GLI OCCHI DI GIORGIA MELONI NON VEDONO QUELLO CHE VEDO IO
DEMONIZZA CATEGORIE DI PERSONE CHE NON HANNO RAPPRESENTANZA E NON POSSONO DIFENDERSI
Da bambino, il nonno di un mio compagno di scuola sosteneva di essere daltonico: ci indicava dei palazzi e ci chiedeva di che colore li vedessimo. Io credo che gli piacesse la parola «daltonico» ma che non lo fosse davvero, perché era sempre una questione di sfumature: vedeva giallo paglierino invece di giallo intenso, e scambiava il rosso pompeiano per rosso corallo. Io però ho imparato, sin da piccolissimo, che non tutti vediamo le stesse cose. E se questo era vero per i colori pensavo che dovesse valere anche per i fatti.
La prova del nove la ebbi quando vedevo – vedevamo, in verità eravamo in tanti – il territorio in cui sono nato e cresciuto devastato dalle organizzazioni criminali, e ce ne accorgevamo solo noi: solo chi ci viveva, nel silenzio dei media nazionali.
La foto che ho scelto questa settimana sono occhi: quelli di Giorgia Meloni. Li ho scelti perché credo che gli occhi di Giorgia Meloni – non so quanto genuinamente o quanto per convenienza politica – vedano il mondo in maniera assai diversa da come lo vedo io, e questa visione divergente la porta a raccontare un mondo in cui, non ho timore di dirlo in maniera semplice, esiste una netta divisione tra aggressori e vittime, invasori e invasi, delinquenti e persone perbene, vittime reali e vittime presunte, usurpatori e usurpati.
DEMONIZZA CATEGORIE DI PERSONE CHE NON HANNO RAPPRESENTANZA E NON POSSONO DIFENDERSI
È singolare come, nella comunicazione di Giorgia Meloni, le schiere di «aggressori», «delinquenti», «terroristi», «invasori» siano sempre e solo popolate da stranieri. Che in tutto ciò vi sia del calcolo è lampante.
Se iniziassi a raccontare unicamente i crimini – più spesso Meloni accusa senza prove e condanna in assenza di processi – di una singola categoria di persone, chi mi ascolta verrebbe condizionato dai miei racconti e dai miei giudizi; chiunque ha un seguito, piccolo o grande che sia, deve fare i conti col peso delle proprie parole, e questo è un grado di responsabilità che per i politici non è facoltativo, ma obbligatorio.
Mai demonizzare una categoria di persone, mai fomentare odio. Potrebbe sembrare scontato, ma sapete bene che non lo è. Sapete bene che la politica è solita attaccare la politica, attaccare la stampa, scrittrici e scrittori, attrici e attori, atleti; ma soprattutto, una certa politica, è solita attaccare categorie di persone che non hanno alcuna rappresentanza, che non possono difendersi.
ACCUSE SENZA PROVE E CONDANNE SENZA PROCESSI. MA I POLITICI SONO TENUTI A PESARE LE PAROLE
E qui il paradosso: in un Paese democratico esistono categorie di persone, soprattutto straniere, demonizzate da politici populisti in tv e sui social senza aver commesso crimini, senza processo né condanna.
Gli occhi di Giorgia Meloni vedono «islamisti (che) ci hanno dichiarato guerra», «la SeaWatch (come) nave pirata» il cui «equipaggio va arrestato e la nave affondata». In genere questi messaggi sono veicolati sui social e seguiti dalla domanda: «Siete d’accordo?». Giorgia Meloni chiede agli utenti dei social media se sono d’accordo ad affondare una imbarcazione che ha appena salvato vite e ad arrestarne l’equipaggio, ovvero persone che hanno tratto in salvo altre persone. Pensate a quanto diversamente da me – spero da noi – quegli occhi vedano il mondo che ci circonda
E poi ci sono le fake news, dette, diffuse e mai smentite. E così l’attentato di Münster porta Meloni a scrivere sui social: «Lo spettro dell’integralismo islamico si è drammaticamente riaffacciato» anche se l’attentatore era un cittadino tedesco con problemi psichici.
E così un certo integralismo alimentare porta Meloni a stigmatizzare la «scuola di Peschiera Borromeo (dove) viene eliminato il maiale per fare posto al cous-cous, alimento tipico nordafricano. Ora sono i figli degli italiani a doversi adeguare alle esigenze alimentari di chi dovrebbe integrarsi? Questa è follia».
Ma gli occhi di Giorgia Meloni, quelli che vedete in questa foto, sono stati più fortunati degli occhi miei. A me Corrado Formigli ha mostrato il video di un salvataggio in mare in cui una donna perdeva tra le onde suo figlio neonato. Gli occhi di Meloni hanno visto una scena differente. Luca Telese mostra a Meloni un video in cui l’imbarcazione della Ong Mediterranea trae in salvo dalle onde migranti naufraghi, tra loro diversi bambini. «Vedendo queste immagini – chiede Telese – sapendo che quei bambini sarebbero sicuramente morti se non fosse arrivato qualcuno a salvarli, almeno anche fuori dalla logica della politica, non pensa che quello sia stato un salvataggio in mare? Sguardo vitreo, Meloni risponde un secco «No!».
(da il Corriere della Sera)
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