Maggio 15th, 2016 Riccardo Fucile
NEGLI ULTIMI GIORNI SI E’ INVERTITO IL TREND, TORNA IN TESTA SALA
Dalle ultime rilevazioni di Tecnè emerge ancora un serratissimo confronto tra Giuseppe Sala e Stefano
Parisi.
A dividere il candidato del centrosinistra da quello del centrodestra ci sarebbe attualmente solo mezzo punto di percentuale.
Da rilevare che, secondo Tecnè, Parisi sarebbe nettamente in calo rispetto a una settimana fa, quando le proiezioni lo davano in vantaggio sull’ex Commissario di Expo: dal 5 maggio avrebbe perso l’1,3%
Nel ruolo di “terzo incomodo” Gianluca Corrado: il candidato dei 5 Stelle, nell’ultima settimana è cresciuto di 2 punti e mezzo secondo l’indagine condotta per TgCom24.
Da Tecnè si ipotizza un ballottaggio tra Parisi e Sala: quest’ultimo alla fine prevarrebbe di appena lo 0,4%, overo 50,2% a 49,8%.
(da “Termometro politico”)
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Maggio 15th, 2016 Riccardo Fucile
COS’E’ DI DESTRA E COS’E’ DI SINISTRA SE I PUNTI SONO IDENTICI?
«Noi crediamo che a distinguerci dai nostri avversari» dice Stefano Parisi, candidato sindaco del
centrodestra a Milano, «sia l’idea che la migliore Amministrazione possibile sia quella che fa poche cose molto bene, e libera per il resto le energie creative della città ».
Crede male perchè Beppe Sala, candidato del centrosinistra, scrive nel suo programma la stessa cosa: «Il compito di chi guida la città non è sostituirsi alle risorse che già ci sono» e, continua, «dobbiamo stimolare il protagonismo degli attori economici e sociali».
Li hanno accusati da subito di essere due candidati fotocopia e, stando ai programmi, viene il dubbio che la critica fosse fondata.
La sfida tra Mr Expo e il fondatore di Chili Tv si combatterà ad armi pari non solo perchè secondo i sondaggi i due ormai sono testa a tesa.
Ma anche perchè centrosinistra e centrodestra si presentano con programmi che in molti punti sono simili. Se non, addirittura, identici.
Se per Sala «servono basi solide e quartieri accoglienti» e «tutta la città deve essere messa nelle condizioni di fiorire», Parisi vuole che «i quartieri diventino protagonisti del rinnovamento della città ».
Entrambi vedono nel social housing e nell’appoggio di investimenti privati la svolta per l’emergenza abitativa e il superamento dei ghetti-dormitorio delle case popolari.
Tutti e due promettono meno tasse, meno burocrazia e una città più smart.
Per non parlare dei paragrafi sulla vocazione internazionale della città o del fatto che, scrive Parisi, «il futuro di Milano si decide a Milano, lo decidono i milanesi». Che nella versione di Sala diventa «Milano è dei milanesi e chi ha l’onore di guidare la città lo deve fare mettendo al centro i loro interessi».
Per entrambi il trasporto pubblico deve essere efficiente e potenziato, à§a va sans dire: la tutela dell’ambiente «deve diventare un fattore di sviluppo» (Sala) e «più mobilità significa, più tecnologia, e più tecnologia serve a ridurre i bisogni di mobilità » (Parisi). Sulla mobilità si intravede, in realtà , una distanza: il candidato del centrodestra dice di voler tornare a Ecopass, la zona a traffico limitato voluta dalla Moratti che prevedeva pedaggi diversi per le macchine in base alla classe inquinante; il centrosinistra invece manterrebbe Area C, con cui Pisapia aveva uniformato e alzato le tariffe per tutti i veicoli (eccetto quelli elettrici, i motorini e le moto).
Ma Parisi, che a parole ha attaccato più volte Area C, non la nomina neanche nel suo programma.
Il candidato si limita a promettere che «non chiuderemo pezzi di città ». Parisi, quindi, si tiene ampio spazio di manovra qualora decidesse di mantenere il pedaggio che, secondo le stime del Comune, ha portato tra i 20 e i 25 milioni di euro all’anno nelle casse dell’amministrazione.
La vera differenza, se mai, sta in un tema: la sicurezza.
