I NAZISTI DI GENOVA E L’ATTENTATO CON MOLOTOV ALL’ANPI
IL CAPO E’ UN PLURIPREGIUDICATO DI ‘NDRANGHETA ED ESPONENTE DI FORZA NUOVA … ALTRI TRE ESPRIMEVANO SUI SOCIAL VICINANZA A FRATELLI D’ITALIA
“Potremmo lanciare una molotov all’Anpi”. Lo diceva, intercettato dalla Digos di Enna, Pasquale Nucera, esponente di spicco della ‘ndrangheta ma anche impegnato nella costruzione del Movimento Nazionalsocialista dei Lavoratori e uno dei diciannove indagati dopo l’inchiesta della procura di Enna.
Sono quattro le persone indagate in Liguria nell’ambito dell’operazione ‘Ombre Nere’ della Procura di Caltanissetta, rivolta a una rete di persone accusate di voler creare un partito nazista con ramificazioni in diverse città d’Italia.
E proprio Genova, insieme a Milano, sarebbe stato uno dei primi obiettivi da colpire con un’azione dimostrativa: “Potremmo lanciare una molotov all’Anpi” si sente in una intercettazione nella quale un altro nazista aggiunge “da far lanciare magari a un marocchino per depistare”.
Racconta oggi Repubblica Genova:
Tra i perquisiti in Liguria spicca il nome di Pasquale Nucera detto “Leone”, pluripregiudicato calabrese di 64 anni con un passato da pentito della ‘ndrangheta, oggi impegnato con un agriturismo nelle campagne della zona di Dolceacqua.
Non solo: nell’estremo ponente ligure è tra le figure di riferimento del partito di estrema destra Forza Nuova, di cui a inizio 2018 era diventato vicecoordinatore nella provincia di Imperia.
Secondo gli investigatori dell’operazione avrebbe un ruolo da addestratore delle ‘milizie’ di chiara matrice filonazista, xenofoba e antisemita di cui si progettava la creazione.
A Genova sono state invece tre le persone indagate, tutte residenti nell’area urbana: si tratta di Alessandro Piga, 65 anni, Claudio Testa, 58 anni e Olga Giorgi, 66 anni. I tre genovesi non hanno precedenti penali.
Nelle loro abitazioni, durante le perquisizioni di questa mattina, la digos della Questura di Genova ha trovato parecchio materiale propagandistico di stampo fascista: volantini, croci celtiche, calendari, busti di Mussolini, ma anche coltelli e armi finte.
Agli indagati sono stati sequestrati computer e telefoni cellulari. I tre indagati genovesi non hanno legami con le organizzazioni di estrema destra cittadina, ma dai social di alcuni di loro emerge chiaramente una vicinanza all’ideologia di Fratelli d’Italia.
I 19 decreti di perquisizione domiciliare sono stati emessi dalla procura distrettuale di Caltanissetta d’intesa con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Dalle indagini risulta la creazione di una chat chiusa chiamata “Militia”, finalizzata all’addestramento dei militanti. Nei dialoghi tra gli indagati si fa riferimento a una disponibilità di armi ed esplosivi.
(da agenzie)
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