CAUSE PERSE: OGNI TRIBUNALE CI COSTA 30 MILIONI L’ANNO
GLI UFFICIALI GIUDIZIARI SPENDONO PIU’ DEL TRIPLO DI QUANTO INCASSANO… IL 60% DEI FONDI SERVE PER PAGARE MAGISTRATI E IMPIEGATI… 1200 GIORNI PER UNA SENTENZA
La bilancia della giustizia italiana pende tutta da una parte: quelle delle perdite. Si è calcolato cioè che un tribunale di medie dimensioni costa in un anno 43 milioni di euro e produce ricavi per 12. Un’operazione facile facile, e si capisce come quei 31 milioni svaniti nei corridoi dei Palazzacci della Penisola ce li rimettano i cittadini.
Così le tasse dei contribuenti finiscono negli ingranaggi dei procedimenti senza che questi generino altrettanti “ricavi” sia nel senso di un’applicazione efficace del diritto che sul piano dell’efficienza economica.
Il primo studio che cerca di adattare i criteri dell’analisi costi-benefici al sistema giudiziario è stato realizzato dal Comiug (Centro per l’organizzazione, il management e l’informatizzazione degli uffici giudiziari dell’Università di Bologna) e i risultati sono stati resi noti a fine 2008.
Tanto per cominciare, i ricercatori hanno potuto constatare che i tribunali non conservano nei propri archivi qualcosa che somigli a un bilancio di un’azienda privata.
La conseguenza è una diffusa anarchia gestionale e un disinvolto quanto incontrollato spreco di pubbliche risorse.
Una dimostrazione sta nel caso del Tribunale di Bologna: nell’anno di riferimento ( il 2005) le spese sono ammontate a 20,2 milioni di euro, mentre le entrate si sono fermate a 10,9 milioni.
Quanto all’ufficio della Procura delle Repubblica bolognese il disavanzo lievita a 21,7 milioni di uscite contro 426mila euro di introiti.
Nel complesso, oltre il 61% delle risorse a disposizione è assorbito dagli stipendi del personale (magistrati e amministrativi), seguite dal 25% legato alle spese giurisdizionali e la parte residuale attiene all’utilizzo e alla manutenzione delle strutture.
Sono le indagini, invece, a rappresentare la quota preponderante delle spese delle Procure (più del 40%), mentre costituiscono fonti di introito per il sistema le sezioni civili del tribunale, capaci di incassare imposte, contributi, riscossioni.
Ma proprio queste ultime sono sotto accusa per la durata dei processi.
In Italia ci vogliono in media 1.210 giorni per arrivare alla sentenza di primo grado, ovvero due anni in più della media Ocse.
Un dato che inchioda il nostro Paese al 156° posto sulle 181 realtà monitorate dalla Banca d’Italia. Una posizione che denota le difficoltà di metterci in riga con i maggiori sistemi giudiziari occidentali e la necessità che una vera riforma della giustizia non possa prescindere ormai dal rendere la macchina giudiziaria più rapida ed efficiente, capace di dare risposte certe ai cittadini e non procrastinare all’eternità un contenzioso giudiziario che spesso trova soluzione dopo la dipartita degli stessi attori convenuti.
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