DI MAIO DA’ I NUMERI SUL LAVORO: NESSUN EFFETTO “DECRETO DIGNITA'”, SEMMAI E’ STATO NEGATIVO
LA FAVOLETTA DELL’AUMENTO DEI POSTI DI LAVORO A TEMPO INDETERMINATO GRAZIE AL GOVERNO SMENTITO DAI DATI REALI: SI RIFERISCONO AL PRIMO SEMESTRE, NON AL SECONDO
I dati sulle attivazioni e sulle cessazioni dei rapporti di lavoro diffusi ieri dall’Osservatorio sul precariato dell’INPS sono stati accolti con grande soddisfazione dal ministro del lavoro Di Maio che in un lungo post su Facebook ha rivendicato gli effetti positivi del Decreto Dignità .
Secondo il ministro, come dargli torto, “i numeri hanno un grande pregio: sono asettici, chiari e incontrovertibili”.
Premesso che i dati INPS, diversamente dai dati ISTAT, fanno riferimento ai flussi, ovvero ai movimenti dei rapporti di lavoro nel periodo osservato e che, quindi, il medesimo lavoratore può essere oggetto di più movimenti, i risultati del 2018 appaiono effettivamente soddisfacenti.
Come rivendica lo stesso ministro, infatti, il saldo tra assunzioni e cessazioni è positivo: nel 2018 i rapporti di lavoro hanno fatto registrare una crescita complessiva di 431.246 unità (in leggero calo rispetto al 2017), dovuta a un incremento di ben 200.450 unità a tempo indeterminato (questo dato in controtendenza con il 2017).
Merito, quindi, del Decreto Dignità come afferma il ministro Di Maio, o no?
Posto che i dati sui flussi, per quanto indicato sopra, non possono fornire una informazione puntuale ed esaustiva sulle dinamiche del mercato del lavoro e che in effetti il Decreto Dignità è entrato in vigore il 14 luglio 2018, dispiegando pienamente i propri effetti soltanto dal mese di novembre, se volessimo utilizzare il metodo di valutazione proposto dal Ministro dovremmo concludere che il Decreto Dignità sta producendo effetti disastrosi.
Per appurarlo basta suddividere il periodo di tempo analizzato dall’Osservatorio sul precariato dell’INPS in due sottoperiodi: prima del decreto dignità (gennaio/giugno) e dopo il decreto dignità (luglio/settembre).
La suddivisione per semestre, infatti, mostra che:
– la variazione netta totale dei rapporti di lavoro nel primo semestre 2018 ha raggiunto un valore positivo di 933.858 unità , mentre nel secondo semestre si è registrato un valore negativo di ben 502.612 unità
– per quanto riguarda i soli rapporti di lavoro a tempo indeterminato la variazione netta nel primo semestre 2018 ha toccato un valore positivo di 145.516 unità , mentre nel secondo semestre si è rilevato un valore positivo di 54.934 unità (meno del 40% rispetto al primo semestre).
Peccato che i toni trionfalistici usati da molti commentatori sugli effetti del Decreto Dignità , puntualmente rimbalzati da alcuni media, non tengano conto proprio dei numeri che, al contrario delle opinioni e per dirla alla Di Maio, “hanno un grande pregio: sono asettici, chiari e incontrovertibili”.
(da “NextQuotidiano”)
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