“I MINISTRI DECISI PRIMA DEL VOTO”: SALVINI VUOLE GLI INTERNI E TAJANI GLI ESTERI
FRATELLI D’ITALIA CONTRARIO: “VOGLIONO FISSARE I MINISTRI PRIMA PER OTTENERE PIU’ DI QUELLO CHE INDICHERANNO LE URNE”… LA SOLITA GRANDE FAMIGLIA UNITA
Una triade di big per il governo. Il centrodestra, in caso di vittoria, ha in mente una piramide che vede al vertice Giorgia Meloni, che sarebbe candidata premier nel caso (probabile) in cui Fdi prendesse più voti, con a fianco due vicepresidenti forniti di deleghe di peso: il leader della Lega Matteo Salvini punta al Viminale, mentre per Forza Italia, la terza gamba della coalizione, è in corsa il coordinatore Antonio Tajani, ex presidente del Parlamento europeo che gradirebbe la Farnesina.
Ancora uno schema di massima, oggetto delle conversazioni ai piani alti dello schieramento. Per Berlusconi resta l’opzione della guida del Senato, l’incarico prestigioso di seconda carica dello Stato cui il Cavaliere guarda però senza eccessivo entusiasmo. Anche per l’impegno che una prospettiva del genere richiederebbe.
Salvini rilancia la sfida del governo, con una dichiarazione che spiazza gli alleati. «Non voglio sparare ministri a caso, ma sicuramente proporrò al centrodestra che prima del voto alcuni nomi vengano messi sul tavolo».
Oltre ai responsabili di Interni ed Esteri, c’è il nodo dell’Economia. Dove il centrodestra vorrebbe indicare un tecnico d’area, non sgradito alla Banca d’Italia e in buoni rapporti con la Ragioneria generale dello Stato. Uno dei nomi più gettonati è quello di Fabio Panetta, componente del board della Bce, che di recente ha avuto una lunga chiacchierata intercettata con Meloni al compleanno di Gianfranco Rotondi.
Ma piace molto anche il profilo di Domenico Siniscalco.
Altri nomi che circolano sono quelli di Alessandro Cattaneo (Fi) per le Infrastrutture. In casa di Fratelli d’Italia.
Oltre ai luogotenenti del partito, si guarda agli invitati della conferenza programmatica di Milano, da Carlo Nordio (per la Giustizia) a Beatrice Venezi. Potrebbero ritrovare un posto nel governo anche Giulio Tremonti e Raffaele Fitto, che è stato arruolato intanto nel tavolo meloniano del programma.
Ci sarebbe anche Letizia Moratti, che non ha ritirato la disponibilità a correre per la guida della Regione Lombardia, continuando a suscitare scompensi nell’alleanza: «Sulla Lombardia decideremo dopo il 25 settembre», taglia corto il segretario leghista.
La proposta di Salvini di indicare parte della squadra di governo prima del voto non dispiace a Forza Italia: «E’ buona pratica indicare i nomi dei ministri in base al programma che stenderemo in vista delle elezioni», dice il sottosegretario Giorgio Mulè.
Ma questo passo in avanti del senatore milanese non piace a Fratelli d’Italia: «Salvini vuole stabilire prima del voto i ministri perché sa che, sulla base dei risultati elettorali, potrebbe avere meno caselle di quanto ne desidera», afferma un parlamentare di primo piano di Fdi.
Insomma, un patto pre-elettorale sui ministri sembra più difficile di quello sui collegi e della regola del candidato premier da affidare al partito con più consensi.
Salvini, al proposito, non rinuncia ad alimentare la competizione interna: “Prenderemo un voto più dei nostri alleati e indicheremo noi il presidente del Consiglio”, ha detto ieri ai dirigenti legisti visti a Firenze.
In una riunione nel corso della quale Salvini ha anche nominato il responsabile della campagna elettorale in Toscana: è Andrea Barabotti, marito dell’eurodeputata Susanna Ceccardi, che nel 2020 corse come aspirante governatrice. Sulla possibilità che Barabotti possa essere candidato in Parlamento qualcuno, nella Lega, storce il naso additando un imbarazzante caso di familismo. Ma tant’ è.
Lunedì nel tardo pomeriggio inizieranno alla Camera gli incontri tra i delegati dei partiti sul programa. Migranti, politiche energetiche (compreso il nucleare pulito), flat tax e pace fiscale ma anche quota 41 per la pensione, saranno i temi che la Lega porterà al tavolo.
Ci sarebbero anche «10mila» poliziotti per garantire la sicurezza, rilancia Salvini, sicuro che «un miliardo» si può trovare e che con l’accordo di tutti si possono assumere «entro un anno». Da verificare come si potranno conciliare tutte queste richieste con l’intento dichiarato di fare «solo promesse che si possono mantenere»
(da la Repubblica)
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