FORZA ITALIA, È GUERRA FRA FAZIONI
FITTO PROCEDE PER LA SUA STRADA E BERLUSCONI TEME DI FINIRE ROTTAMATO
Il giorno di festa aiuta ad abbassare i toni, ma non la tensione, che in Forza Italia resta molto alta.
Silvio Berlusconi evita di parlare pubblicamente della tempesta che sta investendo il suo partito, va a trovare in ospedale Riccardo Montolivo e dà consigli calcistici a Prandelli.
Ma sa benissimo che i musi lunghi e le critiche che deve affrontare il ct in queste ore non sono peggiori di quelli che attendono lui.
Dopo i ballottaggi, infatti, è previsto un nuovo ufficio di presidenza che si annuncia scoppiettante come lo scorso, durante il quale lo scontro tra Fitto da una parte e i fedelissimi del leader dall’altra è stato evidente e prolungato.
Il silenzio che l’ex premier avrebbe voluto imporre ai suoi non è stato rispettato – Fitto ha rilanciato, Toti, Romani, Cattaneo hanno replicato duramente – e all’appuntamento della prossima settimana si arriva senza alcun accordo.
Di più: tra opposte fazioni, in queste ore, nemmeno ci si parla.
Se Daniela Santanchè se la prende con chi litiga perchè «il confronto all’interno di Forza Italia è dannoso» in un momento in cui bisognerebbe rilanciare la propria identità e contenuti, e Maurizio Gasparri lancia la sua campagna con slogan da Twitter #conipiediperterra perchè la si smetta con gli scontri sui ruoli di potere interno, Mariastella Gelmini affida all’unico che può farlo il compito di far raffreddare la patata bollente: «Il confronto va bene, ma basta divisioni: la sintesi spetta a Berlusconi».
Il problema però è che, stavolta, l’ex Cavaliere non è il giudice equanime tra due parti, ma è colui che si sente colpito al cuore dall’«attacco di Fitto».
La sua convinzione è che l’ex ministro abbia intenzione di scalare il partito, di dare vita ad un’operazione – temono ad Arcore – sul modello renziano: impugnare l’arma delle primarie per «rottamare» tutto. Leader compreso.
Certo, si ostenta tranquillità sulla possibilità che il tentativo vada in porto: «Fitto non è Renzi – dicono i fedelissimi berlusconiani – e Berlusconi non è Bersani… Se pensa di fare mosse simili si va a schiantare, da Roma in su non sfonderà mai…».
Ma Berlusconi appare amareggiato e offeso, oltre che molto sospettoso.
Non si spiega perchè «dopo aver aperto a tante richieste che venivano dal basso e anche da lui, dalle primarie di coalizione ai congressi comunali, che ci servono anche per l’autofinanziamento, passando per una valorizzazione della classe dirigente locale» l’ex governatore continui ad alzare il tiro e si dica indisponibile «a tutto, quasi cercasse la rottura».
«Se vuole la sua testa, lo dica senza tanti giri e ambiguità : così è troppo facile…», accusano i fedelissimi dell’ex premier.
Se la convinzione è questa, difficile che all’ufficio di presidenza si assista ad un confronto che finisce a tarallucci e vino e vogliamoci bene.
Al contrario, potrebbe esserci una conta tra opposti documenti.
E mentre Laura Ravetto lavora al testo di un possibile regolamento per le primarie (incarico che le ha affidato il Cavaliere) Berlusconi è chiamato a una sintesi alta, ad un rilancio, per non passare come chi gioca in difesa e non perdere contatto con l’area del partito che silenziosamente e senza schierarsi sta guardando l’evoluzione del quadro con grande attenzione.
Nello stesso tempo, Fitto va avanti per la sua strada, senza mostrare alcun cedimento. Questa è la settimana dei ballottaggi e della campagna elettorale, e tanti sono gli impegni previsti sul territorio, con la consapevolezza che non è il momento per tornare all’attacco.
Ma, a meno di fatti nuovi che potrebbero essere rappresentati da un colloquio diretto con Berlusconi, un chiarimento su quale strada si vuole imboccare, Fitto insisterà nella sua proposta senza mediazioni: primarie presto, a partire dalla scelta dei coordinatori locali, e a salire per i ruoli più importanti del partito.
E comunque, anche se il partito respingesse l’idea «io non me ne andrò mai, non si illudano», ripete a chi gli parla.
Si procede quindi al buio, senza reti di protezione. E se è vero che i vertici del partito sono quasi tutti schierati con l’ex premier, è altrettanto vero che l’apertura di una falla è da tutti considerata pericolosa.
E questo mentre il quadro politico resta in movimento: il dialogo con i centristi di Alfano è ancora appena abbozzato e Berlusconi vorrebbe che ci si concentrasse proprio sulle alleanze, magari con una squadra da nominare ad hoc per gestire con lui le trattative.
Perchè il rimescolamento delle carte nel centrodestra è appena cominciato.
Paola Di Caro
(da “il Corriere della Sera”)
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