FLAVIA PERINA: “IL BERLUSCONISMO IN CRISI GRAZIE A NOI”
SUL QUORUM AI REFERENDUM SI GIOCA UNA PARTITA DECISIVA: SAREBBE UN SEGNALE DEL RITORNO ALLA PARTECIPAZIONE ATTIVA DEI CITTADINI ALLA POLITICA
Dai ballottaggi la certezza che il paese ha reagito.
Perchè «stufo di blocchi contrapposti, di logiche vecchie e superate». Ma adesso «sta a noi individuare quale può essere lo schema vincente che determini la reale transizione. Contrariamente rischieremmo di fare da ruota di scorta a schemi predisposti da altri». Sceglie il pragmatismo Flavia Perina, per analizzare dove dovrà volgere lo sguardo non soltanto Futuro e Libertà , ma soprattutto l’intera politica italiana.
Per fare il salto di qualità e lasciarsi alle spalle un passato che si sta ormai chiudendo.
Prima i ballottaggi, poi la Cassazione e il via libera al referendum sul nucleare: in più i fischi di ieri alla parata del 2 giugno. Silvio Berlusconi sempre più alle corde?
La vera mazzata per il sistema berlusconiano sarebbe il raggiungimento del quorum, perchè porterebbe con sè l’idea di un risveglio effettivo della partecipazione attiva dei cittadini.
Per tantissimo tempo questo sistema di potere si è retto sulla scelta astensionista di cittadini che non condividevano. Il segnale sul terreno dei referendum, che da anni non raggiunge il quorum proprio per un certo disinteresse, sarebbe la conferma che qualcosa sta cambiando in Italia. Con la voce della gente che dice “mai più sudditi, adesso vogliamo partecipare alle scelte che determinano il nostro futuro”. Credo che davvero il tema della partecipazione sia centrale, al di là delle libere posizioni all’interno del terzo polo.
La grande damigiana di voti del Pdl si è ormai rotta: come intercettare quei consensi?
Una tesi che considero suggestiva, in realtà credo che sarà difficile intercettare questo consenso se non si compierà un nuovo passo avanti nella riproposizione dei contenuti rivoluzionari del messaggio finiano. Ovvero quelli di un centrodestra europeo, fondato sul nuovo patriottismo repubblicano, su un’idea alta dell’interesse nazionale, innovativa nel campo dei diritti civili, proposte specifiche rivolte a due settori rilevanti come i giovani e le donne, che ci guardano con simpatia. Ecco lo scenario a cui accostarsi, evitando in via assoluta di rinchiudersi nei giochi di palazzo, ma riportando all’esterno la comunicazione.
Nel solco dello spirito di Bastia Umbra?
Non mi piace la formula rievocativa, mi sembra ciò che fanno nel Pdl quando rievocano lo spirito del ’94. Oggi abbiamo di fronte a noi una situazione completamente nuova ed è di questo che dobbiamo discutere. Nel Paese sale una richiesta di novità e cambiamento, anche impetuosa, do cui noi siamo stati a suo tempo l’avanguardia. Noi siamo dinanzi ad un bivio: o proviamo ad interpretarla, oppure rischiamo di essere archiviati assieme al vecchio sistema che sta franando.
Una strada percorribile potrebbe essere quella, più volte invocata, di un comitato di liberazione nazionale dal cavaliere?
Una scelta che non ha nulla di scandaloso, nella prospettiva elettorale futura. Proprio perchè in questo frangente è la politica che deve agire, considerando l’opzione di quella che è stata chiamata anche “santa alleanza”. Lo hanno fatto anche in altri contesti europei, vedi la destra tedesca per ovviare ad una situazione di emergenza. Il riscontro referendario ci potrà anche delle indicazioni per un grande dibattito politico che si aprirà sulle scelte prossime venture del partito.
Il neosegretario del Pdl, Angelino Alfano, sembra che come primo obiettivo abbia il compito di “marcare” Giulio Tremonti: un po’poco per iniziare una fase nuova, non trova?
Berlusconi ha avviato un’operazione che in gergo maoista si chiamava “bombardare il quartier generale”. Ovvero, nel momento della massima difficoltà , quando per la prima volta viene messa in discussione la sua capacità di premier, lui annienta le vecchie classi dirigenti e cerca in qualche modo di attribuire la responsabilità dell’insuccesso in primis ai candidati di Milano e Napoli, poi al triunvirato che gestisce il Pdl. Per dare agli elettori l’illusione del cambiamento, che nella realtà non avviene perchè poi lui resta sempre il dominus. E permane quell’idea di un partito “contorno” delle sue scelte.
E dalle intellighenzie vicine al premier neanche un accenno a questa fase di criticità ?
Un altro dato interessante potrà venire dalla riunione indetta per il prossimo mercoledì proprio dagli intellettuali organici di Berlusconi: Ferrara, Sechi, Belpietro, con l’obiettivo di chiedere le primarie per indicare il capo del partito e per i coordinamenti regionali. Potrebbe essere l’ennesima carta populista per azzerare la classe dirigente e riproporre lo schema del leader che dialoga direttamente col popolo, anche sulle questioni interne al partito.
Il percorso di Fli a che punto è?
Il clima di stato nascente che si è avuto tra lo strappo di Fini dal Pdl e la svolta del 14 dicembre scorso si è un po’ dissipato. Oggi registriamo un momento più difficile, perchè è complesso comprendere come affrontare il nuovo scenario che si sta profilando. Noi abbiamo sicuramente determinato l’entrata in crisi del berlusconismo. Adesso va focalizzato in quale modo strutturare una via di uscita positiva per ricostruire il paese. Serviranno gli strumenti della politica, più che le emozioni, per non limitarsi ad essere spettatori.
Crede che questa, allora, sia l’ultima chanches per sperimentare nuove elaborazioni culturali, anche e soprattutto grazie all’apporto delle elites nell’agone politico?
La finestra si è molto ristretta, perchè paradossalmente la vittoria alle amministrative ha tornato a diffondere a sinistra un sentimento di autosufficienza che prima non esisteva. Il rischio che vedo è quello che si riproponga uno schema di blocchi contrapposti, che cancelli lo spirito innovativo scaturito dalle urne, dove sono stati premiati gli outsiders più che i vecchi partiti. Senza un’azione decisa, temo che si archivi un’interessante stagione di interlocuzione e di ricerca di sintesi nuove non tra i partiti ma nell’area vasta che a loro fa riferimento. Che in una certa fase si erano sentite liberate da vecchie zavorre e riuscivano a parlare trasversalmente delle prospettive del paese. Dai ballottaggi è emersa la certezza che il paese è in cerca di qualcosa di nuovo. Perchè stufo di blocchi contrapposti, di logiche vecchie e superate. Ma adesso sta a noi individuare quale potrà essere in futuro lo schema vincente che determini la reale transizione. Contrariamente rischieremmo di fare da ruota di scorta a schemi predisposti da altri.
Francesco De Palo
(da “Il Futurista“)
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