IL LEGAME TRA FORZA ITALIA E RENZI: CONSIGLI NELLE “STANZE BUIE” DAL 2004
COMUNIONE E LIBERAZIONE, SETTE ANNI FA SUL PALCO DEL MEETING DI RIMINI, VERDINI E RENZI ALLA COMMEMORAZIONE DI UN POLITICO FIORENTINO
“Renzi è uno in grado di rompere gli schemi. Certo, oggi è un candidato del Pd: ma se poi di là saltasse tutto e si facesse un percorso insieme, non escludo nulla”.
Era il maggio 2008 quando Denis Verdini, all’epoca parlamentare e potente coordinatore nazionale di Forza Italia, confermava di aver individuato un purosangue e di voler scommettere su di lui.
Oggi, a distanza di pochi anni, l’amicizia ha dato i suoi frutti. Per entrambi.
Verdini prese sotto la sua ala l’allora anonimo e sconosciuto presidente della Provincia di Firenze. Invitandolo alla cena per festeggiare i dieci anni del suo Giornale di Toscana prima e sdoganandolo poi nel potentissimo (e prezioso) mondo di Comunione e liberazione al Meeting di Rimini, dove il prossimo 25 agosto Renzi ritornerà , questa volta da premier.
Il 26 agosto 2008 ,sempre di martedì, Verdini volle con sè sul palco nella sala Mimosa il giovane e sconosciuto Renzi per presentare una raccolta di lettere pubblicate nel libro Sto registrando tutto per l’eternità di Graziano Grazzini, un politico toscano storicamente democristiano e poi convertito al partito di Silvio Berlusconi seppur da sempre vicinissimo al movimento di don Giussani, improvvisamente scomparso ad appena 50 anni nel 2006.
Grazzini è stato il maestro di entrambi. Politicamente.
Lo spiega nel suo intervento lo stesso Renzi tratteggiando quello che oggi appare l’embrione del Patto del Nazzareno.
Renzi porta sul palco il suo ciuffo ovattato, gli occhialetti tondi e si mostra emozionato forse perchè strozzato da una improbabile cravatta e infilato in un vestito di due taglie più delle necessarie.
È ancora lontana l’idea della Rottamazione, così come la capacità di arringare.
Ma ricordando Grazzini tratteggia i patti occulti tra avversari. Mostrando di averne dimestichezza sin dal 2004, appena sbarcato alla presidenza della Provincia.
“Lui era il capo dell’opposizione, io ero il capo della maggioranza, poi lui sosteneva che non fossi proprio il capo della maggioranza avendo una coalizione complessa da governare”, esordisce Renzi.
“Graziano era un amico vero per me. Era un amico vero, un fratello maggiore.Era una persona più grande di me, che in alcuni casi, nel buio delle stanze, mi dava anche qualche suggerimento, poi naturalmente nella parte pubblica giocavamo con le nostre rispettive responsabilità ”. E rispettivi ruoli.
Il gioco delle parti che poi Renzi inscenerà con Berlusconi e l’amico Denis.
Verdini dal palco non è da meno. Parla in libertà , senza freno. Tenta di dire chiaramente ciò che pensa di Grazzini.
“Il successo passa attraverso il consenso”, che si ottiene anche mediante modi per “far sognare la gente. Non voglio dire ingannare, perchè sarebbe sbagliato, ma insomma, stimolare, sotto certi aspetti; e Graziano invece era una persona diversa, straordinaria dal punto di vista umano. Io gli dicevo: ‘È stupido quello che fai’, e lui invece lo faceva per generosità , perchè era convinto, e lo ripete molte volte in queste lettere, che la politica è ‘al servizio di’”.
Per Verdini l’atteggiamento di Grazzini è incomprensibile, e cerca di spiegarlo a suo modo: “Aveva questa sua visione delle cose che, voglio dire, nel mondo della politica è anche un po’ inusuale, no? Non si ritrova. Lui le opportunità le rifiutava, per quel senso di generosità , per quel senso di servizio, per quel senso del mistero, per quelle cose che io, come dire, ho difficoltà ancora oggi a comprendere. Lui rinunciava a queste cose, per questa sua anima diversa, secondo me poco adatta alla politica”.
Verdini insiste, vuol farsi capire al meglio: “Il problema è che lui era serio, profondamente serio, come ha manifestato nel lungo travaglio che lo ha portato poi in Forza Italia”.
E la serietà è notoriamente un problema.“Rinunciava volontariamente, valutava le cose e poi sceglieva il servizio. Quindi il mio rapporto con Graziano è stato molto complesso, molto difficile. Differenti profondamente in tutte le cose, però uniti da una grande simpatia”.
Un collante importante, la simpatia, anche con Matteo.
Renzi interviene in maniera più coincisa. Ma fiuta che deve rendersi gradito a quell’universo distante anni luce dal centrosinistra. Ancora non ha ufficializzato la sua candidatura alle primarie per diventare sindaco di Firenze ma l’idea già c’è e quel pubblico sono voti.
Prima racconta di essere già stato al Meeting. “Noi eravamo venuti con un pullman per accompagnare la esibizione di Rutelli contro Pisanu, e a Graziano non gli avevo detto che sarei venuto, quindi lo fregai. Lo chiamammo di qui dicendo: ‘Quest’anno al Meeting siamo venuti prima noi’”.
Poi alla platea ciellina, in quegli anni devota a Roberto Formigoni, Renzi parla di Grazzini in questi termini: “Comunione e liberazione gli aveva cambiato la vita. Ai miei compagni di coalizione è sempre difficile (…) far capire che Cl è senza dubbio un’esperienza che interviene nel sociale in tutte le modalità che ritiene opportune, ma che l’esperienza di Comunione e liberazione può cambiare la vita davvero”.
Lo scorso anno, quando rinunciò a partecipare al Meeting preferendo mostrarsi al raduno Agesci, aveva forse dimenticato anche lui l’esperienza di Cl. O forse era meno conveniente mostrarsi, a differenza di adesso, con un governo a cui non basta la doppia stampella di Ncd e dell’amico Denis.
Qualche preghiera in più magari aiuta. Magari detta nel posto giusto. E così martedì 25 agosto tornerà al Meeting. Questa volta da presidente del Consiglio. Il suo intervento è in calendario alle ore13 nella sala più importante e capiente: l’auditorium.
Il titolo dell’incontro ha poche pretese: “L’Italia e la sfida del mondo”. E sul palco con lui avrà personalità che lo costringeranno a un dibattito serrato: nessuno.
È annunciato come una sorta di monologo, con l’introduzione di Emilia Guarnieri, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli e Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà . Poi tutti a cena. Come nel 2008.
Al termine dell’incontro, infatti, Verdini mise le ginocchia sotto il tavolo con il suo delfino Massimo Parisi, con Paolo Carrai, cugino di Marco Carrai nonchè esponente della Compagnia delle opere, e con i vertici di Cl al gran completo capitanati dai fondatori Vittadini e Giancarlo Cesana.
Renzi era invece accompagnato dal già fidato Marco Carrai.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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