DISEGNO DI LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI: BAVAGLIO AI GIORNALISTI, SARA’ IMPOSSIBILE DARE NOTIZIE SCOMODE
NON SI SAPRA’ PIU’ NULLA DI UN’INDAGINE E ALL’OPINIONE PUBBLICA SARA’ IMPEDITO OGNI TIPO DI CONTROLLO…LA STAMPA NON POTRA’ SCRIVERE DELL’ARRESTO DI UN PRESUNTO OMICIDA…ANCHE “STRISCIA LA NOTIZIA” E “LE IENE” NON POTRANNO PIU’ UTILIZZARE INTERCETTAZIONI AMBIENTALI CARPITE, PENA LA GALERA….GLI ITALIANI MENO SANNO, MEGLIO E’: MA CHE DESTRA E’ QUESTA?
Va avanti, tra mille polemiche, il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche: cerchiamo di analizzare di cosa si tratta.
L’autorizzazione ad intercettare potrà essere richiesta qualora sussistano “gravi indizi di reato”, sparisce dal testo il concetto di “gravi indizi di colpevolezza”, inizialmente voluto dal governo.
Non aveva senso, in quanto se si è già in presenza di elementi per stabilire la colpevolezza di un imputato, non c’è certo bisogno di controllargli il telefono, se invece ci si trova di fronte a meri indizi ha senso farlo.
Ma, dice il disegno di legge, anche in questo caso ciò può avvenire solo per interventi assolutamente necessari.
Poi ci sono limitazioni pesanti per le inchieste giornalistiche: i responsabili di trasmissioni tipo “le Iene” e “Striscia la notizia” rischiano la galera se diffonderanno video o conversazioni carpite.
Inoltre non sparemo più nulla di chi rideva per il terremoto, di chi comprava arbitri, di chi voleva cacciare Santoro dalla Rai.
Non saranno ammesse “registrazioni a strascico”, ovvero su altre persone che vengano in contatto con un indagato.
I giornalisti che pubblicheranno colloqui prima dell’udienza preliminare rischiano il doppio degli anni di pena rispetto a prima.
Si potranno ascoltare le telefonate per un massimo di 75 giorni.
L’utenza da controllare deve appartenere all’indagato o a persona a lui vicina, ma che sia stata individuata come a “conoscenza dei fatti”, altrimenti nulla.
Stesso discorso per eventuali intercettazioni ambientali: i luoghi devono essere riconducibili ai sospettati.
Ad autorizzare le intercettazioni sarà il tribunale e non più il gip.
Meno male che la Buongiorno (tanto invisa al premier e vicina a Fini) è riuscita a inserire una norma transitoria che prevede che le nuove norme non si applichino alle intercettazioni già avviate, altrimenti ne decadevano a migliaia.
Viene poi introdotto il nuovo reato di “riprese o registrazioni di comunicazioni fraudolente”: chi le fa e le diffonde (vedi Iene e Striscia) rischia fino a 4 anni di carcere.
L’avv. Carlo Federico Grosso, interpellato dal Secolo XIX, spiega che con l’attuale testo in discussione non sarà possibile per un giornale scrivere neanche dell’avvenuto arresto del presunto responsabile di un omicidio.
Se venisse anche arrestato un presidente di Regione, obbligo di silenzio totale nella fase delle indagini preliminari.
Limitazioni così pesanti impediscono di fatto quasiasi controllo dell’opinione pubblica e le maxi sanzioni all’editore faranno sì che egli intervenga in fase preliminare, interferendo sulla libertà dei giornalisti.
Ora se è vero che i giornali hanno esagerato nel pubblicare notizie riservate e intercettazioni che poco riguardavano l’argomento dell’indagine, siamo di fronte a una reazione spropositata e mossa da fini personali.
Sarebbe bastato modificare il codice di procedura penale, prevedendo archivi riservati e inviolabili, in cui inserire tutte le intercettazioni e gli atti non inerenti direttamente alle indagini penali.
Senza fare tanto chiasso, si sarebbe garantita la riservatezza senza mettere il bavaglio alla stampa.
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