IL POTERE DI FINI: ALLA CAMERA, IL PRESIDENTE HA L’ULTIMA PAROLA SU CALENDARIO, GESTIONE E SCRUTINIO SEGRETO
NESSUNO PUO’ OBBLIGARLO A DIMETTERSI E NON PUO’ ESSERE SFIDUCIATO NEMMENO DALLA SUA ASSEMBLEA…SULL’ORDINE DEI LAVORI DECIDE ALLA FINE SEMPRE LUI, PUO’ CONDIZIONARE TEMPI E CONTENUTI…E PUO’ CONCEDERE O MENO LA VOTAZIONE A SCRUTINIO SEGRETO A SUA DISCREZIONE
Come già sottolineato da tutti i costituzionalisti, nessuno può pretendere le dimissioni di Gianfranco Fini.
Non solo per motivi politici, in quanto il diritto di libera espressione dovrebbe essere garantito da un partito che richiama la libertà nel suo simbolo e che dovrebbe quindi essere estraneo a una visione “proprietaria” del Pdl, ma soprattutto perchè la Costituzione è chiara.
Il presidente della Camera viene nominato dall’Assemblea e, in base ai regolamenti, eletto con maggioranza qualificata.
Una volta incardinato nella sua funzione, il presidente mantiene la sua autonomia nei confronti di maggioranza e opposizione.
Se potesse essere sfiduciato, verrebbe meno il suo ruolo di garanzia.
L’art. 8 del Regolamento di Montecitorio precisa che “rappresenta la Camera e ne assicura il buon funzionamento” e assume quindi un ruolo istituzionale nella definizione dei tempi e dei contenuti della produzione legislativa.
In particolare gli art. 23 e 24 precisano che “il Presidente cura l’organizzazione dei lavori convocando la Conferenza dei presidenti di gruppo e predispone, in caso del mancato raggiungimento della maggioranza prevista dal regolamento, il programma e il calendario”.
In pratica ogni settimana si riuniscono i capigruppo di maggioranza e opposizione nella biblioteca del presidente e discutono quali disegni di legge e quali progetti di iniziativa parlamentare si debbano iscrivere all’ordine del giorno, per poi trattarli in aula.
Il regolamento prevede un consenso di almeno i tre quarti dei presidenti dei gruppi.
Siccome da mesi destra e sinistra non sono mai d’accodo sulle priorità da mettere in lista, alla fine decide sempre Fini (art. 24).
Il presidente della Camera compila così il programma dei lavori, ascoltando le indicazioni dei capigruppo di maggioranza, ma lasciando anche una quota alle proposte dell’opposizione.
Margini per condizionare i lavori, i tempi e i contenuti ci sono in pratica tutti.
Non solo: quando nell’emiciclo si devono votare provvedimenti importanti, il presidente Fini ha un’altra prerogativa: concedere lo scrutinio segreto su emendamenti o articoli di legge.
Questo permette ai deputati di liberarsi dal vincolo di maggioranza e fare come meglio credono, esprimendosi anche in dissenso dal governo quindi.
Recita l’art 51: “La votazione a scrutinio segreto può essere richiesta da 30 deputati. Il Presidente decide se autorizzare o meno”.
Ecco perchè Berlusconi ha chiesto pretestuosamente a Fini di dimettersi, perchè teme queste prerogative parlamentari, sancite dalla nostra Costiruzione.
Ecco perchè Fini intende continuare legittimamente continuare ad esercitarle, come argine al “centralismo carismatico”.
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