FOA PRESIDENTE RAI CON I VOTI DI SILVIO E LE ACCUSE DI BROGLI
PASSA CON 27 VOTI, MA TRE IN MENO DEL PREVISTO… PARTE LA SPARTIZIONE DELLE POLTRONE NEI TG
Chiusa sbattendo i pugni sul tavolo la pratica Marcello Foa la controrivoluzione gialloverde è pronta a partire.
La mission è cambiare volto, cambiar pelle, persino dna al servizio pubblico televisivo. Finiti i tempi delle pecorelle, sfumano anche le immagini edulcorate, i richiami al non è mai troppo tardi del maestro Manzi, la tv didattica, la narrazione sbandierata e mai realizzata dalla passata gestione.
Il voto blindatissimo della maggioranza ha rimesso la chiesa al centro del villaggio, cioè Foa sulla poltrona rivendicata da Matteo Salvini: 27 voti a favore, tre in meno del previsto, con 3 contrari, una nulla e una scheda bianca.
La caccia ai traditori si è già aperta. Ma volano parole pesanti, accuse di broglio.
L’ACCUSA.
Le malelinque sostengono infatti che, incassato il sostegno di Forza Italia, nonostante i numeri fossero ormai arcisicuri, i leghisti abbiano preteso un voto, per così dire, controllato. A scanso di possibili franchi tiratori. Brogli mascherati.
“Se è vero, come mi è stato riferito da alcuni colleghi che la votazione per Foa è stata taroccata — tuona Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza — con due voti nulli trasformati in favorevoli saremmo davanti ad un caso gravissimo, ho chiesto un immediato accesso agli atti. Foa per essere eletto deve aver ricevuto 27 Si e non altro. Se le 27 schede non ci sono, se sono 25 o 26 siamo di fronte ad un falso”.
Una doppia bocciatura sarebbe stata imperdonabile. E Salvini in questa votazione ci ha messo la faccia più di tutti gli altri.
Il Pd incassa una sonora sconfitta (i dem non hanno partecipato al voto e continuano a minacciare azioni legali), così come LeU che la sua contrarietà l’ha espressa.
Tanto per cambiare i dem si dividono. Michele Anzaldi, l’ultimo a darsi per vinto, a metà pomeriggio se la prende con Rita Borioni, consigliere Rai in quota dem colpevole a suo dire per non aver depositato il ricorso e impugnato la delibera del Cda che designava per la seconda volta alla presidenza Foa.
Un errore, sostiene il deputato renziano, che potrebbe costare carissimo. “Con la sospensiva del Tar — ha detto in sintesi Anzaldi — intervistato da Repubblica.it — avremmo bloccato subito una nomina del tutto illegittima”.
Parole di fuoco che non risparmiano neanche l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. Dietro le quali si cela lo scontro tutto interno al partito della Nazareno , il sospetto che la Borioni abbia agito per nome e per conto del presidente Orfini in cambio di uno strapuntino. Un inciucio insomma. Così sta messo il Pd.
IL VOTO DI SILVIO
Nell’audizione del pomeriggio Marcello Foa ha mostrato il suo volto più moderato e dialogante. Uno che piace alla gente che di questi tempi piace. Cravatta arancione e pochette, modi accomodanti e garbati, un giornalista innamorato della sua professione, uno dei tanti figli e figliastri di Indro Montanelli, uno che non sembra neanche lontano parente dell’ex ad del Corriere del Ticino, il Marcello Foa sovranista e anti-vax che passava il suo tempo a twittare e ritwittare cinquettii imbarazzanti, anche contro il presidente della Repubblica.
Tipo quello sulla lobby dei discendenti di Carlo Magno che determinerebbe i destini del mondo
In Vigilanza Rai Foa si presenta come un “liberale di cultura antica”, un “garante del pluralismo e della qualità del giornalismo”, assicura di essere un uomo fuori dai partiti – “non ho mai militato in un partito politico, non ho mai cercato un appoggio politico per fare carriera” – promette una Rai che “sia di tutti i cittadini italiani”.
Le sue parole “convincono” Forza Italia a votarlo e a farlo passare in Vigilanza, anche se il piano era già ben definito al tavolo Berlusconi-Salvini. Alla fine i 27 sì arrivano con i voti di Lega, M5S, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
SI PARTE DAI TG
Il neo presidente dovrà fare al più presto le nomine dei Tg. A cominciare dalle testate cosiddette in scadenza. Già venerdì potrebbero arrivare i primi nomi. Le sostituzioni più urgenti sono quelle di Roberto Pippan a RadioRai (avrebbe dovuto già andare in quiescenza) e di Vincenzo Morgante alla Tgr (dal primo ottobre firmerà per Sat2000). Dato ormai quasi per certo Matano al Tg1 (nomina che piace a tutti, anche a Casini), è bagarre al Tg2 dove ieri si è tenuta un’affollata assemblea.
In pole c’è Luciano Ghelfi ma Forza Italia (in particolare Tajani) spinge per Antonio Preziosi, ex direttore di RadioUno e corrispondente da Bruxelles.
Per RaiSport c’è in pole position sempre Jacopo Volpi. Tutto invariato e tutti confermati al Tg3 e a RaiNews24.
Come dire che qualcosa della vecchia gestione Rai resterà .
(da “Huffingtonpost”)
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