GLI ZOMBIE DELLE ISTITUZIONI
OGNI GIORNO IL GOVERNO RISPOLVERA VECCHIE ISTITUZIONI E PROGETTI BLOCCATI
Diceva Ambrose Bierce: «Il conservatore è un uomo politico affezionato ai mali esistenti; il progressista, invece, aspira a rimpiazzarli con mali nuovi». E che vuol conservare, questo governo diretto dai conservatori? Non i mali esistenti, bensì quelli preesistenti. Scelta che parrebbe rivelare un’anima reazionaria, più che conservatrice. Ma sta di fatto che nel bel mezzo dell’estate c’è stato tutto un fiorire d’interventi per riesumare questa o quella istituzione, per liberare dalla polvere progetti già bocciati, per riproporre vecchie idee, vecchie soluzioni, benché sperimentate già senza successo.
Le province, per esempio. Erano 59 nel 1861, all’indomani dell’unità d’Italia; adesso sono 107, però più morte che vive. Qualche giorno fa il ministro Salvini ne ha promesso il rilancio, innervandole di nuove competenze e ripristinando l’elezione diretta dei loro presidenti. Si torna insomma al punto di partenza, come nel gioco dell’oca. Fu infatti il governo Monti, nel 2012, a ridurne numero e funzioni, anche se la Consulta poi annullò la decisione. E fu la legge Delrio, nel 2014, a cancellare l’elettività delle province, il posto fisso dei loro dipendenti, gran parte delle attribuzioni provinciali. Due anni più tardi la riforma Renzi intendeva addirittura espellerle dalla Costituzione, ma s’infranse contro il referendum. C’era insomma un malanimo diffuso contro quest’ente intermedio che non ha più molto senso dopo l’istituzione delle città metropolitane, e che all’epoca era al centro d’inchieste giornalistiche per i suoi tanti sprechi. Come la partecipazione della provincia di Palermo al salone della moda di Parigi, o le sovvenzioni della provincia di Genova per il Parco del basilico. Acqua passata, è in vista una controriforma. L’eterno ritorno dell’uguale, avrebbe detto Nietsche.
E poi c’è il Cnel, un altro zombie delle nostre istituzioni. Non campa e non crepa, benché abbia conquistato un record di progetti di legge per la sua soppressione. Dalla Bicamerale di D’Alema al programma del governo gialloverde guidato da Conte, tutti d’accordo: il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è un ente inutile, non consiglia e non lavora, pur essendo costato un miliardo di euro dalla sua fondazione. Tanto che nel 2016 la sua sede (sontuosa) di Villa Lubin era stata prenotata dal Csm, il più lesto a impadronirsi delle spoglie. Dopo di che, colpo di scena: il 12 agosto, durante il tavolo con le opposizioni sul salario minimo, la presidente Meloni affida al Cnel la stesura d’una proposta complessiva, la soluzione del problema più spinoso all’ordine del giorno. Un miracolo, come la risurrezione di Lazzaro narrata nel Vangelo.
Nemmeno il ponte sullo Stretto è un’idea nuova di zecca. Negli ultimi decenni l’hanno sposata tutti, da Berlusconi a Prodi, senza cavare mai un ragno dal buco. Finché, nel 2013, il governo Monti mise in liquidazione la società Stretto di Messina: basta, non se ne parli più. Ma invece se ne parla, e il grillo parlante è ancora Salvini, che ha promesso la posa della prima pietra entro la prossima estate. Ripescando il vecchio General Contractor, senza uno straccio di gara. E nonostante i dubbi degli ingegneri, il rischio eolico, il rischio sismico, il rischio democratico, perché non puoi spendere 11 miliardi, non puoi cambiare la geografia della Sicilia senza un dibattito pubblico, senza misurare il consenso delle popolazioni interessate.
Ma dopotutto il pregio di tutte queste iniziative è il medesimo del vino o del prosciutto: sono idee stagionate, nel senso che appartengono a un’altra stagione. Come l’idea del ministro Nordio, dopo il doppio suicidio (11 agosto) di due detenute a Torino: usiamo le caserme per decongestionare le carceri italiane, dove s’affollano 10 mila reclusi in più dei posti letto. La stessa idea messa nero su bianco in un decreto dal ministro Bonafede, nel 2020; e rimasta poi lettera morta, giacché nessuna caserma risponde ai canoni moderni d’un penitenziario. Ma a quanto pare i morti sono divenuti la principale occupazione dei vivi. È questa l’impresa che affaccenda il nostro esecutivo: la riesumazione del cadavere.
(da agenzie)
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