DA AZZOLLINI A PANNELLA ECCO I “SENZA VERGOGNAâ€
INQUISITI E SPUTTANATI, MA SI PRESENTANO COME SE NULLA FOSSE ACCADUTO
Siamo il paese dei senza vergogna.
Il paese dei pesci in barile, degli eterni indifferenti.
Qualche tempo fa,dalle parti del Pantheon, stazionava l’ex sindaco Gianni Alemanno che parlava tranquillo, proprio al centro del marciapiede, in mezzo a una combriccola mista di ex camerati con la cravatta, un paio di signore, un guardaspalle abbronzato.
Parlava a voce alta, con la mano in tasca.
Sembrava proprio uno di quei romani padroni del mondo e così fieri del proprio ombelico che hanno sempre l’aria di dire: “Ma ammè chemme frega?”.
Nessun imbarazzo a stare lì in mezzo, mentre la gente passava guardandolo e scansandolo. Embè? La vergogna di essere un indagato per associazione mafiosa, neanche lontanamente lo sfiorava.
E se caso mai lo avesse sfiorato? Je rimbalzava.
Acceso il televisore a casa ecco in un talk show quell’altro fenomeno politico, umano e financo religioso di Roberto Formigoni, nero vestito, le gambe accavallate, la faccia e la erre moscia in primo piano, che pontifica di politica.
Ha regnato per vent’anni sulla regione più evoluta d’Italia, la Lombardia, sovrastando il celebre intelletto dei milanesi, che come sappiamo dovrebbero essere la spina dorsale produttiva, ma anche morale, del Paese.
S’è scoperto che campava senza contanti, scroccando una vacanza dopo l’altra a spese di certi amici suoi che mettevano la villa al mare, l’aereo, la barca, la bistecca.
E lui qualche volta ricambiava con l’acqua minerale. Lo hanno inquisito anche per questo. Lo stanno pure per processare.
Ma l’idea che la gente lo consideri un povero disgraziato, rida di lui, oppure lo disprezzi, neanche lo lambisce.
E se lo lambisce trasecola: “Perrrchè?”
Al tavolo del terzo o quarto talk show di giornata, compare, elegantissimo, l’Augusto Minzolini, ex giornalista di un qualche pregio, rovinato da una militanza politica sfacciata, e poi da una brutta faccenda di carte di credito del Tg1, cene a lume di candela in conto spese, un’intera carriera dissipata, e per questo premiato con un seggio al Senato dal suo capo, l’ex tutto, Silvio Berlusconi, in rappresentanza del popolo italiano.
Si vergogna? Neanche per sogno, anzi ti dice che è vittima di molte inimicizie politiche, invidie,disegni giudiziari ai suoi danni , eccetera.
E si vergogna quell’altra vittima del sistema solare Patrizia D’Addario? Al contrario. Anzichè sperare che per sempre l’ombra la sottragga agli occhi del mondo, si augura niente di meno che la luce di un film la illumini.
Dice di essere un’artista e dice che gli italiani dovrebbero conoscere la sua storia.
Ma non nei dettagli che pensano gli italiani, immaginiamo.
Renato Farina, che da giornalista soffiava informazioni ai Servizi su certi magistrati, si sentiva al servizio del Bene Supremo e qualche volta anche di Pio Pompa, è tornato a scrivere senza vergogna, dopo le condanne.
Usando le stesse virgole morali.
E il povero Marco Pannella si vergogna di dire in pubblico che forse ha un figlio, forse due, non lo sa, non lo vuole sapere, non gli interessa, perchè lui si occupa in via esclusiva di problemi altissimi, universali e non di trascurabili dettagli?
E rinfacciare alla sua ex pupilla Emma Bonino che lei ha un solo tumore, mentre lui ne ha due, lo fa arrossire? Neanche un po’.
Secondo gli psicologi la vergogna è l’“emozione dell’autoconsapevolezza”.
Nasce dal “sentirsi giudicati profondamente diversi da come si desidererebbe”.
Ma se nessuno di loro la prova cosa significa? Che forse questi nuovissimi indifferenti non si sentono affatto giudicati diversi o peggiori di come si immaginano.Anzi.
La loro auto consapevolezza non ne esce affatto ferita.
Il senatore Antonio Azzollini — appena graziato dal voto segreto che ha negato i domiciliari, ma ancora sotto processo — ha fatto fieramente il giro di tutte le tv.
Per non parlare dell’inarrivabile Vincenzo De Luca neo presidente della Campania, che a dispetto delle tre condanne in primo grado, si autorizza senza remore, senza ripensamenti, a consumare l’ossigeno dei politici sempre in carriera.
Pino Corrias
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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