“GIORGIA ERA DAVVERO NERA, MAI VISTA COSÌ”: IL VOTO DI FORZA ITALIA CON L’OPPOSIZIONE È L’APICE DI DUE ANNI DI TENSIONE ALL’INTERNO DELLA MAGGIORANZA, MAI GLI SCAZZI TRA SALVINI E TAJANI AVEVANO RAGGIUNTO QUESTI LIVELLI
L’EX MONARCHICO ROSICA PER LE TROPPE CONCESSIONI ALLA LEGA, ORMAI TERZO PARTITO DELL’ALLEANZA, E VUOLE QUANTOMENO QUALCHE COMPENSAZIONE IN MANOVRA… I SOSPETTI DEI MELONIANI SUI FRATELLI BERLUSCONI E LO SPOSTAMENTO “A SINISTRA” DI FORZA ITALIA. IERI FULVIO MARTUSCIELLO, RAS AZZURRO IN CAMPANIA, HA ELOGIATO IL PD PER IL VOTO SU FITTO
Quando Giorgia Meloni arriva all’hotel di Monte Mario per la conferenza sul Mediterraneo lo sguardo è terreo. Antonio Tajani si accorge subito che sarà una giornata difficile. Ai colleghi che incontra alla Camera nel pomeriggio, il ministro degli Esteri confesserà: «Giorgia era davvero nera, mai vista così».
Ed effettivamente su questo punto tutte le fonti concordano: la premier ha vissuto molto male il duplice strappo dei suoi alleati in Senato. E quando sceglie di minimizzare, derubricando l’accaduto, – «è un inciampo» – lo fa senza crederci troppo.
Tanto che prima di lasciare Palazzo Chigi chiede ai suoi collaboratori di far filtrare una frase: «L’inciampo non giova al governo». Si tratta di un’ammissione pubblica sulle lacerazioni dei soci di maggioranza. Un modo, nemmeno troppo tacito, per inviare un messaggio: «Adesso risponderò colpo su colpo».
Ma la questione politica è tutta interna alla maggioranza. La premier mostra sempre più insofferenza verso Forza Italia. «Giorgia ha spesso fatto da sponda a Tajani contro Salvini e il risultato è che loro si smarcano tutti i giorni, a cominciare dello Ius scholae» racconta una dirigente di Fratelli d’Italia.
Il sospetto dei meloniani è che gli azzurri si stiano spostando sempre più a sinistra. A riprova di ciò viene portata una dichiarazione del parlamentare europeo di Forza Italia, Fulvio Martusciello: «Grazie al Pd per il senso delle istituzioni dimostrato nel voto a Raffaele Fitto». E proprio sulla successione del nuovo commissario Ue che si sfogherebbe la volontà di rivalsa dei forzisti. Meloni lo ha capito e lo ha ribadito a Tajani: «Sulle deleghe di Raffaele decido io».
Ogni volta che si torna sull’argomento tv, però, la presidente del Consiglio ritrova le stesse convinzioni: pensa che dietro tutte queste manovre sulla Rai ci siano gli eredi di Berlusconi, Marina e Pier Silvio, proprietari di Mediaset: è ai loro occhi «che Tajani deve mostrarsi autonomo».
Anche il segretario di Forza Italia, però, si è abbastanza stufato. Con Salvini i rapporti non sono buoni, e i due vicepremier si confrontano molto di rado. La questione del canone ha assunto una dimensione puramente simbolica. È uno strumento di battaglia politica, di rivendicazione e compensazione.
È vero, ammettono dentro FI, che la contrarietà degli azzurri nasce a favore dei Berlusconi, preoccupati dal possibile effetto sulla pubblicità del taglio delle entrate della tv pubblica. Ma nel corso dei mesi è successo altro: Tajani ha cominciato a vivere come provocatoria l’insistenza sulla norma mostrata da Salvini. La tensione non si è stemperata nemmeno durante il vertice domenicale a casa Meloni.
Il ministro degli Esteri considera ormai un fatto acquisito che FI sia il secondo partito della maggioranza, nonostante Salvini gli abbia ricordato che i parlamentari azzurri siano 68, contro i 94 della Lega.
«Deve esserci un riconoscimento politico», sostiene da giorni Tajani con i suoi fedelissimi. Non si tratta solo di poltrone, non ancora perlomeno. Ma di misure economiche che dovranno entrare nella legge di Bilancio.
Mai, in due anni di governo, si era arrivati a tanto. A questo livello esplicito, smaccato, teatrale, del duello
(La Stampa)
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