Parisi ci torna sopra e insiste più volte, collegandola senza giri di parole all’immigrazione. La bandiera della sicurezza, del resto, è cara al centrodestra e alla Lega Nord, che fa parte della coalizione.
Sala, dal canto suo, non può annunciare grandi cambiamenti su quel fronte visto che vuole raccogliere l’eredità della giunta Pisapia e lo fa con in lista l’ex assessore alla sicurezza Marco Granelli.
Per il resto, i due si beccano sull’unico tema che dovrebbe in qualche modo unirli: l’Expo.
Per entrambi un grande risultato: della giunta Pisapia e personale per Sala, che lo ha portato a battesimo come commissario unico incaricato dal governo; del centrodestra milanese e di Letizia Moratti, «che ha fatto di tutto per portarlo a Milano», secondo Parisi.
E se i meriti cercano di prenderseli entrambi, i demeriti, i ritardi nei lavori e tutto il resto dei panni sporchi sono buoni per farsi la guerra.
L’unica che possono fare, visto che quella dei programmi rischia di finire con un pari e patta.
Francesco Zaffarano
(da “La Stampa”)
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Maggio 10th, 2016 Riccardo Fucile
SCOPPIA IL CASO DEL CANDIDATO DI QUARTIERE DELLA LEGA E PARISI SI INFURIA: “SPERO NON VENGA ELETTO, CON ME NON AVRA’ SPAZIO”… IL GRUPPO E’ VICINO AGLI HAMMERSKIN…BOSSI: “IO STO COI PARTIGIANI”
Parole durissime, che condannano la scelta della Lega di presentare alle elezioni una “persona antisemita e fascista” che “nel mio lavoro non può trovare spazio”.
Il candidato del centrodestra Stefano Parisi ha attaccato il partito di Matteo Salvini che “ha inserito prepotentemente” tra i candidati milanesi del municipio di Zona 8, con la lista del Carroccio, Stefano Pavesi, militante del gruppo della destra radicale (legato a Lealtà e azione) Alpha.
“Rimane il rapporto tra Pavesi e alcune frange della Lega, questo danneggia molto la Lega e in parte anche noi – ha dichiarato Parisi in diretta a Radio Popolare – ci sono molti nostri elettori preoccupati, e hanno ragione. Mi auguro che questo ragazzo non sia eletto, resta per la Lega un nodo da sciogliere comunque, perchè si tratta di una persona antisemita e fascista e nel mio lavoro non può trovare spazio. La Lega lo ha inserito prepotentemente”.
“Milano è una città dove non prenderanno mai piede antisemitismo e atteggiamenti xenofobi – ha spiegato.
La candidatura di Pavesi aveva suscitato un’ondata di sdegno, liquidata dal leader della Lega Salvini con una battuta: “Se l’accusa è quella di essere di destra o estrema destra non capisco dove stia il fondamento: anche io sono di estrema destra, secondo la maggioranza dei giornalisti”.
Peccato che avesse poche ore detto che fosse “antifascista e anticomunista”
Ma la questione imbarazza non poco il manager che punta alla carica di sindaco.
Pavesi, infatti, è apparso proprio sul sito di Radio Popolare nelle immagini che lo ritraevano in prima fila, sull’attenti, felpa nera di Lealtà e Azione e bandiera tricolore in mano, alle commemorazioni dei morti della Repubblica di Salò organizzate il 25 aprile al campo X di Milano e al campo 62 di Monza.
Immagini pubblicate dall’associazione Memento, emanazione della formazione neofascista Lealtà e Azione, alla quale Parisi appartiene. Nelle immagini postate si vede il militante nero-verde Pavesi impegnato nella parata commemorativa assieme a una trentina di camerati.
Tra coloro che hanno criticato le manifestazioni indette il 25 aprile – giorno della Liberazione dal nazifascismo – da reduci repubblichini, nostalgici e neofascisti, c’è infatti lo stesso Stefano Parisi.
Il candidato sindaco del centrodestra, che il 25 aprile ha partecipato al corteo milanese per la Liberazione all’interno della Brigata Ebraica, aveva detto: “I neo fascisti che oggi hanno organizzato commemorazioni a Milano dovrebbero stare a casa, hanno sbagliato”. Quando la candidatura con la Lega Nord del neofasista Pavesi è stata ufficializzata, lo stesso Parisi, intervistato da Radio Popolare, non aveva nascosto irritazione e imbarazzo: “Mi assicurano che Pavesi non sia un fascista antisemita, spero che lo dichiari pubblicamente”.
