CASALEGGIO: FU VERA GLORIA ?
RESTERA’ TUTTO COME OGGI O IL M5S PASSERA’ FINALMENTE A UNA GESTIONE CHE NON ASSOMIGLI PIU’ A UNA AZIENDA SRL ?
Oddio quanto è ipocrita l’Italia! Da quando ho dato in diretta la notizia della morte di Gianroberto Casaleggio, un’ondata bipartisan ha travolto agenzie e social media con messaggi, post e tweet di questo tenore: “Protagonista politico innovativo e appassionato”, Sergio Mattarella. “Un innovatore”, Renato Brunetta. “Innovativo protagonista della politica”, Corrado Passera. E ancora: “ha rivoluzionato la comunicazione politica nel nostro Paese”, Beatrice Lorenzin. “Uomo coraggioso che ci ha sempre messo la faccia”, Roberto Maroni. “Protagonista della politica italiana”, Nicola Fratoianni.
Eppure da vivo, non gliele hanno certo mandate a dire. Anzi. Lo hanno letteralmente coperto di insulti.
“Uno che a cinquant’anni si fa la permanente è capace di qualsiasi delitto”, disse non molto tempo fa un pirotecnico Vincenzo De Luca (non in versione Crozza…).
E ancora: Stefano Esposito l’ha definito uno “spione”, Enrico Deaglio un “saccente cretino”. Philippe Daverio ha addirittura scomodato la storia: “Goebbels farebbe i complimenti a Casaleggio”.
E Giampiero Mughini da par suo gli è andato dietro: “Il paragone che si può fare è con Albert Speer, l’architetto del Terzo Reich”.
E poi le accuse più antiche a tenaci: essere l’eminenza grigia del Movimento, l’unico che contasse davvero nell’universo pentastellato (persino rispetto a Beppe Grillo, non per niente ritratto da Vauro dopo la morte del guru come un burattino senza fili), tanto da reinterpretare la regola “uno vale uno” in “uno vale tutti”.
Casaleggio diabolico ispiratore delle espulsioni e responsabile dei presunti brogli nelle votazioni online, “quirinarie” in testa, e straordinaria macchina da soldi alle spalle dei poveri ingenui attivisti pentastellati.
Insomma, una vagonata di improperie tanto ricca e variegata da spingerlo a farne un libricino (ovviamente un e-book): Insultatemi. E da questo si può misurare lo spessore del personaggio…
“Ai posteri l’ardua sentenza”. Casaleggio come Napoleone? Non proprio, ma non è ancora il tempo in cui stabilire se la sua “fu vera gloria”, mentre sono questi i giorni in cui si delineerà il futuro del Movimento cinque stelle, rimasto troppo giovane orfano di padre.
E proprio come quando muore un genitore con tanti figli, con la scomparsa di Casaleggio si apre inevitabilmente una complicata successione.
Stamattina, seguendo il funerale, guardando quelle facce smarrite e poi lo strano brindisi del Direttorio con un gruppo di attivisti, tutti ci siamo chiesti chi sarà il suo erede.
Chi raccoglierà il testimone di “capo” di un Movimento in cui uno vale uno, ma in cui ci deve pur essere qualcuno che vale più degli altri (George Orwell docet)? Luigi Di Maio? Alessandro Di Battista? A chi sarà riconosciuta l’autorità indiscutibile che fu di Gianroberto?
Chi vivrà vedrà , ma intanto per i Cinque stelle è il momento della partita più complicata, molto più complicata della conquista del governo: gestire l’interregno rimanendo uniti, senza spaccarsi, senza litigare e senza individuare il nuovo leader con procedure contorte e poco chiare che suscitino polemiche o, peggio, facciano volare le carte bollate.
Eh già , perchè il rischio è anche questo. Da Saragat a Bertinotti, da Rauti a Buttiglione, da Fini ad Alfano, da Fassina a Verdini, la storia della politica italiana è piena di scissioni, liti, recriminazioni.
E come se non bastasse, la Seconda Repubblica ci ha abituato anche a vedere le Aule parlamentari sostituite da quelle dei tribunali.
Ma il Movimento fa della differenza dal resto dei partiti il suo punto di forza. E se i cinque leader del Direttorio si armeranno più o meno come i Sette contro Tebe per contendersi lo scettro del comando, beh allora il colpo per il prestigio e l’immagine di tutti i pentastellati sarà durissimo. Forse esiziale.
Ma parliamo anche dell’altra eredità in ballo: quella legale.
La normale successione prevista dal Codice civile per ognuno di noi e che nel caso di Casaleggio mette nel piatto la gestione del mitico Blog di Beppe Grillo e di fatto quella del Movimento, con tutto ciò che ne consegue.
L’erede designato di questo patrimonio privato eppure così pubblico sembra il figlio Davide, da qualche tempo sempre più presente, anche se da dietro le quinte forse più del padre, nella vita dei Cinque Stelle.
E qui si apre il match più delicato. Se la gestione di un movimento politico che ambisce a guidare il Paese si eredita come un appartamento o un’azienda, il cortocircuito è inevitabile.
Vanno in crisi la Costituzione, le norme sulla rappresentanza politica, la stessa natura democratica del M5s.
E, naturalmente, l’immagine dei grillini e, ancora una volta, la loro pretesa di essere diversi. Anzi, la loro pretesa di essere migliori: perchè se così fosse sarebbero sì diversi dagli altri, ma certamente non in meglio!
E allora? E allora con la scomparsa di Casaleggio per i Cinque stelle è arrivato il momento di crescere. E di cambiare.
Di risolvere la vexata quaestio, di smettere di essere l’unico partito politico italiano (e forse mondiale) gestito da una s.r.l.
Anche perchè, altrimenti, sarà inevitabile il paragone con il partito-azienda per eccellenza, con il solo partito per cui si è ipotizzata (ma non realizzata) una successione dinastica di padre in figlia.
Insomma, sarà inevitabile il paragone con quella Forza Italia che per i pentastellati è l’uomo nero per antonomasia.
Mirta Merlino
(da “Huffingtonpost”)
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