CISGIORDANIA, NUOVE AGGRESSIONI DI COLONI ISRAELIANI A VOLTO COPERTO E CON BASTONI NEI VILLAGGI PALESTINESI
SQUADRACCE DI DELINQUENTI IN AZIONE DOCUMENTATE DA VIDEO
Nello stesso giorno in cui la Corte di giustizia dell’Aja dichiara illegali le colonie israeliane in Cisgiordania, nei territori palestinesi, è arrivata una nuova violenta aggressione a un villaggio palestinese. Nella regione del Masafer Yatta, la più colpita negli ultimi mesi dalla violenza dei coloni israeliani, nel villaggio di Sheab Botom, a sud della città di Yatta, un gruppo di coloni con il volto coperto e armato di bastoni, ha compiuto un raid contro i palestinesi.
Le fasi dell’aggressione sono state documentate in un video grazie alla presenza degli attivisti italiani di Mediterranea Saving Humans e di Operazione Colomba, che fanno un lavoro di interposizione pacifica tra i residenti dei villaggi palestinesi e i coloni.
Il raid: coloni a volto coperto con bastoni, ferita una donna
I fatti si sono consumati nel tardo pomeriggio del 19 luglio, quando un gruppo di coloni, tutti di età molto giovane, si è presentato all’ingresso del villaggio di Sheab Botom con il volto coperto da passamontagna e fazzoletti ed armato di bastoni. Poco prima un colono aveva portato al pascolo le sue pecore in un pezzo di terra palestinese, ed era stato invitato a lasciare l’area.
Sul posto anche gli attivisti internazionali, tra cui gli italiani, che hanno notato subito come il colono israeliano avesse contattato altre persone per chiedere supporto. Dopo poco c’è stato l’arrivo del gruppo incappucciato che armato di bastoni ha fatto irruzione nel villaggio assalendo la prima casa che si sono trovati davanti.
Come mostrano le immagini girate dagli attivisti, i coloni israeliani hanno aggredito immediatamente le prime persone che hanno trovato fuori a una casa colpendo dapprima un uomo più volte al corpo con bastoni di legno. Poi quando sua moglie ha provato a difenderlo la stessa donna è stata aggredita da due coloni incappucciati, gettata in terra e colpita almeno tre volte alla testa con colpi di bastone.
Una scena davvero cruenta che purtroppo nella regione del Masafer Yatta rappresenta la quotidianità. La donna, Wahab, 55 anni, ha subito diverse ferite alla testa e ha perso molto sangue. È stata poi trasportata all’ospedale di Yatta dove è ricoverata. L’aggressione si è conclusa prima con la fuga dei coloni incappucciati, e poi con l’arrivo di alcuni militari che, come si vede nelle immagini, hanno puntato i fucili contro gli abitanti del villaggio, per poi sparare in aria, coprendo in questo modo la ritirata dei coloni.
Subito dopo sul luogo sono arrivati altri militari e poliziotti che hanno provato in tutti i modi a prendere i video della scena dai dispositivi degli attivisti che sono poi riusciti a scappare. In serata si è appreso di alcuni fermi di cittadini palestinesi del villaggio di Sheab Botom da parte dell’esercito. Non è chiaro in verità con quale accusa.
Lo scorso 4 luglio si era registrato l’assalto e l’incendio da parte dei coloni israeliani del villaggio di Khallet Athaba, sempre nella regione del Massafer Yatta, in cui venne ferito un attivista italiano di Mediterreanea Saving Humans. Grazie alla presenza degli attivisti internazionali si sta alzando il velo di silenzio su ciò che sta avvenendo in Cisgiordania ad opera dei coloni israeliani, lo zoccolo duro elettorale del potente ministro Ben Gvir, che da qualche mese sono stati armati ed a cui sono stati concessi poteri di polizia. Assalti, aggressioni, incendi, proprio mentre la giustizia internazionale definisce l’esistenza stessa delle colonie israeliane illegittima secondo il diritto internazionale.
Poche settimane fa la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato la costruzione di altre 6000 residenze nelle colonie, tutte in Cisgiordania, molte delle quali concentrate nella regione del Massafer Yatta dove i villaggi palestinesi sono ormai completamente circondati da colonie ed avamposti, protetti dai militari dell’esercito.
“Siamo stati avvisati da un contadino palestinese perché per l’ennesima volta un giovane colono portava le pecore sulla sua terra per distruggergli gli ulivi – spiega Diego, attivista di Mediterranea Saving Humans a Fanpage.it – noi seguivamo tutta la scena a pochi passi con le videocamere. Aveva con sé i documenti di proprietà ma il colono, giovanissimo, era arrogante, insistente e telefonava di continuo. È arrivato per primo un colono soldato direttamente col quod, mentre si stringevano la mano un gruppo di coloni con bende sul viso assaltava alcune case palestinesi del circondario”.
Una scena quella descritta dall’attivista italiano, e ben visibile dai video, che dimostra la complicità tra militari e coloni. “Gli uomini bendati hanno raggiunto la prima abitazione e aggredito con manichi di piccone un uomo di mezza età e poi sua moglie colpiti più volte alla testa e alla schiena” prosegue Diego. “A quel punto sono arrivati altri militari che hanno esploso un colpo in aria e puntato le armi contro le vittime per difendere la fuga degli aggressori. Penso che scene del genere ricordino davvero l’Alabama degli anni ’50, il suprematismo, l’impunità, il razzismo di Stato sono il tratto comune. La pulizia etnica si realizza tenendo le vittime in un costante stato di assedio e di ansia. In questo senso la resistenza dei contadini e pastori palestinesi sulle proprie terre è incredibile”.
(da Fanpage)
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