I LEGHISTI NON SI PERMETTANO DI USARE IL NOME DI SERGIO RAMELLI, IL GIOVANE MISSINO ASSASSINATO A 18 ANNI SOTTO CASA NEL 1975, SONO INDEGNI ANCHE SOLO DI PRONUNCIARNE IL NOME
E’ ORA CHE A DESTRA (QUELLA VERA) SI FACCIA CHIAREZZA: BOSSI NON HA MAI NASCOSTO LE SUE ORIGINI DI SINISTRA, MARONI ERA IN DEMOCRAZIA PROLETARIA E SALVINI ERA A CAPO DELLA LISTA DEI COMUNISTI PADANI
Ieri un deputato della Lega, tale Luca Toccalini, 29 anni, milanese, laurea “bene” alla Cattolica e carriera nei Giovani Padani, in Parlamento ha citato Sergio Ramelli per giustificare una polemica becera nei confronti del Governo.
Non è certo il primo e non sarà l’ultimo.
Sergio Ramelli era un giovane missino che frequentava l’istituto “Molinari” di Milano e non nascondeva le sue idee politiche. Dovette lasciate la scuola dopo aver subito due aggressioni: un suo tema, rubato al professore, in cui condannava le Brigate Rosse, venne esposto in bacheca come “capo d’accusa” di un processo politico farsa.
Il 13 marzo del 1975 venne aggredito sotto casa, in via Paladini, da un nucleo di Avanguardia Operaia, in un vero e proprio agguato.
Fu massacrato dai colpi di chiave imglese del peso di 3 chili e mezzo e morirà un mese e mezzo dopo, il 29 aprile, a causa dei traumi riportati.
I responsabili vennero arrestati 20 anni dopo, solo grazie a tre pentiti.
Durante il processo, militanti dio Democrazia Proletaria manifestarono solidarietà agli imputati in un presidio davanti a Palazzo di Giustizia.
In primo grado furono comminate pene tra i 12 e i 15 anni a otto imputati, in appello le pene vennero ridotte tra 6 e 11 anni.
Solo 2 di loro restarono in carcere (per la somma di altri reati) tutti gli altri uscirono per i benefici di legge.
Alcuni di loro (laureati in Medicina) oggi ricoprono incarichi di prestigio.
Questa la storia, ora vediamo se la Lega ha titoli per citare Ramelli e appropriarsi della sua memoria.
Umberto Bossi nei primi anni settanta ha militato, in rapida successione, nel gruppo comunista de il manifesto e nel Partito di Unità Proletaria per il comunismo
Nel 1975, anno dell’omicidio di Ramelli, risulta iscritto al Partito Comunista Italiano, previo versamento di un contributo d’iscrizione presso la sezione locale di Verghera di Samarate.
Roberto Maroni invece all’età di 16 anni (1971) milita in un gruppo marxista-leninista di Varese poi fino al 1979 milita nel movimento d’estrema sinistra Democrazia Proletaria (quello che al processo Ramelli solidarizzava con i suoi assassini)
Ultimo, appartenente a un’altra generazione, Matteo Salvini: tra i 16 e i 19 anni frequenta il centro sociale di estrema sinistra Leoncavallo.
Nel 1997 Salvini partecipa alle elezioni del Parlamento Padano, organismo consultivo istituito dalla Lega Nord e aperto a tutti i cittadini padani, al di là del loro orientamento politico. La sua lista si chiamava Comunisti Padani e sullo stemma comparivano la falce e il martello.
I comunisti padani ottennero cinque seggi quell’anno, uno riservato proprio a Matteo Salvini.
Questo per limitarci agli esponenti leghisti più noti e che si sono succeduti alla segreteria del partito.
Viene da porsi una prima domanda: chi sono le “zecche rosse” citate da Toccalini ne suo intervento alla Camera?
Forse quelli che militano nel suo partito?
Forse quel Bossi che minaccio’: “i porci fascisti li andremo a prendere a casa uno a uno” nell’agosto del 1995?
Forse quelli che si sono riciclati da estremisti di sinistra in sovranisti?
E’ ora che qualcuno a destra, quella vera, fatta di tanti giovani coraggiosi e leali che hanno rischiato la vita per difendere un’idea negli anni di piombo, prendano una volta per tutte le distanze da chi pensa che non esista memoria e decenza nella vita.
Noi lo abbiamo fatto da tempo: con questa fogna sovranista non vogliamo avere nulla a che fare, senza se e senza ma.
Distanziamento etico dagli untori dell’odio fino alla loro consunzione.
Anche in nome di Sergio.
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