IL BONUS PER I NEOASSUNTI FUNZIONA, IL JOBS ACT ANCORA NO
DIETRO L’AUMENTO DEI CONTRATTI CI SONO SOLO GLI SGRAVI FISCALI, NON C’ENTRA NULLA IL JOBS ACT
La decontribuzione per i nuovi assunti funziona, il Jobs Act ancora no.
È questo il primo dato che si può ricavare dai primi numeri diffusi oggi dal ministero del Lavoro relativi alle comunicazioni obbligatorie fornite dalle aziende a marzo, il primo mese in cui le nuove norme sui licenziamenti sono in vigore.
Parola d’ordine, prudenza.
Inverosimile immaginare che da un mese all’altro potesse partire una vera e propria corsa alle assunzioni grazie alla riforma del mercato del lavoro approvato dal governo.
Per il momento, quel che i numeri dicono è che la corsa alle assunzioni c’è stata, ma da gennaio, per utilizzare i sostanziosi sconti triennali sui contributi garantiti dalla Legge di stabilità .
Un po’ di numeri: a gennaio 2014 il saldo dei contratti a tempo indeterminato, cioè la differenza tra contratti attivati e cessati, era di 5033 unità , un anno più tardi 27.119.
Differenza ancora più marcata a febbraio, con un saldo addirittura negativo di -23mila contratti nel 2014 e di +18584 l’anno successivo.
Stesso trend a marzo (-31.192 nel 2014, + 31mila nel 2015).
Il confronto anno su anno, insomma, ci dice che le imprese hanno decisamente virato verso l’utilizzo di contratti a tempo indeterminato a scapito delle altre forme più precarie.
Lo stesso dato si ricava più semplicemente guardando al dato percentuale dei nuovi contratti attivati.
A marzo 2014 solo il 17,5% era a tempo indeterminato, circa uno su sei, un anno dopo il dato è cresciuto al 25,3%, uno su quattro.
Prima di poter sventolare i benefici del Jobs Act bisognerà , nel caso, aspettare un po’.
Se si confrontano gli stessi dati citati con quelli di febbraio, quando cioè la riforma del mercato del lavoro non era ancora in vigore, le percentuali sono quasi analoghe.
Il 24,8% dei nuovi contratti attivati era a tempo indeterminato, il 57% a tempo determinato contro il 59,4% nel primo mese dell’era Jobs Act.
E attorno all’ormai consueto “balletto” sui numeri si è scagliato il segretario della Cgil Susanna Camusso “Quali dati, quelli dell’ufficio stampa propaganda?”, ha risposto ironica Camusso a chi le chiedeva un commento sui numeri diffusi oggi. “È una modalità un po’ antica di dare i dati. Io ero piccola quando hanno abolito gli uffici stampa propaganda”.
Per la Camusso “il dato di marzo non è diverso da quello del mese scorso con una grande decontribuzione utilizzata”.
In pratica se, assumendo a tempo indeterminato, non paghi per tre anni i contributi e puoi licenziare il dipendente in ogni momento, è ovvio che il datore di lavoro sceglie questa forma di contratto.
Ma non ci guadagna certo il lavoratore, per capirci.
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