DONSAH, IL MIGRANTE ORA CAMPIONE: “MIO PADRE ARRIVO’ IN GOMMONE”
LA STORIA DEL RAGAZZO CRESCIUTO SUI CAMPETTI DI POVERE E PIETRE DEL GHANA CHE ADESSO GIOCA IN SERIA A CON IL BOLOGNA
È una storia di calcio e di migranti, quella di un ragazzo cresciuto sui campetti di polvere e di pietre del Ghana che ora gioca negli stadi di serie A: a narrarla è il documentario «Godfred» e il protagonista è il centrocampista classe 1996 del Bologna Godfred Donsah.
Lo ha realizzato proprio il club rossoblù, in particolare con il suo filmaker Claudio Cioffi, e sarà online sulla webtv del Bologna Calcio dalle ore 12 di venerdì: «Godfred»è uno spaccato che ripercorre le origini di Donsah e che racconta in particolare la storia della sua famiglia. Quella del padre William, che quando il figlio aveva 8 anni ha camminato per sette giorni nel deserto dal Ghana alla Libia, per poi imbarcarsi come tanti su un gommone diretto a Lampedusa: due giorni di viaggio in mare, poi il lavoro nei campi di pomodori in Italia per spedire i soldi alla famiglia, ai quattro figli rimasti in Ghana e alla moglie, che lavora nelle piantagioni di cacao.
GLI INIZI
E poi c’è lui, Godfred, sempre protagonista al campetto di Sunyani, la città dove è cresciuto e che si trova a un’ora di volo dalla capitale Accra.
«Da piccolo giocava, giocava e giocava. In Ghana chi passa il tempo a giocare a pallone è considerato un vagabondo, ma io l’ho lasciato fare perchè vedevo quanto era determinato» svela la madre Anane.
Quel calcio, spesso preferito alla scuola, che poi nel 2011 gli ha regalato la grande occasione: viene notato in una delle tante partite organizzate per mettere in mostra i talenti locali da Olivier Arthur, che ora è il suo agente, e arriva la chiamata dall’Italia. Palermo, dove il connazionale Acquah (ora al Torino) gli regala il primo paio di scarpe da calcio, poi Verona dove avviene il ricongiungimento con papà William dopo otto anni in cui i due non si vedevano.
«Guardavo Toni dal basso verso l’alto, perchè nel 2006 lo avevo visto al Mondiale in tv in Ghana e ora mi stavo allenando con lui: un sogno» svela Donsah, che nella scorsa estate è passato al Bologna.
GLI AIUTI IN GHANA E LA PIANTAGIONE DI CACAO
Al club rossoblù l’idea del documentario è venuta proprio sotto Natale, poichè Donsah ha sempre raccontato la gioia e la commozione in occasione dei suoi ritorni in patria.
E allora Claudio Cioffi per tre giorni ha seguito Donsah come un’ombra, raccontando con la sua telecamera gli abbracci con gli amici di sempre e vivendo i luoghi della sua infanzia: «Per arrivare alla piantagione di cacao c’erano 10-15 chilometri da fare a piedi — racconta Godfred mentre scorrono le immagini di lui che cura le piante tagliando le erbacce col machete — in futuro il mio sogno è quello di possedere una enorme piantagione per dare lavoro a tante persone».
Donsah ora guadagna bene ed è nel mirino di alcune big europee, ma sta già facendo tanto per aiutare la sua famiglia e la città di Sunyani: ha dato una mano alle sorelle a studiare all’università e a Natale è arrivato con un borsone di magliette e palloni del Bologna per i ragazzini del campetto che sognano di diventare come lui e che a volte si ritrovano proprio Donsah, Acquah e l’ex Juventus Boakye (ora al Latina, in B) a giocare con loro.
IL VALORE DEI SOLDI
Godfred è un ragazzo semplice, a cui la vita ha insegnato presto il valore del denaro: «In Ghana 100 o 200 euro valgono come 10.000 euro qui in Italia, sono soldi con cui si può cambiare la vita di una persona. Anche questo pensiero quando vado in campo mi aiuta a essere concentrato. Cosa penso quando un calciatore sperpera soldi? Ogni persona ha il suo modo di vivere, io ringrazio Dio per ciò che ho».
Nel documentario la famiglia racconta tutto di Donsah: il padre si commuove ripensando a quegli otto anni di lontananza, una delle sorelle lo ringrazia per la carriera universitaria che ha reso possibile e gli amici di sempre lo accolgono come un eroe. E se mai il suo mestiere di calciatore lo mettesse di fronte all’ignoranza o al razzismo di qualcuno, la risposta è pronta: «Anche in questo caso dico che ognuno vive come crede. Ma se qualcuno mi tira una banana io la mangio, perchè con la fatica che faccio in campo mi sarebbe d’aiuto».
Ironia e semplicità : la ricetta di Godfred, il migrante diventato campione.
Alessandro Mossini
(da “il Corriere della Sera”)
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