IL GOVERNO RISALE NEI CONSENSI, RENZI RECUPERA 6 PUNTI DA LUGLIO
DA 15 ANNI E’ LA PRIMA VOLTA CHE IL GRADIMENTO VERSO UN GOVERNO RISALE DOPO UN CALO
Il gradimento per l’operato del premier e dei ministri fa segnare una ripresa dopo il calo registrato tra l’inizio dell’anno e il mese di luglio.
È una ripresa che va di pari passo con la crescita del consenso per il governo che abbiamo registrato da settembre in poi e segna un punto di differenza rispetto agli esecutivi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni i quali, dopo il calo progressivo di consenso tipico della fine della «luna di miele», non sono stati capaci di recuperare la fiducia dei cittadini.
Matteo Renzi guida la graduatoria con il 38% di giudizi positivi (+ 6% rispetto a luglio) e un indice di gradimento, calcolato escludendo coloro che non lo conoscono o non esprimono un giudizio, pari a 40 (+ 7 rispetto a luglio).
A seguire il ministro dell’Economia Padoan, gradito dal 31% dei cittadini, Maria Elena Boschi (27%), Dario Franceschini (25%), Paolo Gentiloni (23%), Graziano Delrio (22%) e Beatrice Lorenzin (21%). Gli altri ministri ottengono giudizi positivi inferiori al 20%.
Come il presidente del Consiglio, tutti i ministri (sono stati selezionati i più conosciuti), fanno segnare una crescita rispetto al dato di luglio.
In parte questo dipende dal loro operato: il ministro Padoan che ha tenuto in ordine i conti e soprattutto sembra ottenere aperture da Bruxelles, Boschi che ha incassato il via libera alla riforma del Senato, Franceschini con la nomina dei nuovi direttori dei musei che ha avuto un’ampia eco mediatica, Gentiloni che ha evidenziato capacità di presenza nel difficile scenario mediterraneo, Lorenzin per la campagna contro gli sprechi nella sanità e quella antifumo.
All’ultimo posto il ministro Alfano che, per il suo passato politico da un lato e per le preoccupazioni sull’immigrazione dall’altro, vede oscurato il buon risultato ottenuto sulla sicurezza con Expo.
Anche perchè la sicurezza viene in qualche modo data per scontata: se c’è non porta consenso, se manca causa impopolarità .
La graduatoria di gradimento, però, non dipende solo dall’operato dei ministri, dall’importanza data dai cittadini a quanto hanno realizzato e dal rilievo mediatico ottenuto, ma è fortemente influenzata dal diverso livello di notorietà .
A questo proposito non stupisce affatto che tutti i membri dell’esecutivo, nessuno escluso, ottengano più giudizi negativi che positivi: ciò dipende dallo scenario politico quadripolare nel quale i sostenitori del M5S, quelli dei partiti di destra e di centrodestra e il «partito del non voto» si mostrano assai poco benevoli.
Non a caso, in questo scenario, l’unica figura che fa registrare più consenso che dissenso è il presidente della Repubblica Mattarella per il ruolo super partes.
Il premier e tutti i ministri testati, come di consueto, ottengono un gradimento più elevato tra gli elettori dei partiti che sostengono il governo sia pure con qualche differenza tra gli elettori del Pd e quelli delle liste di centro: tra questi ultimi Poletti, Lorenzin e Alfano sono nettamente più apprezzati rispetto a quanto non avvenga tra gli elettori del Pd.
Ed è interessante sottolineare i dati «dissonanti»: l’operato di Renzi, ad esempio, risulta gradito al 30% degli elettori di Forza Italia e poco gradito al 20% di quelli del Pd.
Il premier da tempo ha fatto breccia tra gli elettori berlusconiani proponendo misure molto in sintonia con le loro aspettative (basti pensare all’abolizione della tassa sulla prima casa o all’innalzamento a 3.000 euro del limite di utilizzo del contante), scontentando nel contempo una parte degli elettori del suo partito.
E tra gli elettori di FI 5 ministri su 10 ottengono l’apprezzamento di una percentuale compresa tra 22% (Franceschini) e 27% (Padoan e Poletti).
Al contrario, decisamente più critici si mostrano gli elettori del M5S e della Lega, nonchè gli astensionisti, delusi dalla politica e poco inclini ad esprimere giudizi positivi.
In conclusione, il momento attuale è caratterizzato da un netto miglioramento del clima sociale testimoniato dai dati Istat di fiducia dei consumatori che si attestano sui livelli più elevati dal 2002 ed è alimentato dai positivi dati dell’economia (nei giorni scorsi l’Istat e la commissione Ue hanno riveduto al rialzo le stime del Pil italiano, portandole a + 0,9% contro il + 0,7% previsto), dalla ripresa dei consumi e dalla lieve riduzione del tasso di disoccupazione.
Tutto ciò si riverbera sulla fiducia nel governo.
È difficile immaginare un ritorno ai valori di apprezzamento che avevano caratterizzato il 2014, ma si tratta di un’inversione di tendenza non scontata, che al momento sembra premiare la politica del «passo dopo passo», lo slogan che accompagna l’azione del governo.
Nando Pagnoncelli
(da “il Corriere della Sera“)
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