“HO INVITATO UN’AMICA DI MIA FIGLIA A CASA, I GENITORI HANNO OMESSO DI DIRE CHE NON ERANO VACCINATI”
QUANTI GENITORI DEGLI AMICHETTI NASCONDONO LA VERITA’?
Manca qualche settimana a Natale.
Elisa e Giulia, quattro anni, non stanno nella pelle: sabato si incontreranno per un pomeriggio di giochi. L’appuntamento è fissato a casa di Elisa, che ha già disposto i peluche e le bambole di Frozen per giocare con la sua amichetta.
“Il giorno prima – racconta Silvia, la mamma di Elisa ad Hufffpost – ho invitato anche Claudio, un altro amichetto. Parlando con la madre valuto l’eventualità di un pranzo fuori, ma lei esclude la possibilità perché i genitori dell’altra bimba, Giulia, sono senza Green Pass”. “Ma come?” si chiede stupita la padrona di casa. “Ho invitato la figlia, non sono vaccinati e non mi dicono nulla?”.
E così, a meno di tre settimane dalle Feste, una mamma ignara invita un’amichetta della figlia dando per scontato che i genitori siano vaccinati, e loro accettano omettendo l’informazione.
“Non sono andata allo scontro, ma con una scusa ho preferito vederli all’aria aperta. Io rispetto la scelta di non vaccinarsi, anche se non la condivido. Ma vorrei essere rispettata allo stesso modo. Credo nella scienza, credo nei vaccini. Se non sei della stessa idea, dimmi la verità e dammi la possibilità di scegliere di non frequentarti in luoghi chiusi”.
Nel “nuovo galateo” (per citare il virologo Fabrizio Pregliasco) imposto dalla pandemia ai rapporti tra le persone ci sono buone norme che tutti siamo chiamati a rispettare, come distanziamento, mascherina e igiene delle mani.
Da quasi un anno si è aggiunta la vaccinazione anti-Covid, per proteggere noi stessi e gli altri. Ma se si pensa che c’è ancora qualcuno che nasconde il proprio stato di non vaccinato, mantenere il bon ton pandemico potrebbe essere più difficile di quanto si creda.
La mamma di Giulia, d’altronde, non è sola. “Mio figlio ha 10 anni, gioca a rugby, si allena tre volte a settimana. In questi mesi ha stretto amicizia con un ragazzino della sua età, nostro vicino di casa che spesso riaccompagnamo quando i suoi non possono. Io e mia moglie abbiamo creato un bel rapporto con tutta la famiglia, scambiandoci reciproci inviti a cena. Accidentalmente, parlando con altri genitori durante gli allenamenti, ho scoperto che la mamma il papà dell’amico di mio figlio sono No Vax e che ovviamente non hanno intenzione di vaccinare il loro bambino”, ci racconta Giorgio, infermiere professionista.
“La cosa mi ha stupito: anche per via del lavoro che faccio, spesso ci eravamo trovati a parlare del tema, ma la coppia aveva sempre glissato senza fare alcun cenno alla loro scelta. So cos’è il Covid e i rischi che si corrono: è anche per causa degli adulti che non si immunizzano che, appena sarà possibile, vaccinerò i miei bambini”, conclude.
Questo dimostra come il problema dei contagi tra più piccoli non si pone soltanto all’interno delle aule scolastiche. Sotto la lente di ingrandimento ci sono anche le attività pomeridiane: bambini e famiglie possono essere costrette alla quarantena ogni volta che viene trovato un positivo nel gruppo giochi o sportivo. La guardia, dunque, non va abbassata: soprattutto quando si tratta dei bambini della fascia under 5, ancora non idonei alla vaccinazione, da poco autorizzata per la fascia 5-11 anni anche dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa).
“I bambini, insieme a non vaccinati adulti e fragili, sono gli attuali bersagli preferiti del virus. In Italia, al momento, non c’è un grave aumento ma il contagio è costante, così come i ricoveri negli ospedali pediatrici”, ha ricordato recentemente all’HuffPost il professor Carlo Federico Perno, responsabile dell’Unità Operativa di Microbiologia e Diagnostica di Immunologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e Professore di Microbiologia all’Unicamillus University.
I numeri ci dicono che un bambino su 7, in seguito all’infezione da SARS-CoV-2, rischia di andare incontro a sequele a lungo termine come il Long Covid. “Una quota significativa di questi bambini – ricorda Perno – può sviluppare la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C), una condizione rara che colpisce diversi organi. La MIS-C non si sviluppa subito, ma da due a sei settimane dall’infezione da Covid. Tra i sintomi ci sono la febbre elevata, disturbi gastrointestinali (dolore addominale, nausea e vomito), sofferenza miocardica con insufficienza cardiaca, ipotensione e shock, alterazioni neurologiche. Si tratta di un esito molto grave”.
(da Huffingtonpost)
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