Antisemita o no, il punto è che il candidato sindaco si era esposto personalmente garantendo che non ci sarebbero stati fascisti nelle liste.
La questione, per altro, va ben al di là della candidatura. Il partito più importante della coalizione che sostiene Parisi, la Lega, ha un rapporto politico con Lealtà e Azione. Militanti di Lealtà e Azione nei giorni scorsi si sono presentati nei mercati rionali di Milano a distribuire volantini della Lega.
Durante la presentazione di due candidati leghisti al consiglio comunale, Max Bastoni e Francesca Testa, era presente, oltre a Mario Borghezio, un gruppo di militanti di Lealtà e Azione.
Chi si muove dietro questa formazione? Chi rappresenta ? Facile.
Lealtà e Azione è la sigla politica dietro la quale in Lombardia, a Milano in particolare, operano gli Hammerskin, ovvero una formazione antisemita internazionale nata da una costola del Ku Klux Klan…
Dopo il fidanzamento di interessi tra la Lega di Salvini e molti partiti nazionalisti e neofascisti europei, non c’è da stupirsi.
Restano, sullo sfondo, le parole di chi la Lega l’ha fondata e guidata fino a ieri: Umberto Bossi.
Rispondendo a una domanda su Marine Le Pen, il Senatur ha affermato: “Io sono dall’altra parte della barricata, vengo da una famiglia che ha avuto partigiani combattenti e morti”
Paolo Berizzi
(da “La Repubblica“)
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Maggio 10th, 2016 Riccardo Fucile
LA DECISIONE DELLA COMMISSIONE ELETTORALE, ORA RESTA SOLO IL RICORSO AL TAR… L’ESCLUSO ORA SPERA DI ENTRARE IN REGIONE
Il giovane De Corato diventa missino in una famiglia democristiana e antifascista. Da Andria muove verso Bari e poi verso la capitale del nord negli anni caldissimi, quando uccidere un
fascista non era reato. «Le botte? Le ho date e le ho prese. Direi che siamo pari».
Entra in consiglio comunale nel 1985. Ostruzionismo in aula e tanti esposti in procura contro le giunte rosse. De Corato costruisce in quegli anni il rapporto diretto con palazzo di giustizia e quando scoppia Mani Pulite è naturale trasformarsi in ultrà dei magistrati del pool.
Una consuetudine, quella coi pm, che non ha mai rinnegato e che è servita anche ad attirargli, negli anni d’oro del berlusconismo, più d’una antipatia presso gli alleati. Non però quella di Gabriele Albertini, un altro attentissimo ai rapporti con le toghe, che da sindaco chiama De Corato a fargli da numero due.
«Abbiamo fatto appalti per cinque miliardi di euro senza una grana giudiziaria». L’unica amarezza rimane quella storia degli emendamenti in bianco da cui usciranno però entrambi puliti. Nella bacheca dei trionfi c’è invece il restauro della Scala «tra lo scetticismo della Milano bene».
Vice per tre mandati e di due sindaci. Dopo Albertini, tocca a Letizia Moratti, ma l’ex ragazzo di Andria rimane al suo posto. Non sarà però lo stesso film: con Lady Letizia i rapporti sono più formali, distanti. Lei va in giro per ambasciate a rincorrere il sogno Expo, lui rimane in città a rattoppare le buche delle strade.
Di quegli anni è anche la rivalità con Matteo Salvini, che dai banchi della maggioranza si diverte a cannoneggiare ogni giorno la giunta di centrodestra.
La festa finirà comunque a breve, «colpa» di Giuliano Pisapia.
La notte del tripudio arancione, qualche antagonista si ricorda di lui e gli piomba sotto casa, in zona Loreto. Fumogeni, slogan. «De Corato disoccupato», lo irridono.
Rimane in Consiglio, ritorna all’opposizione, e finisce che va a far visita ai leoncavallini. «Volevano legalizzare il Leonka e la commissione del Comune decise un sopralluogo lì. Ci sono andato anch’io, certo. Ma la regolarizzazione alla fine non è passata».
