a quanto ricostruito nell’ambito dell’operazione condotta dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto, sarebbero state pilotate le aggiudicazioni di 15 appalti banditi dall’Arsenale e dalla Stazione Navale della Marina Militare locale, nei mesi da ottobre a dicembre 2018, per un totale di 4,8 milioni di euro. In particolare, per una gara di circa 3 milioni di euro, relativa ai lavori di ammodernamento della flotta, vi è stato una divisione artificiosa degli appalti originari in 11 gare. Così da garantire — secondo l’accusa — ad ogni società gestita dagli imprenditori indagati di aggiudicarsi una porzione dei lavori e di conseguire un maggior guadagno.
Pedina fondamentale del disegno criminoso ideato era un ufficiale in servizio presso l’ufficio “servizio efficienza navi”, il quale, per far ottenere agli imprenditori l’affidamento di lavori necessari alla Stazione Navale della Marina Militare di Taranto, ha richiesto ed ottenuto in cambio utilità consistite in elettrodomestici, mobili e lavori di ristrutturazione di un’abitazione di sua proprietà .
(da Fanpage)
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Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile
“NON BASTA SALVARE I NAUFRAGHI, BISOGNA FARLI SBARCARE”… “LA MOTOVEDETTA DELLA GDF NON E’ UNA NAVE DA GUERRA”
Carola Rackete ha adempiuto al dovere di soccorrere i naufraghi in mare. La comandante della Sea Watch, si legge nelle motivazioni con cui la corte di Cassazione ha confermato il ‘no’ all’arresto della giovane tedesca, è entrata nel porto di Lampedusa perchè “l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro” .
Negli atti della Suprema corte si legge ancora: “L’obbligo di prestare soccorso dettato dalla convenzione internazionale Sar di Amburgo non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro”, e tale non può essere qualificata, “una nave in mare che, oltre ad essere in balia degli eventi meteorologici avversi, non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone”.
Nè, si legge ancora nella sentenza, “può considerarsi compiuto il dovere di soccorso con il salvataggio della nave e con la loro permanenza su di essa, perchè tali persone hanno diritto a presentare domanda di protezione internazionale secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, operazione che non può certo essere effettuata sulla nave”.
Anche il Consiglio d’Europa, ricorda la Corte, ha stabilito che “la nozione di luogo sicuro non può essere limitata alla sola protezione fisica delle persone ma comprende necessariamente il rispetto dei loro diritti fondamentali”.
Un passaggio della decisione è dedicato all’imbarcazione della Guardia di Finanza che, secondo l’accusa, era stata schiacciata dalla Sea Watch a causa delle manovre fatte dalla capitana: “Sono certamente navi militari, ma non possono essere automaticamente ritenute anche navi da guerra”.
Lo scrive la terza sezione penale della Cassazione, nelle motivazioni della sentenza con cui sancì la legittimità della decisione del gip di Agrigento di non convalidare l’arresto della capitana della Sea Watch Carola Rackete.
“Per poter essere qualificata come ‘nave da guerra’ l’unità della Guardia di finanza deve altresì essere comandata da un ufficiale di Marina al servizio dello Stato e iscritto nell’apposito ruolo degli ufficiali o in documento equipollente, il che nel caso in esame – osserva la Corte – non è dimostrato”.
Infatti, si legge ancora nella sentenza, “non è sufficiente che al comando vi sia un militare, nella fattispecie un maresciallo, dal momento che il maresciallo non è ufficiale. Nè peraltro il ricorso documenta se tale maresciallo avesse la qualifica di cui sopra. Dunque – concludono gli ‘alti’ giudici – non è stata dimostrata la sussistenza di tutti i requisiti necessari ai fini della qualificazione quale nave da guerra della motovedetta della Guardia di finanza nei cui confronti sarebbe stata compiuta la condotta di resistenza”.
Le motivazioni che scagionano la Rackete arrivano nel giorno in cui la Procura di Catania ha depositato all’ufficio del gip la richiesta di fissazione dell’udienza preliminare per il caso Gregoretti dopo aver ricevuto da Palazzo Madama il fascicolo processuale con il nullaosta a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo salvini accusato di sequestro di persona e abuso in atti d’ufficio. Il presidente dei gip Nunzio Sarpietro dovrà adesso fissare la data dell’udienza.
(da “Huffingtonpost”)
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