EMERGE LO SCONTENTO GRILLINO E DI MAIO SI SFILA DUE VOLTE
NON E’ ANDATO A PORTA A PORTA E HA EVITATO L’ASSEMBLEA DEI DEPUTATI M5S
È come se il vaso di Pandora si fosse riaperto: malumori, invidie, dubbi, vendette, attacchi ad personam e a tutto campo.
Il mondo grillino esplode in un tutti contro tutti che può danneggiare la leadership di Luigi Di Maio.
Per non parlare della stabilità precaria di Virginia Raggi che va in tv ospite di Porta a Porta, al posto del capo politico che ha disdetto, per dire che il consulente legale del Campidoglio, Luca Lanzalone, ora agli arresti domiciliari per l’inchiesta che ruota attorno alla costruzione dello stadio della Roma, le è stato presentato da “Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, all’epoca erano del gruppo enti locali che supportavano i Comuni”.
Nei fatti erano i due che vigilavano su palazzo Senatorio dopo l’arresto di Raffaele Marra, braccio destro del primo cittadino.
Così Fraccaro e Bonafede, che dovevano vigilare, fedelissimi di Luigi Di Maio, e appena nominati ministri, sono finiti sotto attacco dei più critici del Movimento. E ora politicamente rischiano di finire vittime sacrificali di nuovi ed antichi rancori.
Tra i nuovi rancori ci sono quelli riguardanti la squadra dei ministri e del sottogoverno, che ha giurato appena ieri nel giorno in cui è scoppiata l’inchiesta. Un parlamentare 5Stelle, a microfoni spenti, osserva che adesso la misura rischia di “essere colma” e che il Movimento “è arrivato ad un livello di infiltrazione senza precedenti” a causa dei troppo deboli controlli.
Il riferimento è anche al neo ministro della Giustizia e a quello dei Rapporti con il Parlamento.
Nonchè a Luigi Di Maio che oggi non ha partecipato all’assemblea dei deputati, per evitare che la riunione si trasformasse in un luogo di recriminazioni. Anche se, tra i parlamentari grillini, lo scontento non viene nascosto.
A intervenire per lamentare “la scarsa condivisione” delle informazioni sono stati soprattutto parlamentari di nuovo corso. Eccezion fatta per Luigi Gallo, una delle anime più critiche del Movimento, che ha puntato il dito contro le cariche elettive decise – da statuto – dal capo politico, dunque da Luigi Di Maio, e poi ratificate dall’assemblea.
Tra l’altro, è stato fatto notare, che tra gli indagati ci sono anche Mauro Vaglio e Daniele Piva, candidati alle politiche del 4 marzo scorso nei collegi uninominali e, quindi, scelti direttamente dal leader.
Non sono stati eletti, ma secondo i pm, erano entrati nel giro di corruzione che ruotava intorno allo stadio della Roma. L’ accusa più grave e infamante che i grillini abbiamo mai ricevuto dalla nascita del Movimento.
La grana Stadio lascia esterrefatti tutti e non solo quelli che oggi hanno facile gioco a dire “io l’avevo detto”.
Con un’intervista, senza mezzi termini, parla Roberta Lombardi, che del primo minidirettorio che doveva vigilare sul Campidoglio ha fatto parte: “A portare Lanzalone a Roma è stato il gruppo che si occupava degli enti locali. Sono rimasta esterrefatta — dice – dalla notizia sia dell’arresto che dell’indagine su Ferrara. Mai avrei pensato che degli episodi del genere potessero riguardare il mio Movimento”.
Ce ne è abbastanza per seminare lo sconcerto tra le truppe pentastellate e tra gli scontenti che si sono visti esclusi dalla squadra di governo o che criticano le scelte di Di Maio che “si affida alle persone sbagliate, come quelle che hanno affiancato Raggi in Campidoglio”.
Nel mirino ci sono. Raggi, che sempre a Porta a Porta , dopo aver detto che Lanzalone, divenuto presidente di Acea, le è stato presentato, vuole precisare che lei ha “badanti, ogni giorno mi attribuiscono badanti o tutor, le sembra che io abbia bisogno di un badante? Se sono riuscita a resistere due anni alle ondate di fango…cosa che con nessun altro sindaco di Roma”.
Quello che il sindaco di Roma definisce “sfogatoio d’Italia” però non è solo esterno al Movimento, è anche insito in una fase in cui il partito è torno a ribollire dopo la quieta della campagna elettorale.
L’euforia del governo sembra essersi spenta così, con questa mina che rischia di rendere ancora più complicati i già difficili equilibri in casa M5s.
(da “Huffingtonpost”)
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