E ora, De Corato? «E ora aspettiamo di vedere cosa succede. In ogni caso non si libereranno di me. Se vince Sala continuerò a rompere le palle da consigliere regionale. Si rassegnino».
Andrea Senesi
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 6th, 2016 Riccardo Fucile
MILANO: PARISI 38,3% SALA 37,6%… ROMA: RAGGI 28,2%, GIACHETTI 20,6%, MARCHINI 20,3%, MELONI 19,6%… AL BALLOTTAGGIO PARITA’ SOLO TRA RAGGI E MARCHINI, CON LA MELONI LA RAGGI VINCEREBBE 53,6 CONTRO 46,4%
Stefano Parisi ha sorpassato Beppe Sala nei sondaggi sulle amministrative realizzati da Tecnè per
TgCom24.
Al primo turno il candidato del centrodestra sarebbe avanti dello 0,7 per cento, attestandosi al 38,3.
A prima vista si tratterebbe di un vero e proprio travaso di voti perchè rispetto all’ultima rilevazione di 10 giorni fa l’ex manager di Expo ha perso lo 0,4 per cento e la stessa quota è andata invece a incrementare le preferenze per l’ex dirigente aziendale sostenuto dall’intero centrodestra e da Ncd .
Da notare che Basilio Rizzo, candidato dell’area di sinistra, raccoglie circa il 5 per cento dei voti( (che di fatto sottrae a Sala)*
Il vantaggio di Parisi su Sala si confermerebbe, anche se con una distanza inferiore, al ballottaggio: Parisi al 50,3, Sala al 49,7.
La cosa certa è che si tratterà di un testa a testa.
Meno sorprendente — rispetto a tutti i sondaggi degli ultimi mesi — il dato di Tecnè per le Comunali di Roma.
Qui è in vantaggio la candidata a sindaco del Movimento Cinque Stelle Virginia Raggi che anzi aumenta il suo bacino di voti virtuale dello 0,6 per cento. Raggi è data ora al 28,2 (contro il 27,6 del 27 aprile).
La Raggi è l’unica certa di conquistare il secondo turno delle amministrative nella Capitale.
Gli altri candidati: Roberto Giachetti (Pd) è al 20,6, Alfio Marchini è al 20,3%, Giorgia Meloni è al 19,6%.
Nel caso di un ballottaggio tra Raggi e Giachetti, la candidata grillina è in vantaggio di oltre 20 punti percentuali (finirebbe ad oggi 60,4 a 39,6).
Tirata al massimo, invece, l’eventuale sfida tra la stessa Raggi e Marchini: 50,1 a 49,9.
Il ballottaggio tra la candidata dei 5 Stelle e la Meloni vedrebbe infine la Raggi al 53,6% contro il 46,4% della leader di Fratelli d’Italia.
(da agenzie)
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Aprile 19th, 2016 Riccardo Fucile
IL MOVIMENTO “RIVOLUZIONE CRISTIANA” NON SARA’ A FIANCO DEL CITY MANAGER: “HANNO USATO BERLUSCONI COME UN TAXI”
Stavolta è toccato a lui essere fatto fuori.
“A Milano, Forza Italia e il Nuovo centrodestra hanno escluso la mia lista, Rivoluzione cristiana, da quelle che sosterranno la corsa a sindaco di Stefano Parisi”, dice a ilfattoquotidiano.it Gianfranco Rotondi, ex ministro per l’attuazione del programma dell’ultimo governo Berlusconi, da sempre molto vicino al Cavaliere.
“Il mio partito, erede legittimo della Democrazia cristiana, ha partecipato alla fondazione del Popolo della Libertà : ora gli stessi soggetti che hanno sfasciato il centrodestra lo stanno mettendo da parte — aggiunge —. Il motivo? Crea disturbo a forzisti e alfaniani. Sono sconcertato: vedo ex colleghi di partito cercare il taxi-Berlusconi per ritornare in Parlamento”.
Onorevole, lei ha definito il candidato sindaco di Milano del centrodestra come “un taxi per gli escursionisti di Ncd”. Cos’è successo?
Qualcuno mi ha comunicato l’impossibilità di apparentare la lista di Rivoluzione cristiana alle altre che sostengono la corsa di Stefano Parisi a primo cittadino del capoluogo lombardo.
