“EUROPA”, UN QUOTIDIANO DA 30 MILIONI DI EURO (NOSTRI)
NON HA MAI VENDUTO PIU’ DI 3.000 COPIE, MA LO PAGHA IL CONTRIBUENTE…. LO DIRIGE MENICHINI, SCUDIERO DELL’INCIUCIO PD-PDL
Cosa ne pensa, direttore?
Perchè il Pd ha sbagliato, direttore?
Mi scusi, direttore, ha ragione Enrico Letta?
Senta direttore, Obama è il miglior presidente di sempre?
E Stefano Menichini, inquadrato in varie pose in vari canali, argomenta con profonde osservazioni.
Ma la miglior risposta, quella che il telespettatore attende con trepidazione, arriva con la messa in onda del sottopancia: direttore di Europa.
Per chi non lo sapesse è un quotidiano del Partito democratico.
Europa è sopravvissuto a un partito defunto, la Margherita che fu tesoretto di Luigi Lusi, incidentalmente amministratore di un quotidiano con un’esistenza poco evidente. Mai oltre le tremila copie in edicola, mai in pareggio con i conti, mai regolare tra entrate e uscite.
Già il primo bilancio che riportava un mese di attività , a rotative ancora ferme, non prometteva nulla di buono: il rosso di 16 mila è poi lievitato a 5,5 milioni.
Il direttore Stefano Menichini non ha festeggiato l’anno tondo: le occasioni per un brindisi, anche per un momentaneo sollievo, capitano di solito tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio.
Quando il governo dispone il bonifico per il contributo, ora diventato rimborso, per l’editoria politica o cooperativa: l’ultimo assegno staccato è di 2,3 milioni di euro.
Un gruzzolo di denaro pubblico che fa superare un traguardo di prestigio, finora l’unico: 30 milioni di euro e spiccioli, tanto ha incassato la società Edizioni Dlm Europa dal 2003.
L’Avanti! di Valterino Lavitola ha fatto scuola.
Addio finanziamento che non certificava gli investimenti e premiava chi spendeva di più (anche per finta): a chi vuole restare in edicola, il governo garantisce il 50%; a chi vuole riprovare in rete, con un quotidiano online a pagamento, l’indennizzo sfiora il 70%.
Al bivio, Europa non ha deciso: si è buttata un po’ su internet e un po’ conserva la carta, 4 pagine di commenti che svariano dal medesimo Menichini al maturo Pier Luigi Castagnetti.
Che l’impresa in edicola non fosse possibile, anche a una lettura rapida, lo testimoniano i bilanci.
Quello depositato a giugno 2012 spiega che i ricavi dalle vendite, non più di 1.500 esemplari al giorno, sfondano a malapena il muretto dei 400.000 euro l’anno, ma l’acquisto per la stessa carta è di 373 mila euro più 1,2 milioni per la distribuzione e il trasporto.
Non si può dare torto a Menichini di non avere percepito la pericolosa situazione economica, però — con estremo coraggio — non ha esitato a far aumentare il costo per il personale da 1,6 a 1,8 milioni con un gruppo di condirettori e di vicedirettori da far impallidire le multinazionali che tagliano e tagliano senza aiutini pubblici.
Qualche milioncino si è disperso nel tempo: già contattato in passato, Menichini non ha saputo motivare una stramba consulenza da 150 mila euro l’anno per la raccolta pubblicitaria: praticamente la società disperdeva i ricavi di tre mesi per fare un miracolo matematicamente impossibile.
Il Consiglio di amministrazione non ha rinunciato ai compensi nè il quotidiano ha cercato di risparmiare con la sede: affitto di 100 mila euro.
Per capire: un quarto di quello che Europa incassava tramite le edicole.
Il quotidiano non ha mai avuto proporzioni universalmente valide: lo stesso Meni-chini dichiarò di guadagnare 5 mila euro netti al mese — e si stima un lordo di circa un milione in 10 anni — e ora annuncia che il nuovo sito ha registrato 250.000 visite al mese.
Che vuol dire 8 mila al giorno.
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano“)
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