Editoriale
UNA DESTRA SOCIALE E POPOLARE NON HA PAURA DI VOLARE ALTO: NON SI CAMBIA L’ITALIA COI COMPROMESSI DEL GATTO E LA VOLPE
Un noto scrittore ligure raccontava, nei giorni scorsi, sulle colonne di un quotidiano come si trovasse, una decina d’anni fa, a Bogotà per lavoro. Si era fermato a mangiare un piatto di asado in un ristorante con tavolini all’aperto. Mentre pranzava gli si era fatta attorno una piccola schiera di bambini che lo osservavano. Stupito chiese al cameriere il motivo e si sentì rispondere ” Stanno aspettando che lei finisca per pulire il piatto…vuole che li mandi via ? ” . Lo scrittore non riuscì più a continuare, lasciò il piatto e, come dice lui “vigliaccamente”, pagò e lasciò il locale. Non poteva certo lui cambiare il mondo e rivoltare le sorti dell’America latina, ma il segno di quella esperienza è rimasto indelebile nella sua memoria.
Chiediamoci: quanti bambini, quante famiglie, quanti anziani, quanti giovani, anche nel nostro Paese, stanno avvicinandosi pericolosamente alla soglia di povertà ? A Genova, non lontani dalle nostre case, nel 2007 ci sono state 731 richieste di aiuto al Fondo antiusura della Curia, altre migliaia di persone fanno riferimento ai centri della Caritas: sono famiglie normali, travolte dall’emergenza quotidiana, impossibilitate ad andare avanti, schiacciate dai debiti. Quanti indigenti sono sfrattati dalle case? Quanta altra gente coesiste con dignità con la propria povertà ? A Genova mancano 2.000 case popolari, migliaia di anziani non riescono ad avere un’assistenza adeguata, mancano strutture specializzate in caso di lungodegenze o malattie mentali, mancano più di 2.000 posti letto nei ricoveri per anziani, sono stati stimati in 150 le persone che vivono per strada e non si riesce a dare un tetto notturno che alla metà , mancano 1.500 infermieri nelle case di riposo liguri, le liste di attesa per un esame ospedaliero giungono fino a 4 mesi. A Genova come in altre città italiane.
Chiediamoci se questo è giusto, se è conciliabile con una visione del mondo di Destra, una concezione della vita incentrata sui valori spirituali e non materiali, sulla solidarietà e sul senso della comunità e identità nazionale. Abbiamo lasciato per decenni alla Sinistra il monopolio della povera gente, abbiamo permesso che nell’opinione pubblica si facesse strada l’equazione Destra = emarginazione del più debole, liberismo sfrenato e sfruttamento. Quando semmai le masse sono state sfruttate spesso dai regimi totalitari comunisti, dai processi di collettivizzazione, eppure a destra mai una battaglia convinta, mai una politica coerente, qualche volta solo una demagogia simile a quella della Sinistra.
Forse che non possiamo rappresentare tutti, anche i più deboli? Forse che nella dottrina sociale e nel sindacalismo nazionale, nella battaglia per un’identità e una patria comune non esistono le basi concettuali per essere interpreti di questa battaglia? Quante iniziative lasciate alla Sinistra, quante occasioni perdute, quanti egoismi e meschinità nel rappresentare spesso “istanze della pancia” e mai “quelle del cuore” ?
Una destra sociale e popolare che sapesse coniugare senso dello Stato, sicurezza, valori e spiritualità della vita, socialità diffusa avrebbe immense praterie di consensi davanti a sè. E invece la tutela di interessi di bottega, la paura della sfida, il timore di perdere qualche appoggio finanziario degli strozzini dell’economia mondiale e dei loro epigoni italiani, ci hanno fatto perdere una potenzialità enorme.
E stiamo a parlare di ICI, di tasse al 42 invece che al 43,2, di 90% delle tasse al nord, ci si contende qualche industriale e qualche operaio, qualche ebreo e qualche palestinese, qualche velina e qualche attore con la Sinistra, in uno spettacolo sempre più appiattito e uniforme.
Due raggruppamenti di Centro che rischiano di risultare la stessa melassa, giocata sui personalismi, sulle finte liti per poi arrivare a un “governissimo” tecnocratico, giustificato da una crisi economica che ci colpirà in autunno e che getterà le basi della grande coalizione tra i due Centri. E’ un’assicurazione sulla vita per qualcuno, un salvacondotto per le proprie aziende per altri, un compromesso dignitoso per chi ha fallito in questi due anni, tutti accomunati da un’incapacità : quella di rischiare la vittoria, quella di volare alto, quella di cambiare metodi di governo, quella di azzerare la Casta e rilanciare un Progetto nuovo di sviluppo del Paese. Ora è il tempo delle promesse che non saranno mantenute, dei tappulli, peraltro simili, tra i due schieramenti.
Si sono emarginate delle forze per essere in meno a tavola, ma già si sta ricucendo, qualcuno sarà importante al Senato e rientrerà in gioco, altri metteranno il silenziatore alle polemiche e qualche leader prestato e “dirottato” tornerà alla base a uno schiocco di dita. E dietro le quinte i giochi si stanno già facendo, all’insaputa di chi andrà a votare Tizio contro Caio, pensando che sia la “madre di tutte le battaglie”…forse invece è solo una piccola farsa, dove la trama è già definita, come le liste elettorali dove la “meritocrazia” è solo un sogno.
Tutti si sono garantiti, si cambieranno due regole per non cambiare la sostanza, e chi pigerà un bottone per ordine superiore ha poca importanza sia un povero peones o un esimio docente universitario, un’affascinante velina o un industriale che vive di aiuti dello Stato. E’ naturale che si arrivi a questo per un semplice motivo: laddove la Sinistra ha fallito, manca contestualmente a un Centrodestra la sfida a liberarsi del tranquillo “piccolo cabotaggio” che assicura posti e potere per lanciare un progetto ambizioso di rinnovamento dello Stato, della Società , della Politica, un “sogno colorato” da realizzare, un orgoglio nazionale da Bolzano a Lampedusa, una solidarietà tra ceti sociali, un motore rombante che sappia trasmettere agli italiani il desiderio di costruire qualcosa di grande, un nuovo Rinascimento. Una Destra di lotta e di governo, vorremmo quasi dire, pungolata dalla propria base, un popolo che faccia sentire l’alito sul collo dei propri governanti, partecipando, essendo presente, stimolando e anche dissentendo quando è il caso. Gli unanimismi portano solo all’appiattimento e a perdere la rotta… noi cerchiamo di fare politica dando sempre un’occhiata alla direzione che ci indica la bussola.
E vorremmo che uno di quei ragazzini che aspettavano di “pulire il piatto” in Bolivia, lo potessimo un giorno trovare sfamato, con una maglietta pulita, magari laureato e con un bel lavoro in Italia. Perchè tutti abbiano le stesse possibilità di emergere e poi faccia più strada il migliore. Ma nessuno deve essere abbandonato perchè rimane indietro…questa à la vera Destra popolare e sociale che gli Italiani sognano.
Vignetta di “Punta Fine” da http://www.lamiaterraan.it/
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