Chi è questo qualcuno che gliel’ha comunicato?
Ho parlato con Mariastella Gelmini, la quale mi ha spiegato che non c’erano le condizioni politiche affinchè anche il mio movimento potesse appoggiare Parisi.
Quali sono stati i motivi di questa esclusione?
Mi hanno fatto fuori perchè, mi è stato detto, la mia lista avrebbe disturbato quella di ‘Milano popolare’, alias il Nuovo centrodestra, e addirittura quella di Forza Italia. Cause davvero singolari: sono rimasto sconcertato.
Ma lei con Parisi ha mai parlato?
Una sola volta. Poi è accaduto quanto ho appena spiegato. Perciò sono arrivato alla conclusione che se l’idea di questi ‘uomini del fare’ è quella di non disturbare i partiti allora è meglio andare da soli. Così noi sosterremo la candidatura dell’ex preside del liceo Parini, Carlo Arrigo Pedretti. Che è un milanese doc e non arriva dal quartiere Parioli di Roma.
Certo che l’hanno fatta proprio arrabbiare.
Reputo l’operazione Parisi come il trasferimento di una compagnia teatrale dal Teatro Olimpico di Roma a quello degli Arcimboldi di Milano.
Che vuol dire?
All’Olimpico, qualche anno fa, i futuri fondatori di Ncd incoronarono Mario Monti capo del centrodestra al posto di Silvio Berlusconi. Salvo poi tornare indietro per prendere i seggi da lui. I nomi? Fabrizio Cicchitto, per esempio. Che cancellarono i lealisti del Cavaliere dalle liste del Pdl addirittura dirottando me, un primo tempo, in Piemonte. Salvo poi, una volta eletti, andare al governo con il centrosinistra di Letta prima e Renzi poi. Ecco, il taxi è esattamente questo. Con Parisi sta avvenendo la stessa cosa
Solo che stavolta hanno fatto fuori lei.
Già . Anche perchè si stanno manifestando le medesime condizioni: il giro del governo sta finendo e quello del Parlamento sta tornando. Bisogna essere rieletti e serve chi ti porta. Malgrado tutto, pur ‘scassato’, Berlusconi c’è ancora, è il principale numero della smorfia del centrodestra. Quelli del Teatro Olimpico stanno cercando un nuovo taxi.
Con l’operazione Parisi.
Esattamente. Lui ha perfino creduto a chi gli ha detto che dopo la poltrona di sindaco di Milano c’è quella di Palazzo Chigi. Gli faccio i miei migliori auguri, ma Berlusconi mi deve spiegare se uno, per dettare la linea nel centrodestra, deve prima farsi un giro a sinistra.
Ha parlato con il leader di Forza Italia?
Credo ci sentiremo nelle prossime ore, ci siamo cercati a vicenda ma non ancora parlati. Approfitto però per far notare, a lui e a chi lo circonda, che da Frattini alla Meloni, da La Russa a Sacconi fino a Romano, io sono fra i pochi componenti del suo ultimo governo ad essergli rimasto al fianco nonostante le tante difficoltà . Se però stavolta tocca a me vado a farmi un giro a sinistra…
Sta dicendo che alla fine potrebbe appoggiare Giuseppe Sala?
Vuol dire che io al primo turno farò campagna elettorale per il mio candidato sindaco. Al secondo turno, visto che un pezzo del governo appoggerà Parisi, non mi meraviglierebbe il sostegno di un pezzo dell’opposizione a Sala. Credo di essermi spiegato.
C’è anche un altro episodio che recentemente l’ha fatta arrabbiare: l’esclusione dall’ultima direzione del Pdl. Non le hanno comunicato il motivo?
Un’altra bizzarria. Se il Pdl sta portando avanti delle procedure amministrative di scioglimento deve coinvolgere tutti i fondatori. Me compreso. Invece nessuno mi ha detto nulla. Fra l’altro, io in quel progetto ho investito dei soldi che non ho mai recuperato. Denari che si sono tenuti Forza Italia e Alleanza Nazionale. Mi sarei aspettando quantomeno una telefonata.
Invece il telefono non ha squillato. Nemmeno Berlusconi si è scusato?
