EVADE 4 VOLTE DAI DOMICILIARI PER FARSI ARRESTARE E POTER MANGIARE
TRENTACINQUENNE IN POVERTA’ NON SAPEVA PIU’ COME FARE PER METTERE INSIEME UN PASTO CALDO… ORA AFFIDATO A COMUNITA’ PROTETTA
Evade due volte in tre giorni dai domiciliari. Voglia di libertà ? Nient’affatto, semmai il contrario: voleva andare in carcere, stanco di una vita di stenti, senza neppure i soldi per mangiare.
Alla fine ha ottenuto quello che cercava: ora si trova in comunità , dove sa che non morirà di fame e potrà pure vedere la tv.
Una battaglia al contrario la sua: evadere sì, ma da un destino di solitudine e privazioni. Si è convinto che solo la custodia in carcere o in un luogo protetto poteva fornirgli un tetto e un piatto caldo.
Protagonista un uomo di 35 anni residente a Mirano, finito nei guai la prima volta per rapina impropria: a Padova aveva tentato di rubare una bicicletta, spintonando il proprietario che se ne era accorto e venendo per questo arrestato.
Il giudice gli aveva poi concesso i domiciliari, vista anche la sua precaria situazione di salute e la povertà in cui vive.
In casa però lui non ci voleva restare: faticava a sopravvivere, impossibilitato a garantirsi anche un pasto e una vita dignitosa.
Solo, abbandonato da tutti, con una vita di privazioni e anche qualche problema di dipendenza, aveva così deciso di uscire, nonostante l’ordinanza restrittiva del tribunale.
Una prima volta, poi una seconda: in ogni occasione si era sempre fatto rintracciare in fretta dai carabinieri, ma era stato solo denunciato.
Alla terza, lunedì scorso, è stato arrestato di nuovo. La sua intenzione era proprio quella di finire finalmente in carcere e l’arresto per evasione stavolta pareva un buon biglietto da visita per il processo: «Almeno lì mi danno da mangiare», ha detto ai carabinieri, «e magari posso pure guardarmi la televisione».
Invece il giudice lo ha di nuovo rispedito a casa: ancora domiciliari.
Tra le mura domestiche sì, senza cella, ma nemmeno nulla da mangiare e una solitudine che fa più male delle sbarre. Così è evaso di nuovo.
Giovedì i carabinieri lo hanno fermato ancora e stavolta il giudice non ha potuto far altro che esaudire i suoi desideri: non più a casa, tanto era immaginabile come sarebbe andata a finire.
Lui voleva il carcere: gli hanno concesso una comunità protetta, meno restrizioni, vitto e alloggio come voleva il detenuto e anche qualche ora di televisione.
Ma soprattutto, si spera, la possibilità di un reinserimento sociale e un aiuto per affrontare con più serenità la vita, magari senza più la necessità di delinquere per farsi notare e aiutare.
Filippo De Gaspari
(da “Nuova Venezia”)
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