DIVISI ANCHE SUL CONFLITTO DI INTERESSI, LONTANA L’INTESA SU IMMIGRAZIONE ED ESPULSIONI, MANCANO COPERTURE PER REDDITO DI CITTADINANZA E FLAT TAX
LA GRILLINA LEZZI: “MEDIASET AZIENDA IMPORTANTE, NESSUNA NORMA CONTRO BERLUSCONI”
Il primo balletto, sì-no-forse, è quello sul conflitto di interessi. Il grande nodo morale e politico riguarda invece gli immigrati.
Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, flat tax e legge Fornero incombono le cifre. Ed è così che la stesura del contratto di governo M5s-Lega si sta rilevando in realtà più complicata del previsto.
La normativa che limiterebbe il potere politico e mediatico del leader di Forza Italia è il tema più delicato se si pensa che il Movimento 5 Stelle deve togliersi di dosso l’accusa che dietro all’esecutivo giallo-verde ci sia la presenza di Silvio Berlusconi. Luigi Di Maio lascia il suo ufficio dopo l’incontro con Matteo Salvini e davanti ai cronisti non ha dubbi: “Conflitto di interessi? Anche Giancarlo Giorgetti ne ha parlato. Ci sono ampie convergenze”.
Giorgetti è il coordinatore per la Lega del tavolo tecnico, che si occupa della stesura del contratto, sarebbe dunque una garanzia se non fosse che dichiarazioni ufficiali in tal senso non ce ne sono. Anzi, tutt’altro.
Nella nota scritta da Salvini, e non più cofirmata con M5s, dopo il colloquio non vi è traccia della legge sul conflitto di interessi tra i punti del programma.
Alla senatrice M5s Barbara Lezzi spetta l’arduo compito di barcamenarsi in questo ginepraio: “È una norma di civiltà ” e “non sarà una legge contro Berlusconi. Nessuna vendetta nè strategia punitiva nei confronti di Mediaset che è un’azienda importante del paese”.
Un salto mortale quasi che serve a rassicurare la base grillina in subbuglio e a fare in modo che Salvini riesca a rimanere in equilibrio tra l’accordo di governo con M5s e l’alleanza con Forza Italia fuori da Palazzo Chigi.
Entrambi i contraenti rassicurano che si stanno facendo passi in avanti.
Il leghista elenca quelle che per lui sono le priorità e la legge sul conflitto di interessi, appunto, non c’è.
Parla di cancellazione della legge Fornero, mentre i 5 Stelle sono più cauti e puntano più su un “superamento” perchè sanno che le cifre parlano chiaro.
Per questo, lo staff grillino, si affretta a precisare che non ci saranno forzature sul deficit. L’obiettivo iniziale, viene spiegato, è quello di rispettare i target e non superare l’1,5%.
Se ci sarà necessità di sforare sarà discusso con la Ue perchè non c’è nessuna volontà di forzare contro i partner europei. L’idea è quella di “procedere con garbo” da parte di un governo che sarà “razionale e ragionevole”. Parole distanti dalla propaganda elettorale e dalla linea leghista, che ribadisce tra i punti del programma: “Difendere l’Italia in Europa”.
Non si riesce a trovare un accordo sul tema dell’immigrazione. “Ci sono sensibilità diverse”, così viene sintetizzata la trattativa in corso.
Nel 2014 il blog di Beppe Grillo aveva votato per la cancellazione del reato di immigrazione clandestina. La Lega chiede di mantenerlo.
Il Carroccio vuole aumentare le espulsioni e gli M5s invece nel loro programma della campagna elettorale parlavano di “rimpatri volontari”.
Nodi questi che restano da sciogliere insieme a quelli sulle grandi opere. Basti pensare alle posizioni diametralmente opposte sulla Tav.
Tutti d’accordo invece sul taglio tasse e della burocrazia, sul tagliare sprechi e privilegi, chiudere le liti fra cittadini ed Equitalia.
Ma tutto questo ha un costo, insieme alla realizzazione del reddito di cittadinanza e della flat tax, quest’ultimo tanto cara alla Lega.
In tv è stato Nicola Morra ad attaccare questo strumento per rivendicare la necessità di una fiscalità progressiva “come vuole la nostra Costituzione”, e non di una tassa unica, come in campagna elettorale.
La richiesta dei 5Stelle è che si proceda per gradi, i leghisti dal canto loro chiedono che il reddito di cittadinanza duri solo due anni.
L’intesa su questi due punti è praticamente chiusa. Ammesso che si trovino le coperture.
(da “Huffingtonpost”)
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