Non si è fatto sentire nessuno. Quanto all’aspetto economico, Berlusconi mi ha detto che i soldi erano finiti e non c’era più niente da fare. Ora, quantomeno, mi aspetto che torni in campo e rifaccia grande il centrodestra.
Un nuovo ‘voto di fiducia’ nei suoi confronti?
Ma anche una critica.
Giorgio Velardi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 15th, 2016 Riccardo Fucile
PD 32%, M5S 15%, FORZA ITALIA 12%, LEGA 11,5%… SI VA VERSO IL BALLOTTAGGIO
Il candidato del centrosinistra in vantaggio, tiene il Pd. È questo il risultato di un sondaggio Swg sugli
“orientamenti di voto” alle elezioni comunali di Milano.
Se si andasse a votare il 15 aprile, il campione preso in esame darebbe il 44% dei voti al centrosinistra, il 36% al centrodestra e il 15% al M5s.
Giuseppe Sala (candidato Pd, Sinistra per Milano, Idv, Lista Civica), incasserebbe tra il 43% e il 47% dei voti. Stefano Parisi – sostenuto da Fi, Ln, Milano popolare, FdI, Lista Parisi con Passera, lista civica – otterrebbe tra il 32% e il 36%.
Gianluca Corrado, del M5s, raggiungerebbe tra il 12% e il 16%.
Il peso dei partiti.
Il Pd si conferma primo partito con il 32%, seguito dai 5Stelle (15%).
Testa a testa tra Fi (12%) e Lega (11,5%).
Sul voto ai partiti, la schiera degli indecisi si attesta al 21%. Sul voto ai candidati, gli indecisi scendono al 17%.
Nella coalizione del centrosinistra diventano importanti sia Sinistra per Milano (Sel, Verdi, Arancioni) sia la lista civica Sala Sindaco, entrambe al 5,5%.
Poco influente a Milano l’Idv il cui leader, Antonio Di Pietro, fu il simbolo di Mani Pulite: appena l’1%.
Nel centrodestra si sono schierati anche i Radicali, che però racimolano l’1%.
FdI Meloni – An e Milano Popolare (Ncd più Udc), infine, contano per il 2,5%.
Il trend storico.
Cresce il Pd rispetto alle precedenti comunali (28,6% nel 2011), ma il valore del centrosinistra rimane sostanzialmente invariato (44,1% nel 2011). Sale di poco la Lega (9,6% nel 2011), crolla Fi (28,8% nel 2011). Perde terreno il centrodestra nel suo insieme (45,2% nel 2011).
M5s e l’effetto Casaleggio.
Il M5s beneficia del cosiddetto “effetto Casaleggio” (il sondaggio è stato fatto nei giorni immediatamente successivi alla morte del guru del Movimento): i 5Stelle balzano al 15%. Erano il 3,4% nel 2011, il 14% alle Regionali 2013, l’11,2% alle Europee 2014.
Al ballottaggio.
Per vincere alle comunali occorre superare il 50% dei voti: secondo il sondaggio Swg, dunque, nessuno schieramento vincerebbe al primo turno. E sarebbe inevitabile il ballottaggio. Poichè al momento è impensabile che i voti grillini possano confluire in uno dei due schieramenti, l’ultima parola spetterà proprio al partito degli “indecisi”.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 11th, 2016 Riccardo Fucile
IRONIA DEL PD: “HANNO MESSO INSIEME LO SPONSOR DELLA FORNERO E QUELLO CHE VA A PROTESTARE SOTTO LA SUA CASA COI FORCONI”
A Milano è caccia al montiano. O meglio, agli ex montiani. Dopo l’ingaggio di Corrado Passera da parte
di Stefano Parisi, candidato di un centrodestra ormai larghissimo, il renziano Beppe Sala punta su un nome forte come numero uno della sua nuova lista, quella super moderata, che dovrebbe contendere al duo Parisi-Passera il voto dei salotti buoni , della borghesia del professionisti che per anni aveva sostenuto il forza leghismo e che, nel 2011, si è divisa tra l’astensione e il voto a Pisapia.
Del nome coperto Sala ha parlato oggi nella sua visita a Roma con il segretario di Scelta civica e viceministro all’Economia Enrico Zanetti: si tratta di Stefano Dambruoso, questore della Camera ma soprattutto ex pm antiterrorismo proprio nella procura milanese.
