DOPO L’INCHIESTA DI “REPUBBLICA” SULLE “OMBRE NERE” NEL FOOTBALL AMERICANO IN ITALIA, IL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE, LEOLUCA ORLANDO, INTERVIENE: “CONDANNO GLI ATTEGGIMENTI CHE INNEGGIANO O ESPRIMONO CONDIVISIONE DEL FASCISMO”
SI DIMETTE IL VICEPRESIDENTE, FABIO TORTOSA, EX POLIZIOTTO DEL MASSACRO DEL G8, QUELLO DI “CARLO GIULIANI FA SCHIFO ANCHE I VERMI”… TRA COACH CON CROCI CELTICHE AL COLLO, SALUTI ROMANI, SIMBOLI FASCISTI E NAZISTI SUGLI STEMMI, L’ESTREMA DESTRA DILAGA NELLA PALLA OVALE
Terremoto ai vertici della Federazione italiana American Football dopo l’inchiesta di “Repubblica” sulle ombre nere nell’ambiente delle nazionali di football americano e di flag football.
Nelle stesse ore in cui il presidente federale Leoluca Orlando ha dichiarato a nome del Consiglio federale “rifiuto, condanna e massima intransigenza” nei confronti di “atteggiamenti che possano inneggiare o esprimere condivisione del fascismo, della violenza e della discriminazione”, il vicepresidente vicario della Fidaf, Fabio Tortosa, ha annunciato le sue dimissioni “da tutti gli incarichi a me assegnati in seno alla Fidaf”.
L’ex poliziotto del G8 di Genova ha comunicato la sua decisione via social da quello stesso profilo “Giorgio Chinaglia Ostia” con il quale – come rivelato da Repubblica – il dimissionario Tortosa aveva inviato decine di messaggi di insulti e intimidatori a tesserati della Federazione, coi quali era evidentemente in disaccordo.
Nel suo lungo e polemico post, tra vittimismo e nuovi attacchi scomposti agli “organi di stampa” (questo giornale, reo di avere condotto un’inchiesta a lui evidentemente sgradita, ndr) Tortosa parla di “gogna mediatica”, di “beceri e pretestuosi attacchi alla sua persona” e di “accuse farneticanti” ai “danni del nostro sport”.
Ovviamente non smentisce nulla di quanto riportato nell’inchiesta sui saluti fascisti e sulle “esuberanze” nostalgiche di coach, team manager, atleti. Ma comunica il passo indietro e la “personale presa di posizione” “al fine di “tutelare l’integrità della nostra Federazione”.
Orlando nel suo intervento dopo la nostra inchiesta, pur non nominandolo direttamente, sembra aveva puntato l’indice proprio contro Fabio Tortosa. Queste le parole cn cui il numero 1 Fidaf ribadisce massimo rigore nei riguardi di “dirigenti Fidaf che sui social e verso la stampa assumano toni ed espressioni che esprimono intolleranza e il rifiuto ad un dialogo sereno e di civile confronto”.
Un ingrandimento che ha portato a galla diversi casi imbarazzanti – per usare un eufemismo: atleti azzurri minorenni immortalati mentre fanno il saluto romano durante un ritiro a Cecina; team manager che pubblicano fieri quelle immagini in rete; coach della nazionale maggiore che salutano col braccio teso in campo al termine dell’inno di Mameli ai campionati europei in Svezia; allenatori che sfoggiano croci celtiche al collo; episodi sempre legati a esibizioni di simboli fascisti frettolosamente e curiosamente archiviati dalla procura federale; grida naziste da parte degli atleti di alcuni club di football americano di Roma; massimi dirigenti che pubblicano messaggi social offensivi e intimidatori indirizzati a altri tesserati.
E’ il caso, quest’ultimo, del vicepresidente vicario della Fidaf, Fabio Tortosa, ex poliziotto coinvolto nel massacro all’interno della scuola Diaz al G8 di Genova (“Carlo Giuliani è uno che fa schifo anche ai vermi”).
L’uomo che dovrà giudicare gli episodi emersi – alcuni dei quali già oggetto di indagine e di procedimento disciplinare – è il Procuratore federale Stefano Palazzi. Al quale Orlando esprime “piena fiducia” certo che con il suo operato “garantirà il rispetto di regole di comportamento applicando ogni conseguente determinazione”.
Insomma: se si sta alle parole di Leoluca Orlando e al suo tempestivo intervento, è evidente che la Fidaf ha voluto correre subito ai ripari. Se davvero ci sarà tolleranza zero nei confronti di nostalgici, cuori neri e dirigenti dai modi a dir poco bruschi, staremo a vedere. Certamente è questo l’auspicio.
(da La Repubblica)
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