FINCANTIERI, GLI ESUBERI SONO 2.500: CHIUSURA PER SESTRI PONENTE E CASTELLAMMARE, RIDIMENSIONAMENTO DI RIVA TRIGOSO
L’AZIENDA: MERCATO A PICCO, SCELTE INEVITABILI… MA STRANAMENTE NON SI TOCCA MARGHERA, GRAN PROTETTORATO LEGHISTA
Peggio del previsto e del temuto.
Gli esuberi della Fincantieri sono 2.551 su una forza lavoro di 8.500 addetti: su otto stabilimenti, due (Castellammare di Stabia e Sestri Ponente) verranno chiusi, mentre quello di Riva Trigoso (Genova) verrà fortemente ridimensionato con il trasferimento delle costruzioni militari a Muggiano (La Spezia) e conserverà solo le costruzioni meccaniche.
Sono queste le previsioni del piano industriale presentato oggi a Roma ai sindacati dall’amministratore delegato della Fincantieri, Giuseppe Bono.
Secondo fonti Fincantieri, quello presentato dall’ad, comunque, “non è un piano prendere o lasciare. E’ la fotografia realistica di una situazione drammatica attuale e in prospettiva”.
“Da oggi si apre una trattativa – aggiunge la stessa fonte – che ci auguriamo possa aggregare il maggior consenso possibile”.
Fincantieri ha già convocato i sindacati per il 6 giugno, ma le reazioni iniziali non lasciano molto spazio a trattative: la Uilm ritiene inaccettabile far passare il rilancio dai tagli all’occupazione; “Il piano non è accettabile perchè chiude due cantieri e mezzo – dice invece il segretario generale Maurizio Landini – . Su queste basi non ci sono le condizioni per un accordo”.
Fiom e Ugl chiedono l’intervento del governo nella vertenzae l’apertura di un tavolo nazionale sulla crisi del settore.
“Un piano industriale rinunciatario” lo definisce invece Giuseppe Farina, leader della Fim: “Siamo disponibili a discutere di riorganizzazione e di efficientamento – dice Farina – a condizione che ciò sia utile a salvaguardare l’insieme della struttura industriale, i cantieri e l’occupazione”.
In vista del 6 giugno. intanto, è stato proclamato uno sciopero di 8 ore.Gli esuberi riguarderebbero 1.400 addetti dei cantieri per i quali è prevista la chiusura e 1.150 negli altri cinque siti.
Appena rimbalzata la notizia dalla capitale, i lavoratori dello storico stabilimento di Sestri Ponente hanno lasciato il posto di lavoro e si sono riversati in strada , dando vita a una manifestazione spontanea davanti ai cancelli.
A Roma, davanti alla sede di Confindustria, dove si è svolto l’incontro, c’è stato un presidio di lavoratori dell’impianto di Castellammare di Stabia 3 e di aziende dell’indotto.
Il durissimo piano industriale è spiegato dal gruppo con la lunga crisi della cantieristica mondiale e in particolare europea, crisi che si ripercuote in modo rilevante sulle navi da crociera che sono il core business del gruppo Fincantieri.
Nella cantieristica dopo il picco di produzione del 2007 con 85,9 milioni di tonnellate di stazza, spiega l’azienda, nel 2009 la domanda mondiale si è ridotta del 55% a 38,9 milioni di tonnellate e la quota europea si è ridotta sensibilmente: dal 30% degli anni ’80, è scesa al 4% nel 2010.
Le cose non vanno meglio per il settore delle navi da crociera.
A livello europeo, afferma Fincantieri, nel 2007, c’erano ordini per 16 navi di cui 8 per il gruppo italiano.
Nel 2008, gli ordini per le aziende europee sono crollati a tre dei quali due per la Fincantieri. Dopo l’unico ordine per il 2009 a favore del gruppo, nel 2010 gli ordini sono risaliti a quota sei: due per la Fincantieri e due per aziende francesi anche grazie a rilevanti sovvenzioni pubbliche. Dal 2008 al 2010, in Europa sono stati persi 50.000 posti di lavoro pari al 30% della forza lavoro.
In Italia grazie agli ammortizzatori e al blocco del turn over finora non ci sono stati licenziamenti.
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