Per lui si ragiona su una delega pesante, probabilmente alla Sicurezza, per dare un segnale chiaro alla Milano moderata che potrebbe essere attratta dalle sirene securitarie di Salvini.
Un faccia a faccia in cui Zanetti ha chiesto garanzie su programmi e organigrammi, e ha chiesto a Sala di farsi garante delle ragioni dell’ala centrista.
“Finora dall’ala sinistra della coalizione sono arrivati troppi ostacoli e veti verso i moderati. Ma la partita a Milano si vince al centro”, è il ragionamento che si fa in ambienti montiani.
E del resto per Mr. Expo, candidato renziano simbolo della capacità del nuovo Pd di espandersi oltre i confini del centrosinistra, la strada si sta facendo in salita.
Da un lato, è costretto a esibire simboli di sinistra (prima la maglia di Che Guevara e oggi a “Un giorno da pecora” ha cantato Bandiera rossa ricordando i suoi trascorsi in piazza e di aver fumato una canna da ragazzo) per non deludere i nostalgici di Pisapia; dall’altro soffre la concorrenza dei colleghi suo terreno, quello dei salotti buoni e del mondo delle professioni.
E così Sala, manager finito nel tritacarne per non aver comunicato al Comune la sua casa vicino a St. Moritz (ma la denuncia al fisco è stata fatta, giurano i suoi), ha definito con sarcasmo Passera “un signore danaroso”.
Cortocircuiti.
Al di là delle percentuali che l’ex ministro montiano può portare in dote al centrodestra (gli ultimi sondaggi oscillano tra il 4 e il 5%), negli ultimi giorni Parisi e Passera si stanno muovendo come una coppia di fatto.
E all’unisono hanno bacchettato l’alleato Salvini per gli attacchi al Capo dello Stato. Dal fronte Pd-Sala la risposta tende a ribadire quanto già detto da Sala, e cioè che il vero leader della coalizione è il leghista, un pericolo per la Milano operosa e moderata. Sarà uno dei leit motiv che accompagnerà la sfida con tutta probabilità fino al ballottaggio del 19 giugno.
Per i dem la mossa di Passera non è stata una sorpresa. ”Pensavamo che si sarebbe schierato con Parisi al ballottaggio, ora hanno perso anche l’effetto sorpresa…”, commenta Barbara Pollastrini, grande esperta di politica milanese.
Emanuele Fiano è caustico: “In quella coalizione c’è il collega e sponsor della Fornero insieme con Salvini che va sotto casa della Fornero a protestare coi forconi”.
Ma a microfoni spenti, nel mondo degli affari e delle imprese si dice che “Parisi ha dimostrato di essere espansivo, e di avere capacità politiche che ha appreso alla scuola di Giuliano Amato. A sinistra invece hanno perso un mese dopo le primarie a discutere su chi doveva fare il capolista degli arancioni”.
“Non siamo un’armata Brancaleone”, protesta Parisi, “io so fare sintesi”.
La scelta per la guida della lista arancione pro-Sala, dopo il forfait di Francesca Balzani (seconda alle primarie) alla fine è caduta sull’ex girotondina Daria Colombo, moglie di Roberto Vecchioni.
Mentre nella civica di Sala sono entrati ex assessori arancioni e personalità vicine al Pd. Fuori dai giochi l’ex numero uno della Compagnia delle opere, Massimo Ferlini, vittima di un certo ostracismo da sinistra al grido di “no agli amici di Formigoni” . Insomma, Sala, candidato simbolo del “partito della Nazione” si trova scoperto sul lato moderato.
E così è partita la rincorsa: oltre a Dambruoso in lista dovrebbero entrare altri esponenti di Scelta civica e del gruppo “Fare”, che nel 2013 si è riunito intorno a Oscar Giannino.
Parisi, dal canto suo, continua lo scouting nel mondo delle professioni, e Maurizio Lupi, capolista in città per Ncd, annuncia la candidatura civica di Adriano De Maio, ex rettore del Politecnico, e dell’avvocato Diana Pesce.
Sul fronte del centrodestra però non tutto luccica.
Passera infatti non si candiderà , e i suoi spiegano che il suo ritiro è funzionale in una logica tutta nazionale, per entrare con i suoi uomini nel listone di centrodestra che si opporrà al Pd renziano alle prossime politiche. In città la sua scelta non è andata giù al fedelissimo Alessandro Rimassa, presidente del comitato elettorale, che ha definito la nuova truppa “una accozzaglia di centrodestra che sta insieme ‘contro’ e non ‘per’”. E non risparmia complimenti ai nuovi partner dell’ex numero uno di Intesa, citando “il qualunquismo della Gelmini, l’estremismo di Salvini, l’opportunismo di Lupi, l’arroganza di La Russa, l’ambiguità di Albertini”.
Se fosse uno spot del Pd, potrebbe persino funzionare. Ma in casa dem, in questa fase, c’è da fare i conti anche con i guai del governo: è chiaro che la spinta di Renzi finora è stato un assist fondamentale per Mr.Expo.
Ma nella capitale morale l’astro del giovane premier non brilla più come l’estate scorsa.
In casa Lega, invece, l’arrivo dell’ex ministro montiano viene tollerato a fatica, dopo aver già dovuto ingoiare l’accordo con gli alfaniani. Passera e Salvini negli ultimi mesi se sono dette di tutti i colori e tra gli uomini del leader leghista gli umori sono pessimi.
Ma ha vinto la realpolitik: “Se più gente possibile arriva a concordare sui nostri programmi sono solo contento”, taglia corto Salvini.
Passera, del resto, a rinnegare l’esperienza con Monti non ci pensa neppure. “Nel centrodestra porto la mia storia liberale…”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 9th, 2016 Riccardo Fucile
ALLEANZE E SCONTRI TRA LOBBY E MASSONI… PASSERA FA SPONDA CON PARISI, SALA NON E’ DETTO CHE CI PERDA
Corrado Passera ha annunciato ufficialmente il ritiro della sua candidatura a sindaco di Milano e
ha annunciato il suo impegno a sostenere quella di Stefano Farisi.
“Sono fortissimamente impegnato nella campagna elettorale di Milano e darò il mio massimo impegno, perchè Stefano Parisi diventi sindaco”, ha detto l’ex ministro in conferenza stampa congiunta con il candidato sindaco del centrodestra.
Passera ha precisato che presenterà una sua lista civica e che personalmente non si candiderà ma, ha detto, “aiuterò da fuori”.
“Ho accettato l’invito di Parisi di rafforzare attraverso la lista civica la componente liberale e indipendente e civica della sua coalizione, che può puntare direttamente a vincere sin da subito – ha detto Passera -. Quello che serve oggi nella coalizione del centrodestra è proprio il rafforzamento della componente di cui siamo portatori”.
“Sento il dovere di unire le forze – ha concluso Passera – per il progetto Milano, che è più importante di ognuno di noi. Fortunatamente c’è la persona con cui unire queste forze. E con Parisi c’è comunanza di idee”.
“Una giornata storica per questa campagna elettorale”. Così Parisi definisce così la convergenza di Passera.
Nei prossimi giorni verrà definito nei dettagli il progetto ma intanto “tutta la coalizione di centrodestra – spiega Parisi – ha supportato questa scelta. Sono tutti contenti”.
Nessuna anticipazione su un’eventuale ‘investitura’ d’assessore per Passera nel caso di vittoria dello schieramento di centrodestra: “per ora parliamo di programmi”.
Una scelta di “potere e poltrone”.
Cosi il candidato sindaco di Milano per il centrosinistra Beppe Sala, definisce la rinuncia di Corrado Passera.
“È finita come doveva andare a finire. – scrive in una nota – Il centrodestra si mostra per quello che è. Corrado Passera solo 20 giorni fa dichiarava: ‘Milano non si puo’ permettere il gemellaggio con il fascismo leghista lepenista imposto a Stefano Parisi: votandolo, la città verrebbe consegnata al dipendente di una coalizione ormai in frantumi, sotto costante ricatto e totalmente in balia della becera politica retriva e populista della Lega di Salvini, che va sotto braccio al partito nazional fascista di Le Pen che auspica la fine dell’accordo di Shengen’. Evidentemente il richiamo alla paura, alla chiusura, al passato è un collante irresistibile per chi preferisce chiudersi che guardare al futuro”
(da agenzie)
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